fauna d'arte

L'arte di Giovanni De Lazzari, per aumentare la vita, rendere abitabile la morte, sminuire i potenti

Francesco Stocchi e Gabriele Sassone

"In che modo ho iniziato a fare l’artista? Trasformando il desiderio in necessità. I desideri corrispondono ad appetiti, la necessità alla fame"

Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte.

    

Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


  

Nome: Giovanni De Lazzari
Luogo e data di nascita: Lecco, 27 di settembre 1977
Galleria di riferimento e contatti social: 
Gallerialaveronica.it
Giovannidelazzari.com
Instagram

  

L'intervista

Intervista in collaborazione con Giulia Bianchi

 

A che cosa stai lavorando?
Al disegno di una vespa. L’ho trovata in un angolo della casa, con le zampe incrociate; sembra morta nella posizione del loto. Quando finirò il lavoro la seppellirò in un guscio di noce. Nel frattempo scrivo un memorandum quotidiano, di cui condivido alcuni propositi per quel che resta dell’anno:

  • Pensare coltelli / timidamente.
  • Vendicare l’Artico.
  • Seminare di nascosto nei vasi degli altri.
  • Accalappiare l’utopia per rinchiuderla di nuovo nel canile della storia.
  • Vendere lacrime a peso d’oro (solo a chi investe in azioni).
  • Intitolare le vie e le piazze a tutte le specie che abbiamo estinto (per esempio: Via Rinoceronte Bianco Settentrionale).
  • Tacere ogni volta che si deve dire “io”.
  • Temere il verdetto dei bambini.
  • Ricordare che ogni artista sanguina invisibilmente quando sorride.

 

Come concili la percezione della leggerezza e della profondità nelle tue opere?
Leggerezza e profondità per me si equivalgono. Potrei intendere la leggerezza come il solo modo per esprimere la profondità. Ma forse, più che di leggerezza parlerei di essenzialità: disegnare col minor numero di linee possibile, senza sprecare segno. 

 

Quali sono i tuoi riferimenti visivi e teorici?
Il ragno, sommo disegnatore; grovigli di rami, rose tagliate in due, molossi bianchi, pittogrammi di pericolo, Adrian Paci, Emma Ciceri, Francesco Pedrini, Valeria Olivo, Ivano Ferrari, Il Conte di Kevenhüller, Gaza.

 

Che significato attribuisci alla dimensione dei tuoi disegni e come influisce sulla tua rappresentazione degli spazi?
A proposito di dimensioni, anni fa parlavo di piccolezza come di una condizione per me originaria e genuina; mi piaceva pensarla anche in termini radicali, come opposizione a certe tendenze di mercato che promuovono un tipo di monumentalità utile al profitto. Oggi è lo stesso.

 

Che cos’è per te lo studio d’artista?
Il luogo dove dedicarmi alla fase esecutiva dell’opera. Ultimamente è un posto dove se potessi starei meno possibile. Meglio camminare, o prendere un treno senza scendere al capolinea solo per disegnare sul taccuino, lasciando che lo sguardo e il pensiero si nutrano a vicenda in una condizione dinamica e imprevedibile. Bisogna fuggire le sedie.
  

    

Com’è organizzata la tua giornata di lavoro?
Dipende dal giorno della settimana. Quando non insegno mi sveglio presto e do da mangiare a una coppia di merli, poi mangio io. Dopo disegno cercando di non distrarmi. 

  

Qual è la funzione dell’arte oggi? 
Quella di sempre: aumentare la vita, rendere abitabile la morte, sminuire i potenti.

   

Puoi spiegare il ruolo del vuoto nei tuoi disegni?
Quel vuoto a cui ti riferisci per me è silenzio. Collocare un soggetto in un paesaggio significherebbe accompagnarlo ad altro contenuto. L’idea è per me un fatto nudo privo di un luogo determinato. Anche il colore, nel disegno, mi sembra un valore eccedente, un’attribuzione di qualità inutile. 
Essere crudo ed elegante, esprimermi con pochi, semplicissimi segni, per me significa non tradire l’integrità di un’idea.

 
In che modo hai iniziato a fare l’artista?
Trasformando il desiderio in necessità. I desideri corrispondono ad appetiti, la necessità alla fame. 

  

Le opere

 

Giovanni De Lazzari, Senza titolo, 2007, matita su carta, cm 21 x 28, courtesy of the artist e Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

  

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Giovanni De Lazzari, Senza titolo, 2007, matita su carta, cm 21 x 28, courtesy of the artist e Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

  

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Giovanni De Lazzari, Senza titolo, 2007, matita su carta, cm 21 x 28, courtesy of the artist e Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

 

   

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Giovanni De Lazzari, Senza titolo, 2011, matita su carta, 21 x 29,7 (trittico), courtesy of the artist e Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

  

  

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Giovanni De Lazzari, Abbracci, 2014, matita su carta, cm 20 x 20. (Trittico). courtesy of the artist e Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

 

   

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Giovanni De Lazzari, Abbracci, 2014, matita su carta, cm 20 x 20. (Trittico). courtesy of the artist e Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

 

   

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Giovanni De Lazzari, Abbracci, 2014, matita su carta, cm 20 x 20. (Trittico). courtesy of the artist e Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

 

  

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Giovanni De Lazzari, Senza titolo, 2015, matita su carta, cm 20 x 20, courtesy of the artist e Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

 

  

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Giovanni De Lazzari, Selva, 2018, matita su carta, cm 10 x 10, courtesy of the artist and Laveronica Arte Contemporanea, Modica.

  

   

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Giovanni De Lazzari, Sottotraccia, 2019, matita su parete, cm 250 x 250; Fondazione Adolfo Pini, Milano (Foto di Andrea Rossetti).

  

  

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Tutte le courtesy, eccetto dove indicato, sono dell’artista e de Laveronica Arte Contemporanea, Modica