Gustavo Zagrebelsky, costituzionalista e accademico italiano, ha 77 anni (LaPresse)

Il Bi e il Ba

Motel Zagrebelsky

Guido Vitiello

Un giorno sei lì tranquillo a farti la doccia, magari ti chiami Mario Draghi, e dietro la tenda spunta un matto con la parrucca, ma anche senza, che ti pugnala a colpi di Costituzione

Un giorno sei lì tranquillo a farti la doccia, magari ti chiami Mario Draghi, e dietro la tenda spunta un matto con la parrucca che ti pugnala a colpi di Costituzione – più o meno come Mel Brooks in una scena della parodia hitchcockiana “Alta tensione”, aggredito dal fattorino di un albergo che usava come coltello un giornale arrotolato. È successo di nuovo, al Zagrebelsky Motel, confermando una mia antica diagnosi psicopolitica. Il rapporto di Libertà e giustizia con la Costituzione è perfettamente sovrapponibile a quello di Norman Bates con la mamma: un feticcio mummificato e incartapecorito che incombe dai piani alti della vecchia casa, posando dalla finestra uno sguardo ammonitore sulle miserie dei passanti.

 

Loro professano di amarla, fremono di pietà filiale, s’impegnano a difenderla dagli agguati dei malintenzionati, le dicono tutti i giorni che è la più bella del mondo, che è eternamente giovane, che è immortale, ma faremmo meglio a non fidarci: in cuor loro non la amano affatto. Come è tipico dei masochisti, l’oggetto della loro apparente venerazione è in realtà uno strumento al servizio di private ossessioni teatralmente inscenate. Si calcano in testa il parruccone dei padri costituenti, impugnano la Carta arrotolata e la brandiscono selvaggiamente contro il nemico del momento. Sono abbastanza innocui ormai, ma fossi in Draghi chiuderei a chiave la porta del bagno.

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