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il bi e il ba
Pasolini e Mishima: due eroi culturali a confronto, tra destra e sinistra
A cinquant'anni dalla morte del poeta italiano, il confronto con lo scrittore giapponese emerge ad Atreju. Le analogie che li avvicinano e le differenze irreconciliabili che le dividono sono infatti moltissime
Faccetta nera, fascetta bianca. Ad Atreju si è parlato tanto di Pasolini per via del cinquantenario, d’accordo, ma per vederci più chiaro consiglio di saltare un lustro e di tornare non al novembre del 1975 ma al novembre del 1970. Pasolini sta girando il Decameron, e il 22 di quel mese racconta l’idea del film a Dario Bellezza per “l’Espresso”. Tre giorni dopo, il 25, le cronache registrano il suicidio rituale di Yukio Mishima, l’altro eroe culturale celebrato ad Atreju. A rivederle oggi, le fotografie di quell’autunno si rispondono in rima: Pasolini-Giotto con una fascia bianca sulla fronte, Mishima con il suo hachimaki. Chissà se le troveremo affiancate nella mostra Mishima-Pasolini che da Tokyo approderà a Milano. Non è la prima volta che viene tentato l’accostamento, e non solo da destra, cosicché sarebbe imprudente ridurre tutto a un’appropriazione, a un arruolamento o a un’opa ostile. Lascio a chi ha più spazio di me l’inventario delle analogie come pure delle differenze irreconciliabili, che sono moltissime.
Segnalo però il termine medio nella mente di chi li accosta: D’Annunzio, che Mishima tradusse in giapponese e che Pasolini detestò con un fervore un po’ sospetto, forse per via di certi tratti di dannunzianesimo refoulé che riguardavano lo stile della sua presenza pubblica più che delle sue opere. Più in generale, il comun denominatore è il modello del poeta-condottiero tra le due guerre – l’“esteta armato”, come lo chiamò Maurizio Serra. A destra tutto questo lo hanno così chiaro da permettersi senza complessi qualche spregiudicata forzatura interpretativa. Sull’altro fronte è tuttora una vergogna da tenere in the closet, e da negare con stizza. Ma i sintomi della rimozione si manifestano ovunque; e di nuovo, non basterebbero cento Bi e Ba per censire i dannunziani a sinistra. Dico solo che sarà divertente, per i futuri storici della letteratura, ripercorrere cronache e commenti dei giorni della flotilla.