1926: Chelsea Arts Ball, Londra, una festa in maschera (Foto di Topical Press Agency / Getty Images)

Un Foglio internazionale

Sì, il 2021 sarà l'anno della riscossa

Ricostruzione e gioia di vivere: Andrew Sullivan ripone tutte le sue speranze nei prossimi mesi Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere


  

"Come ogni analista di lungo corso, cerco di evitare le previsioni”. Così inizia il commento di Andrew Sullivan sul Weekly Dish, la sua newsletter settimanale. “Ma è quasi Natale e un numero record di americani stanno morendo di Covid-19, si sono ammalati o stanno piangendo o accudendo i loro cari, mentre tutti gli altri sono esausti o depressi. Quindi al diavolo. Ho bisogno di qualcosa che mi faccia superare i prossimi tre mesi. Eccola qui. L’anno prossimo sarà epico. Sarà un anno di grande crescita economica, straordinari trionfi scientifici, enorme sollievo psicologico, noiosa normalità politica e una liberazione sociale repressa. Sarà una figata. L’estate verrà ricordata come la più edonistica dagli anni Ottanta. Ci saranno feste, ci saranno orge, berremo, proveremo le droghe, viaggeremo in grandi numeri; dopo un anno di paura, ansia e solitudine torneremo umani. Ci sono tante ragioni, a parte il contrasto alla depressione, per essere più che ottimisti. Lasciatemele elencare.

   

Innanzitutto, Donald J. Trump non sarà più presidente. Pensateci un attimo. Vi ricordate come ha invaso le nostre menti e anime e anche i nostri sogni per anni. Ma nel 2021 ci saranno giorni in cui non ci verranno i brividi ogni volta che arriva una notizia, giorni in cui non dovrete pensare a lui. Forse sta già succedendo. Quando è l’ultima volta in cui Trump ha dominato il ciclo delle notizie? Tuttavia, ciò che rende il 2021 molto più di un semplice cambio di regime è che l’enorme sollievo psicologico provato da metà del paese verrà accompagnato quasi sicuramente dalla fine della pandemia e dalla fine dell’inverno. Niente Trump, niente quarantena, niente paura virale e l’inizio della primavera. E in aggiunta la quasi inevitabile ripartenza a V. Su questo fronte, il giornalista Josh Barro ha messo insieme alcune ragioni per essere ottimisti. Tra queste: ‘I risparmi delle famiglie sono stati estremamente alti – questo è frutto degli aiuti del governo, certo, ma anche del calo dei consumi e dei tassi di interesse. Detto questo, l’aumento del tasso dei risparmi significa che le famiglie avranno messo da parte almeno 1.5 miliardi di miliardi di dollari aggiuntivi quest’anno’.

  

Ci saranno di nuovo i ruggenti anni Venti? L’analogia non è perfetta, e non sono il primo a evocarla, ma è abbastanza veritiera. L’influenza del 1918, che ha ucciso quasi 700 mila persone negli Stati Uniti, e la fine della Prima guerra mondiale sono state seguite da una brusca contrazione. Nel 1920 la disoccupazione è aumentata e il pil è precipitato, proprio come è successo quest’anno. Ma nel secolo scorso questo grande e improvviso crollo economico ha dato vita una ripresa a V che è durata un decennio: ‘I consumatori americani, che avevano risparmiato patriotticamente durante la guerra, hanno iniziato a godersela. Anche gli europei hanno fatto lo stesso, acquistando beni dall’America dal valore di otto miliardi di dollari. L’inflazione è aumentata, così come i prezzi, ma i consumatori erano disposti a pagare qualunque cosa per godersi un assaggio di libertà’. La storia è piena di boom economici in seguito alle pandemie. La peste nera ha devastato la popolazione ma, per la medesima ragione, ha dato maggiore potere ai contadini per chiedere un aumento di salario. Di conseguenza i proprietari terrieri hanno provato a capire come coltivare i campi con un minore numero di operai; gli editori hanno provato a produrre i libri con un minore numero di scribacchini. Il risultato è stato un aumento della produttività nel corso degli anni. L’efficienza ha iniziato a contare. Lo storico David Herlihy ha scritto questo: ‘La peste… ha posto fine al blocco malthusiano che minacciava di tenere bloccata l’Europa per gli anni a venire’. Allo stesso modo, dopo la grande peste e il grande incendio di Londra nel 1666 e 1667, la capitale è stata ‘ricostruita meglio’ (‘built back better’), per così dire, grazie a grandi investimenti nelle infrastrutture, fogne, strade e edifici costruiti rigorosamente in mattone, coronati dalla nuova Cattedrale di Saint Paul eretta da Wren.

   

Poi ci sono i festeggiamenti. Durante ma soprattutto in seguito a gran parte delle pandemie del passato c’è sempre stato un edonismo sfrenato. Dopo la morte nera, Boccaccio si lamentò per l’improvvisa recrudescenza del sesso, alcool e delinquenza. ‘Non sono solo i laici a comportarsi così. No, anche coloro che sono chiusi nei monasteri, auto convincendosi che ciò che si addice ed è legale per gli altri è disdicevole e proibito a loro, hanno violato le regole dell’obbedienza e, dedicandosi ai piaceri carnali, pensando di evadere, sono diventati osceni e licenziosi’. Anche i monaci hanno fatto festa. Lo stesso è accaduto dopo il 1918. C’è stato un grande boom delle nascite negli anni Venti – un’intera generazione è stata etichettata come ‘i figli della pandemia’ – e molti di loro, orribilmente, sono nati da episodi di stupro. In Gran Bretagna, il 1920 detiene ancora il record come l’anno con il più alto numero di nascite. E come sottolinea la storica Laura Spinney, il carnevale di Rio del 1919 è stato uno dei più osceni di sempre. ‘I giornali documentavano la ‘gioia inusuale’ che avvolgeva la città. ‘Abbiamo avuto una festa’, spiega un cronista dell’epoca usando un curioso eufemismo. Un altro racconta: ‘Il carnevale è iniziato e di notte il buon costume e la modestia sono diventati vecchi, obsoleti e spettrali... La gente ha iniziato a fare cose, pensare cose, provare cose mai sentite e demoniache’.

  

 

Le mode sono cambiate drasticamente diventando più libertine, e il proibizionismo ha solamente fatto crescere il desiderio di lasciarsi andare. La cultura dei cabaret nella Germania di Weimar; i bright young people (un gruppo di giovani socialisti radicali, ndr) di Londra e Parigi; i libertini, i trafficanti, gli speakeasy, i balli senza fine e le nuove scandalose ‘petting parties’ erano tutte caratteristiche dell’occidente che usciva dalla peste. I ricchi persero ogni inibizione a ostentare i loro beni, vestiti e macchine e la giovane generazione, per usare le parole di F. Scott Fitzgerald, ‘ha bruscamente rimpiazzato i miei coetanei e ballato sotto i riflettori... Un’intera razza diventava edonistica, scegliendo la goliardia’.

  

Ovviamente c’è chi non verrà sedotto da questa spensieratezza post-pandemica. Per coloro che hanno perso dei familiari, la fine della pandemia potrà sembrare l’inizio del lutto, anziché la fine. In questi mesi di pandemia molti hanno perso i loro cari, gli è stato vietato l’ingresso in ospedale mentre questi morivano o gli è stato negato il funerale che avrebbe aiutato a elaborare il lutto. Questa è energia repressa, oltre a rabbia. Gli operatori sanitari si sentiranno senza dubbio disorientati (ed emotivamente esausti) mentre l’emergenza volge al termine. E alcuni rifiuteranno di accettare la buona notizia, come ha descritto Camus ne ‘La peste’. Puoi diventare psicologicamente legato a una crisi. Alcuni continueranno il distanziamento sociale anche quando non sarà più necessario.

  

Ma l’impulso di lasciarsi alle spalle il 2020 sarà forte. Magari stavolta sarà diverso perché siamo stati protetti da gran parte dell’agonia e del trauma: è tutto avvenuto negli ospedali che non potevamo visitare, nelle case di cura tagliate fuori dal mondo, e la morte è stata concentrata tra la generazione degli anziani. Nel 1918 potevi essere circondato da ragazzi giovani e sani che collassavano nelle strade, o essere esposto a sintomi orribili come il sanguinamento nasale, il volto e le labbra annerite e la pelle schiacciata dalle bolle. E’ molto più duro riprendersi da tutto ciò, e questo è il motivo per cui gli americani hanno provato a dimenticare. Anche noi vorremmo fare lo stesso. Con un nuovo presidente, una nuova stagione, una serie di nuovi vaccini miracolosi e un’economia in ascesa, sarà più facile metterci alle spalle il Covid. E possiamo raccontarci una storia diversa rispetto al 1919. La differenza tra questa pandemia e quelle precedenti all’Aids è che questa non si è esaurita da sola. Siamo stati noi a porle fine.

  

La passività e il fatalismo che hanno segnato l’esperienza umana con molte pandemie del passato sono evitabili in questo caso. Possiamo giustamente vedere questa svolta come un grande passo in avanti della scienza, che ha importanti implicazioni per la lotta alle pandemie in futuro. Inoltre congelare la società per un po’ – dare l’opportunità di ripensare dove siamo e dove eravamo – ha delle conseguenze, molte delle quali ancora non conosciamo. Interi settori verranno ripensati; alcune carriere cambieranno; la gente si sposterà; i ritmi di lavoro cambieranno permanentemente; i bambini nasceranno in gran numero; la giovane generazione crescerà; e la cultura rinascerà grazie a una ritrovata energia. Il fatto che questo futuro sia sconosciuto è parte del motivo per cui è così stimolante. Rinchiudi un’intera società per un anno, reprimi tutti gli istinti umani a stare insieme, crea un clima di cautela e paura… e poi libera tutti. La fine di questa epidemia sta arrivando. Ora lo sappiamo. Possiamo vedere il futuro. Possiamo quasi pregustarlo. Quindi preparatevi a festeggiare. Perché il 2021 sarà epico”.

 

(Traduzione di Gregorio Sorgi)

 

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