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IL BI E IL BA
La riforma della giustizia e il "pitone giudiziario"
L'Anm non è un pitone ma come un’anfisbena, il leggendario serpente a due teste: una al suo posto e l’altra sulla coda, una requirente e l’altra giudicante. Sopravvive anche se tagliato a metà
Il cobra non è un pitone, cantava Donatella Rettore. Neppure il boa è un pitone, ma può capitare che per licenza poetica un boa sia battezzato Pito Pito, come il celebre serpente di scena di Ilona Staller. A lungo si è creduto (ma questa verità ufficiale è oggi messa in dubbio) che Pito Pito lo avesse divorato un topo. Lasciamo da parte l’ennesimo mistero d’Italia, e concentriamoci sul semplice criterio dell’interesse giornalistico: come l’uomo che morde un cane, il topo che mangia un pitone, o un boa, fa notizia; l’inverso è invece del tutto ordinario, perché il menù dei serpenti annovera tra le portate ogni specie di roditori. Ne consegue l’orientamento saggio da tenere in tema di riforma della giustizia. Quarant’anni fa Beniamino Placido mise in fila diversi mostri processuali – il 7 aprile, il caso Tortora – come sintomi della decadenza della civiltà giuridica, e concluse che è una decadenza a cui abbiamo contribuito tutti “ogni volta che abbiamo pensato che il ‘garantismo’ è una fisima di intellettuali sofisticati. Nossignori. È l’istinto di sopravvivenza di una società bene educata. Tollerare che la giustizia adotti procedure frettolose, grossolane ed approssimative è come mettersi un pitone nella casa per liberarla dai topi. Spaventati o divorati, i topi scompaiono. Ma il pitone poi bisogna tenerselo”.
Ora, può sempre darsi che sia il topolino di un governo a mangiarsi il pitone della corporazione togata, ma la storia naturale del potere italiano insegna il contrario, e opporsi a una causa giusta per timore che spiani la via a una marcia orbaniana ancora tutta congetturale è un controsenso zoologico che sopravvaluta, di molto, l’ampiezza delle fauci e il potenziale predatorio delle effimere leadership politiche attuali. Spaventati o divorati, i governi scompaiono. Ma il pitone giudiziario bisogna poi tenerselo. Qualcuno canterà: l’Anm non è un pitone. Verissimo. Infatti è un’anfisbena, il leggendario serpente a due teste, una al suo posto e l’altra sulla coda, una requirente e l’altra giudicante. Sopravvive anche se tagliato a metà.