Foto di Roma Kaiuk, via Unsplash 

il figlio

"Il filo della tua storia". Una scatola con dentro il tempo della tua vita

Giacomo Giossi

A 22 anni ricevi le informazioni sul tuo futuro: breve o lungo. È quello che succede ai protagonisti del romanzo d'esordio di Nikki Erlick. E tutto cambia in modo radicale

La realtà in cui siamo immersi vive di una retorica che alterna rischio a speranza, è un gioco fragile dentro al quale ci concediamo un po’ di felicità resistendo alla tristezza. Trasformare in destino in possibilità, andare oltre la nostra mortalità è una forma di libertà che da sempre l’umanità pur tra mille e tremende contraddizioni vuole offrirsi. Ci svegliamo la mattina e aspettiamo con curiosità mista a gioia e tremore quello che potrà accaderci, così fuggiamo il nichilismo dello studente di Un uomo che dorme di Georges Perec che rinuncia ad alzarsi al suono della sveglia rinunciando alla vita.

Ma se all’improvviso, un giorno ci venisse recapitata da mani ignote, probabilmente da un fantasmagorico Dio dell’universo, una scatola di cartone con all’interno un filo e se quel filo fosse esattamente la misura della nostra vita, come reagiremmo? Come affronteremmo quel passaggio tremendo tra ciò che ci può capitare e ciò che non ci potrà mai più capitare? Non ci verrebbe recapitata - sia chiaro - nessuna condanna a morte e tanto meno nessuna variazione sulle possibilità del nostro destino, ma più semplicemente la sua misura. La misura del destino e dunque le reali capacità che il destino di ognuno di noi ha di contenere storie possibili. 

È quello che succede ai protagonisti del romanzo d’esordio di Nikki Erlick, Il filo della tua storia (Longanesi) tradotto da Katia Bagnoli. 
La notizia della presenza di quelle scatole fuori dalle porte di tutti gli adulti dai 22 anni in su si diffonde, e sempre più quella che è una semplice impressione si trasforma in una notizia provata: filo lungo vita lunga, filo breve vita breve. All’improvviso la morte attesa come un ineluttabile finale arriva a fianco di ognuno accompagnando le persone per tutto il tempo che resta. Come un pensiero fisso.

Crollano le illusioni coltivate giorno dopo giorno come via di fuga dalla noia quotidiana, dallo stress che pervade giornate prive di senso. Lavori alienate e obbligate all’inseguimento di un risultato o di un obiettivo, come si ama spesso dire, che ora invece rivelano la loro più totale inutilità. 

La vita improvvisamente scossa sembra ritrovare così il suo valore. Nulla è realmente cambiato, ma il tempo ha assunto un valore preciso, perfettamente misurabile. Dentro al quale ogni viaggio, ogni scoperta e ogni rito assumono un valore assoluto. Non sono più gli obiettivi a contare, ma la pienezza di ogni minuto vissuto e non più consumato. La vita non è più per Nina e Maura e per gli altri protagonisti de Il filo della tua storia qualcosa da raggiungere in tempo, ma è il tempo stesso, quello dato, tanto o poco che sia: “Quando la predizione di un filo si avverava, soprattutto se qualcuno con un filo corto moriva all’improvviso, la notizia si diffondeva. Nei talk show venivano invitati i familiari in lutto di giovani perfettamente sani con fili corti che se ne erano andati a causa di incidenti assurdi, e le radio intervistavano pazienti ospedalieri che avevano abbandonato ogni speranza prima di ricevere il loro filo lungo, e di colpo si ritrovavano candidati per qualche nuova cura sperimentale”.

Muta radicalmente la coscienza dei genitori che ora sanno dei figli il tempo a disposizione. Non è più un’angosciosa richiesta di badare al proprio futuro quella che madri e padri esprimono, ma una nuova forma di accudimento, come quando i figli erano bambini. Una cura che riluce giorno dopo giorno e che non bada agli impicci quotidiani, ai conflitti che comunque restano ineludibili, ma alla semplicità di una carezza, di un bacio: ora sono fondamentali. Lo erano anche prima, ma si fingeva di non saperlo come si finge di non credere alla morte per davvero. In fondo non è mai questione di coraggio, ma di felicità. 

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