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Il Bi e il Ba
Cosa c'è dietro l'ansia di intestarsi Pasolini
Un paese che ha coltivato il mito dell’intellettuale precettore, catechista e maestro di scuola su un fondo di dannunzianesimo rimosso, celebra volentieri un pedagogo atipico nonché dannunziano atipico. E lo rende il prisma perfetto sulle cui molte facce le mitologie italiche possono rispecchiarsi
Leopardi notò nello Zibaldone la “bella ed amabile illusione” per la quale gli anniversari, che a rigore nulla hanno a che vedere con l’evento originario, sembrano avere un’attinenza speciale con esso: “Quando diciamo, oggi è l’anno, o tanti anni, accadde la tal cosa, ovvero la tale, questa ci pare, per dir così, più presente, o meno passata, che negli altri giorni”. È un trompe-l’-oeil che sperimentiamo a ogni compleanno, ma che agisce anche sul calendario pubblico. Si veda il cinquantenario di Pasolini. Dovremmo dirci, onestamente: un altro anno è andato, la sagoma di Pasolini si rimpicciolisce nello specchio retrovisore, le sue analisi sono ancora più inservibili per il presente; e invece, da settimane, politici e intellettuali d’area si giocano a dadi le sue vesti, ansiosi di indossarle come fossero l’ultima moda.
Ma la spiegazione leopardiana qui non spiega tutto: l’ansia di intestarsi Pasolini rivela molto altro. Un paese che a lungo è stato fatto per metà di cattolici e per metà di comunisti – comunisti che erano spesso diversamente cattolici, e viceversa – si è scelto come Eretico di Sua Maestà un ex cattolico atipico che era anche un comunista atipico. Lo stesso paese, che ha coltivato il mito dell’intellettuale precettore, catechista e maestro di scuola su un fondo di dannunzianesimo rimosso, celebra volentieri un pedagogo atipico nonché dannunziano atipico. Lo celebra dopo la morte, beninteso, quando è diventato possibile travisarlo impunemente e ridurlo a pochi scampoli degli Scritti corsari. Altro che “scandalo”: ne hanno fatto il prisma perfetto sulle cui molte facce le mitologie italiche possono rispecchiarsi senza che il riverbero ferisca troppo gli occhi; una gemma che gli hobbit di Atreju si contendono come l’Anello di Sauron, e che perfino il gollum Grillo tentò di carpire. Uso questa immagine perché io, pur nella brevità, sono verboso. Ma l’epigrafica crudeltà di Marino Mazzacurati, maestro del calembour, trovò per questo anomalo praeceptor Italiae il nomignolo perfetto: L’Immondo De Amicis.
il bi e il ba
L'antisemitismo che nessuno vuole affrontare