Distanziamento sociale in un accampamento per senzatetto al Civic Center di San Francisco (AP Photo / Noah Berger) 

un foglio internazionale

La California, il lato oscuro dem

È la metafora di quello che è sbagliato nella nuova sinistra americana, scrive Ezra Klein 

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere


 

Forse avrete sentito che il consiglio dell’Istruzione di San Francisco ha deciso di cambiare nome a 44 scuole, alcune delle quali erano intitolate non solo a vecchi razzisti ma anche a Abraham Lincoln e al senatore Dianne Feinstein”, scrive Ezra Klein sul New York Times: “La Storia su cui si basano queste decisioni è quanto meno dubbia, e i risultati a volte bizzarri. Normalmente, lo stupore sarebbe la giusta reazione a una storia del genere. La politica locale è molto idiosincratica e, checché ne dicano gli opinionisti di Fox News, all’America certo non mancano le scuole intitolate a Abraham Lincoln. Ma le aule di San Francisco restano chiuse, indipendentemente dal loro nome. Non voglio sminuire i timori di docenti (e genitori) che temono il ritorno in classe durante una pandemia. Ma l’evidenza scientifica indica che la riapertura delle scuole in condizioni di sicurezza non comporta grandi rischi, ma la loro chiusura prolungata implica dei danni terribili per gli studenti, e le conseguenze peggiori ricadono proprio sui bambini più poveri.

  

E qui una stramba storia locale diventa il riflesso di un problema più profondo. Il 48 per cento degli abitanti di San Francisco sono bianchi, ma i numeri calano al 15 per cento per i bambini iscritti nelle scuole pubbliche. A dispetto del suo presunto progressismo, la città detiene uno dei più alti tassi di iscrizione nelle scuole private, molte delle quali sono rimaste aperte durante la pandemia. Finalmente pare che i bambini possano tornare in classe – a patto che i casi continuino a calare in tutta la città – ma grandi danni sono già stati fatti. Questo è il motivo per cui il cambio di nome ha dato fastidio a molti a San Francisco, incluso il sindaco. La sensazione è che un attacco contro i simboli sia stato giudicato più importante delle politiche necessarie per diminuire le diseguaglianze razziali.

   

A questo punto, dovrei precisare che amo la California. Sono nato e cresciuto a Orange County; qui ho frequentato le scuole pubbliche e mi sono laureato presso la University of California. La tecnologia, le idee e la cultura prodotte qui hanno un impatto sul mondo intero. Ma esattamente per questa ragione, i fallimenti dei nostri governanti mi preoccupano. La California ha il più alto tasso di povertà negli Stati Uniti, se prendi in considerazione i costi delle abitazioni, e tra le diseguaglianze salariali più marcate. Negli ultimi anni ci sono stati dei segnali positivi – la modernizzazione della rete elettrica, una tassazione progressiva per aiutare i quartieri più poveri e il più basso numero di carcerati degli ultimi trent’anni – però c’è un motivo per cui il saldo annuale tra immigrati ed emigrati è negativo di 130 mila unità.

 

La California è dominata dai democratici, ma molte delle persone che i democratici sostengono di rappresentare non possono permettersi di vivere qui. Una vecchia regola della politologia sostiene che gli americani siano ‘conservatori’ nei simboli ma ‘liberal’ nei fatti. In California esiste la stessa divisione, ma all’incontrario: siamo liberal nei simboli, ma conservatori nei fatti. Cambiare nome alle scuole è un esempio perfetto, ma non il più dirimente. Il prezzo mediano di una casa in California è oltre 700 mila dollari. Come ha scritto Bloomberg nel 2019, nello stato ci sono quattro dei cinque mercati immobiliari più cari del paese e allo stesso tempo un quarto dei senza tetto totali. La causa della crisi è semplice: è molto, molto difficile costruire case in California (…) In molti quartieri di San Francisco non puoi camminare venti metri senza vedere un manifesto multicolore con iscritto Black lives matter; qui la gentilezza è tutto e nessun essere umano è illegale. Tuttavia, spesso questi manifesto si trovano in grandi terreni dove vive una sola famiglia, o in comunità che si mobilitano contro ogni tentativo di costruire nuove case. Questa idea sì che metterebbe in pratica alcuni dei valori che loro predicano.

 

Le famiglie più povere – gran parte delle quali sono composte da immigrati e persone di colore – vengono costrette a fare i pendolari, vivere in mezzo alla strada o in case affollate. Queste diseguaglianze si sono rivelate mortali durante la pandemia. Questa doppia morale è presente anche in altri campi. La California parla tanto di cambiamento climatico ma non è riuscita a costruire una linea ferroviaria ad alta velocità da Los Angeles a San Francisco. Il progetto è stato annacquato da consulenti costosi, numerose revisioni ambientaliste, e ricorsi dei governi locali contro l’amministrazione statale. Scrivendo questo articolo, ho ripensato al nuovo libro di X. Kendi intitolato ‘Come essere un antirazzista’.

 

La tesi di Kendi è che ciò che conta sono gli esiti delle politiche, non le intenzioni. ‘Le politiche razziste sono quelle che aumentano le diseguaglianze razziali’, mi ha detto in un’intervista nel 2019. ‘E quindi, per me, il linguaggio razzista è irrilevante, così come lo sono le intenzioni o la coscienza del legislatore. L’unica cosa che conta è l’esito finale’. Prendere sul serio questo principio in California significa preoccuparsi meno del nome delle scuole, e chiedersi invece se ci sono dei bambini al loro interno. Potrebbe significare preoccuparsi meno dello striscione in giardino e più del prezzo medio delle case nel quartiere. E sì, potrebbe significare concentrarsi meno su un processo farraginoso che sostiene di essere a tutela dell’ambiente e più su come velocizzare i progetti che porteranno alla giustizia ambientale.

 

C’è il pericolo – non solo in California, ma ovunque – che la politica diventi una questione estetica anziché programmatica. E’ un pericolo a destra, dove Donald Trump ha dato vita una presidenza che si interessa più dei retweet che dei decreti. Ma è anche un problema a sinistra, dove i simboli del progressismo spesso vengono preferiti ai sacrifici e ai rischi che vengono richiesti da quegli ideali. La California, il più grande stato americano dove i democratici hanno un controllo totale, porta con sé un peso speciale. Se il progressismo non funziona qui, perché il paese dovrebbe credere che può funzionare altrove?”.

  

(Traduzione di Gregorio Sorgi)

 

Di più su questi argomenti: