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Il figlio

Gadda, Bertolucci, Schifano, Aulenti… Il senso favoloso dell'infanzia e del suo ricordo 

Giacomo Giossi

A 50 anni dalla prima uscita, il ritorno all'infanzia di grandi personaggi della cultura italiana del 1900 come Montale, De Chirico, Antonioni. Dare voce alla giovinezza degli artisti, il loro rapporto con i genitori e delle loro vite prima della fama e del successo.

Torna finalmente in libreria un libro amatissimo e importante di Dacia Maraini, E tu chi eri? (Rizzoli, 346 pp., 13 euro) E lo fa in un’edizione mitica come quella dei tascabili BUR, cosa assolutamente importante. Perché questo libro, figlio di una serie di interviste – per l’esattezza, ventisei – confezionate da Dacia Maraini per Vogue è un vero e proprio manifesto della cultura del Novecento e al tempo stesso della sua infanzia. Un libro dunque che va letto, compulsato, sottolineato, strappato e portato in viaggio. Uscito per la prima volta in libreria nel 1973 e poi ristampato nel 1998, E tu chi eri? racconta l’infanzia di alcuni tra i più importanti intellettuali e artisti del secolo scorso. Si può solo immaginare quanto sia stata fondamentale la sensibilità di una scrittrice come Dacia Maraini nel porre domande di questo tipo a figure come Carlo Emilio Gadda o come il premio Nobel Eugenio Montale. Eppure il libro vive di una leggerezza che sembra proprio venire dalla fantasticheria che accompagna l’infanzia e il suo ricordo.

 

Certamente tra le righe è possibile intuire il carattere e l’intimità a volte più o meno narcisistica degli intervistati, ma quello che resta è il senso del favoloso. La misura certa di un tempo vissuto come Pinocchio: tra grandi avventure, qualche inevitabile dolore e una fiducia quasi cieca per la vita, che ha oggi un sapore spesso e purtroppo anacronistico. Si salta di pagina in pagina golosamente con irrefrenabile curiosità, finendo poi inevitabilmente agganciati come nel caso dell’intervista a Michelangelo Antonioni che sotto l’apparente velo di una riservatezza data da risposte quasi telegrafiche rivela un’infanzia scapestrata e divertita che lo avvicina più all’Antoine Doinel di Truffaut che ai personaggi inquieti della sua stessa cinematografia. Il rapporto con i genitori è forse l’elemento più presente nelle interviste. Si avverte forte la distanza, data certamente dalla modernità e dal conseguente boom economico, tra i figli che raccontano e i genitori che sembrano già donne e uomini del secolo scorso. L’architetta Gae Aulenti a proposito del padre: “Una volta per esempio mi ha incontrata per strada con una mia amica. Ha visto che mi ero messa un po’ di rimmel verde sugli occhi. Lì per lì non ha detto niente. Ma quella sera, a casa, si è infuriato: mi ha sgridata e mi ha presa a schiaffi”. Oppure in altri casi raccontano di un tempo e di un contesto lontani dal mondo e dalla fama in cui poi l’artista vivrà, come nel caso di Mario Schifano garzone in una pasticceria: “Facevo le consegne in bicicletta. A mezzogiorno poi uscivo a pulire la soglia di marmo del negozio con la lisciva e la scopa. La mia scuola era proprio di fronte. Vedevo passare i miei compagni. Li detestavo”. 

 

Dacia Maraini ascolta, indaga, è parte attiva di un dialogo in cui è fondamentale offrire la propria voce, ma anche riportare la voce di ognuno degli intervistati con i propri tic e le proprie cadenze. E sembra davvero di avvertire il tono scorbutico ma divertito di Giorgio De Chirico così come l’incanto di un giovane e già affermato Bernardo Bertolucci. E tu chi eri? è un libro sull’essere stati bambini ed esserlo ancora, almeno in quelle scelte fondamentali che non possono e non si vuole rinnegare, ma è anche un testo sulla consapevolezza di essere stati figli ed essere ora qualcosa di diverso. Uomini e donne i cui legami con i genitori restavano circoscritti a un passato dato definitivamente per chiuso. Nelle loro parole c’è tenerezza e nostalgia, amarezza e non pochi rimpianti, ma anche la lucidità di dover lasciare in pace il passato. In un’epoca in cui la velocità stava conquistando l’esistenza, il passato andava lasciato per non restarne ostaggi. Una sana lezione di consapevolezza da donne e uomini, bambine e bambini, per noi oggi indimenticabili.

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