Invernomuto, Portrait, 2018, courtesy degli artisti. Ph: Jim C. Nedd 

Fauna d'arte

Milano, Mediterraneo. Nello studio di Invernomuto

Francesco Stocchi e Gabriele Sassone

"Lavoriamo per cicli di opere che si sviluppano nell’arco di anni", dice il duo composto da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi. "La funzione dell’arte nel mondo di oggi? La stessa che aveva nel mondo di ieri e che avrà in quello di domani"

Nome: Invernomuto

Luogo e data di nascita: Simone Bertuzzi (Piacenza, 1983); Simone Trabucchi (Piacenza, 1982)

Galleria di riferimenti e contatti social: Pinksummer, Genova. IG: @invernomuto_hq

  

L'intervista

Intervista realizzata in collaborazione con Giulia Bianchi


 

Come descrivereste la vostra pratica artistica?

Certamente multidisciplinare e aperta, sempre in progress. Tendiamo a lavorare per cicli di opere che spesso si sviluppano nell’arco di anni e nel loro corso incontrano diversi media, formati, contesti e canali distributivi. Negli ultimi cinque anni ad esempio abbiamo sviluppato un archivio di suoni e musiche relativi al bacino del Mediterraneo e ai suoi attraversamenti (Black Med, 2018-in corso) ed esiste attraverso una piattaforma web, un ciclo di performance, un libro e una serie di opere installative che abbiamo presentato in vari contesti nazionali e internazionali.

  

In che modo avete iniziato a fare gli artisti?

Per urgenza, probabilmente. Siamo un duo, quindi immaginiamo che l’urgenza fosse comune ad entrambi. Non abbiamo iniziato a ‘fare gli artisti’, abbiamo iniziato una collaborazione su interessi ed esplorazioni comuni che gradualmente e naturalmente è sfociata nelle arti visive e nel suono.

    

Com’è organizzata la vostra giornata di lavoro?

Condividiamo uno studio a Milano da anni ormai, ne abbiamo attraversati parecchi fino a quando abbiamo trovato un piano terra indipendente in zona Greco e qui ci siamo installati ormai cinque anni fa. Insieme a noi lavora il nostro assistente Boris Cassanmagnago e condividiamo lo studio con Jim C. Nedd, un carissimo amico artista e fotografo. Tendenzialmente seguiamo orari diurni quasi da ufficio; produciamo quasi tutto ciò che è fisico esternamente, perciò lo studio è un luogo di progettazione, montaggio audio-video e produzione musicale.

  

Invernomuto, VERNASCACADABRA, recording session, 2023, courtesy degli artisti 
    

Che luogo è per voi lo studio?

Come dicevamo, un luogo di progettazione. Uno spazio indispensabile per la ricerca, ma anche per l’archiviazione di tutto ciò che abbiamo fatto, sia in termini digitali che fisici. Lavoriamo chiaramente anche in viaggio e in circostanze temporanee, ma obiettivamente non sarebbe possibile portare avanti il nostro lavoro senza uno spazio fisico comune e condiviso.

     

Quali sono i vostri riferimenti visivi e teorici?

Difficile elencarli. Sono tanti e fortunatamente in continuo aggiornamento. Spesso attingiamo a mondi musicali perché lì troviamo le energie più vitali, o forse procediamo per affinità elettive. Certamente un giro su blackmed.invernomuto.info può rivelare una parziale lista di riferimenti.

      

Come è nato l’interesse per il suono e per l’atto performativo?

La performance è sempre stata parte integrante della nostra pratica, soprattutto in chiave sonora. Sempre prendendo in esempio Black Med: lì l’aspetto performativo ha un valore sostanziale, grazie alla serie di listening session – oggi composta da otto capitoli e basata su una performance in cui suoniamo una serie di brani supportati da slide testuali che contestualizzano il brano o l’artista – abbiamo ad esempio approfondito alcuni aspetti della ricerca sul Mediterraneo che poi hanno generato a loro volta altre opere. La performance per noi è spesso utilizzata in chiave estensiva, aggiunge materiale.

      

Perché coinvolgete spesso la realtà vernacolare nelle vostre opere?

Abbiamo iniziato la nostra collaborazione osservando il paesaggio che ci circondava; un paesaggio di provincia – siamo cresciuti nel piacentino –, e dunque per definizione vernacolare. Da lì siamo andati oltre, abbiamo cercato di sezionare quegli elementi, di trasformarli in qualcosa di altro, di leggerli da un altro punto di vista, evidenziandone gli stereotipi; poi però finiamo sempre per tornarci, quindi evidentemente è anche un urgenza.

  

A quali progetti state lavorando in questo momento?

È in corso Victimula fino a settembre, un progetto che abbiamo sviluppato per Una Boccata d’Arte nel borgo di Vermogno, nel biellese. Abbiamo progettato una applicazione in realtà aumentata, a partire dall’antica presenza di cercatori d’oro a Vermogno e nell’area naturale della Bessa, che risale addirittura all’epoca pre-romana – e distribuito 1000 pepite d’oro virtuale nella zona, che possono essere catturate con qualsiasi smartphone accedendo ad un link. Il bottino virtuale potrà essere successivamente convertito in criptovaluta.

Parallelamente, Black Med è sempre in progress, e stiamo lavorando ad un nuovo ciclo chiamato Triton, che speriamo possa manifestarsi in forma concreta presto.

   

Quale funzione ha l’arte nel mondo di oggi?

La stessa che aveva nel mondo antico e in quello che verrà.


   

Le opere

  

Invernomuto, VICTIMULA, AR app, screenshot, 2023, courtesy degli artisti

 

Captain Beefheart & His Magic Band “Pena” 1969

   

Invernomuto, installation view at C4, Kunstmuseum Liechtenstein, Vaduz, 2022, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova

   

Nyra Bakiga “Cor Cora” 1981

 

Invernomuto, EMPIRE 2020, video still, 2022, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova “

   

FUTURE “March Madness” 2015

 

Invernomuto, BLACK MED SECCO, installation view a Void, Derry, 2022, courtesy degli artisti. Ph: Simon Mills

  

STILL “BANZINA – Banzina Riddim” 2017

   

Invernomuto, Black Med, screenshot da blackmed.invernomuto.info, 2021, courtesy degli artisti 

 

Lamin Fofana “Lampedusa” 2015

  

Invernomuto, Black Med, POMPEII, installation view al Parco Archeologico di Pompei, 2021, progetto supportato da Italian Council (7a Edizione, 2019), courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova. Ph: Giulio Boem 

 

Napoli Centrale “‘O Nemico Mio” 1977

 

Invernomuto & Jim C. Nedd, GRITO – Las Brisas de Febrero, installation view a Liverpool Biennial 2021: The Stomach and the Port, Liverpool, 2021, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova. Ph: Stuart Whipps 

 

Prince Nico Mbarga & Rocafil Jazz International “Sweet Mother” 1976

  

Invernomuto, MED T-1000, ceramica, laser, 2019, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova. Ph: Giulio Boem

  

Franco Battiato “L’Egitto Prima Delle Sabbie” 1978

   

Invernomuto, Black Med, Chapter II, set up, performance a Dansem Festival, Marseille, 2018, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova  

  

PNGWNG “Ebn El Internet” 2018

 

Invernomuto, Vers l'Europa deserta, Terra Incognita, installation view a Nuit Blanche 2017, Ville de Paris © ADAGP, Paris 2017, courtesy degli artisti e Pinksummer, Genova. Ph: Marc Domage  

  

PNL “Le Monde ou Rien” 2015