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Il Bi e il Ba

Le agiografie dei santi antimafia

Guido Vitiello

Solo se si vuole fare un racconto leggendario della vita di un santo o un martire, è lecito falsificarne citazioni. Così si riesce a spiegare perché a propagare il falso Falcone, il falso Borsellino o il falso Sciascia siano gli organi si informazione che fanno da giornalini parrocchiali per le confraternite dell'antimafia devozionale

Attribuire a un morto parole che in vita non ha mai pronunciato è una leggerezza deplorevole per un magistrato e una colpa gravissima per un giornalista. Esiste tuttavia un genere in cui questa falsificazione disinvolta non solo non è un peccato, ma può essere considerata, se non proprio una virtù, quanto meno una pratica legittima: è l’agiografia, il racconto leggendario della vita di un santo o di un martire. La devozione popolare è libera di mettere in bocca al defunto qualunque frase edificante, di farne il protagonista di ogni specie di pii aneddoti – o nanetti, come diceva Nino Frassica, agiografo di Sani Gesualdi e padre spirituale di questa rubrica. Come si sa, la scristianizzazione ha fatto sì che la fantasia agiografica si spostasse dagli eroi sacri agli eroi profani, ma sopravvivono ambiti in cui religione e politica non si sono districate mai del tutto, e l’antimafia siciliana è senz’altro uno di questi.

Vi raccomando un’opera in due volumi pubblicata da Viella, L’immaginario devoto tra mafie e antimafia, a cura di Luca Mazzei e Donatella Orecchia; se invece avete fretta (ma ve la cavate con il francese), cercate in rete il breve saggio dell’antropologa Deborah Puccio-Den, Victimes, héros ou martyrs? Les juges antimafia. Considerata alla luce dell’agiografia, la fortuna dei santini con le false citazioni si capisce meglio. Soprattutto, ci si riesce a spiegare perché a propagare il falso Falcone, il falso Borsellino (“la mafia non si vendica”) o il falso Sciascia (“lo Stato non può processare sé stesso”) siano regolarmente quegli organi di informazione che fanno da giornalini parrocchiali per le confraternite dell’antimafia devozionale, e che accostano cronaca e Legenda Aurea senza percepire il minimo stridore. Superfluo precisare – superfluo tra laici raziocinanti, perlomeno – che si può essere favorevoli o contrari alla separazione delle carriere senza per questo meritarsi, in un caso o nell’altro, il paradiso o l’inferno.