Il Figlio

Il film di Chloè Barreau sulle ex e sugli ex amanti. Frammenti di presente

Giacomo Giossi

In "Frammenti di un percorso amoroso" la regista francese dà forma ad una visione dell’amore totale che si intreccia radicalmente con il diventare adulti

"Pochi documentari parlano d’amore”, ha detto in un’intervista la regista francese Chloè Barreau che sembra essersi così fatta carico di dare forma a un vero discorso amoroso che ha preso avvio nel 2012 con il documentario dedicato al padre La faute a mon pere. Il film affrontava la scandalosa vicenda del padre, Jean-Claude Barreau che nel 1971 annunciò di le dimissioni dallo stato clericale per sposarsi. La figura di Barreau, che diverrà poi un saggista di fama e un fidato consigliere di François Mitterrand, viene raccontata dal punto di vista delle dinamiche famigliari: la forza e l’imprevedibilità dell’amore. La crescita di una passione che diviene un percorso esistenziale che ora Chloè Barreau rivolge direttamente a sé stessa, quasi in un passaggio di testimone con il documentario Frammenti di un percorso amoroso presentato con successo al Festival di Venezia e ora disponibile su Sky. Per il padre fu l’intera Francia e la Chiesa cattolica a giudicare il suo amore, qui per la figlia sono i suoi amori a prendere la parola su di lei e sulla loro storia con lei. Da un padre alla figlia, dal pubblico al privato, Chloè Barreau dà forma ad una visione dell’amore totale che si intreccia radicalmente con il diventare adulti.

   

    

Il documentario prende avvio dai suoi sedici anni. La regista francese ha infatti montato insieme ai video che dall’adolescenza in poi ha girato su sé stessa e sui suoi amori, una serie d’interviste ai suoi e alle sue ex. Prima l’amore assoluto dell’adolescenza, poi l’amore che coglie sempre più la forza della passione e del coinvolgimento fisico. Poi certamente il sesso che prima è quello della prima volta poi diviene anche il sesso per il sesso in un movimento libero e accogliente, pur dovendo abbattere sempre le barriere emotivei e anche morali che ogni scoperta ha davanti a sé. L’impatto per lo spettatore è dunque quello di un documento emotivo e sentimentale che ha però al suo interno la durezza irriducibile del frammento e del ricordo che in parte si oppone al punto di vista dell’ex: ovvero di chi è chiamato a essere colui o colei che non può più essere. 

Il ricordo dunque si moltiplica in una forma condivisa, l’autore non più onnisciente si dichiara sia parte in causa sia parte del pubblico che si trova davanti allo schermo. Gli ex di Chloè Barreau diventano i nostri ex. L’universalità dell’amore è tale anche una volta che è stato consumato e abbandonato: sorrisi imbarazzati, versioni che divergono e uno stato di nostalgia mista a imbarazzo che attraversa le mani come gli occhi. 

Frammenti di un percorso amoroso non è un’indagine anche se a tratti assume un’aria po’ poliziesca, ma è invece un racconto che supera gli amanti e con loro l’amore per concentrarsi sulla memoria. L’amore come totalità esistenziale e dunque come strumento del ricordo e il documentario come genere narrativo. Chloè Barreau e i suoi amanti divengono così la rappresentazione di un’infanzia amorosa che si fa adulta tenendo però davanti agli occhi il passato come prospettiva di una fratellanza tanto insistita e ricercata quanto necessaria. 

Il futuro non è immaginabile se non come un inciampo: una seconda volta in chiave comica. Evidentemente Karl Marx funziona ancora, almeno come battutista. Chloè Barreau dà infatti voce agli ex che esistono come passati compagni e compagne, che restano ancora nel presente come forme d’amore sparse e non perdute. Un intorno un po’ vacuo e un po’ comico che avvicina ogni frammento l’uno all’altro. Impossibilitati a un discorso che possa produrre prospettive future, non si può far altro quindi che aggrapparsi a un percorso, che riconosca nel passato una nuova possibilità. L’amore del passato non è altro che l’ex che vive e lotta insieme a noi.

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