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Le categorie per avere successo su Instagram secondo Guia Soncini

Guia Soncini

Le domande troppo difficili dei propri figli e i giochi prima di andare a letto. La lettera ad Annalena Benini 

Cara Annalena, seguo su Instagram una tizia che si chiama Eva Chen, e che fa vagonate di tondini al giorno, accuratamente distribuiti tra le categorie che ti fanno aver successo nel settore (conosce il mezzo: è una dirigente di Instagram). Prima categoria: non sono una di voi (vado alle sfilate, mi fotografo gli outfit in macchina con autista). Seconda categoria: sono una di voi (frigno perché vorrei tanto andare in vacanza in un posto costoso, ma il mutuo, ma le scuole dei bambini). Terza categoria: il logorio della vita moderna (sono sempre di corsa, questo massaggio di due ore e mezza che mi concedo in hotel di lusso è invero un’eccezione al mio essere indaffarata e povera). Quarta categoria: innanzitutto mamma. Ed è in questa che ritrovo una nuova (credo) e preoccupantissima linea della pedagogia social. La bambina quattrenne ripete: “La mamma è bella”. Eva rimarca: “Sì, ma è più importante essere intelligenti”. Racconta che lo urla anche a chiunque per strada rimarchi che la quattrenne è caruccia: è più importante che sia intelligente. Ma a una quattrenne, di grazia, che complimenti vuoi mai farle? “Sei una brillante conversatrice”?

 

Guia Soncini

Cara Guia, i miei figli prima di dormire fanno sempre lo stesso gioco, e da quando ho partecipato anche io sono diventata lo zimbello di tutta la famiglia. Si fanno a vicenda domande tipo: preferiresti essere ricchissimo e odiato da tutti o poverissimo e amato da tutti? O anche: preferiresti essere stupidissimo e fortunato o intelligentissimo e sfortunato? Loro danno sempre le risposte giuste, sensate, io invece vacillo, faccio distinguo, chiedo di specificare bene che cosa intendano per “sfortunato” e per “odiato da tutti”. E quando mi hanno chiesto: preferiresti essere bellissima e stupida o bruttissima e intelligente?, ho detto: ma bruttissima in che senso? Mio figlio: che la gente per strada si volta disgustata. E stupida quanto? Che ogni cosa che dici la gente si imbarazza. Ho detto: basta con questi giochi assurdi, è ora di dormire! Ma andandomene ho chiesto se secondo loro, con il tempo e lo studio, sarei potuta diventare meno imbarazzante.

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