La Fiera di Milano (foto LaPresse)

Padiglione Juncker alla Fiera di Milano

Mariarosaria Marchesano

A Milano arrivano 40 milioni dall’Europa e 75 dalle banche. Progetti virtuosi

L’Europa non è poi così lontana. Se Jean-Claude Juncker tiene sotto pressione il governo italiano per il suo progetto di Bilancio, è proprio la Commissione da lui presieduta a fare da garante – seppure indirettamente – a un prestito di 40 milioni di euro che sta per essere erogato al sistema fieristico milanese dalla Banca europea degli investimenti, a cui si è aggancerà un ulteriore finanziamento di 75 milioni proveniente da un pool di istituti coordinati da Intesa Sanpaolo (per un totale di 115 milioni). Il messaggio che in questa storia arriva dalle tecnocrazie europee è, come di consueto, quello del premio al merito e al rigore: quando a Bruxelles arriva un progetto valido e a farsi avanti è un soggetto ritenuto credibile anche per la sua capacità di mantenere basso il livello di indebitamento – come ha fatto negli ultimi anni la Fondazione Fiera Milano presieduta da Giovanni Gorno Tempini – allora ci sono i presupposti per concedere fiducia al nostro paese. C’è da dire che l’Italia è stata nel 2017 il primo beneficiario degli investimenti erogati dalla Bei presieduta da Dario Scannapieco: 12,3 miliardi su un totale di circa 70 miliardi destinati ai paesi membri. E dal bilancio di oltre 60 anni di attività della banca europea, emerge che sempre l’Italia è in assoluto il principale destinatario di risorse per un totale di 210 miliardi.

 

Ma il prestito alla Fondazione Fiera Milano è un caso particolare perché rientra nel piano fatto partire proprio da Juncker nel 2015 per sostenere lo sviluppo economico in Europa attraverso il Fondo per gli investimenti strategici (Feis), che è cofinanziato e gestito proprio dalla Bei. In questi casi, il Fondo fa da garante al prestito nell’eventualità di insolvenza del debitore. E con una polizza assicurativa di questo tipo non è stato difficile coinvolgere nell’operazione milanese anche altre banche (Intesa, Unicredit e Bpm) arrivando a 115 milioni. Una cifra molto rilevante se si considera che il giro d’affari complessivo di Fiera Milano supera di poco 270 milioni di euro. Ma non va confusa l’attività della società per azioni – quotata in Borsa e focalizzata sulla gestione del business fieristico per il quale paga 40 milioni di canoni annui alla Fondazione Fiera Milano – con il sistema infrastrutturale. La Fondazione è, infatti, un ente autonomo di diritto privato che detiene la maggioranza del capitale della spa ed è diretto proprietario dei due siti fieristici del capoluogo lombardo, quello storico di Milano città, che nel 2003 ha ceduto parte delle sue aree a Citylife, e quello di Rho Pero realizzato nel 2005 e ancora in fase di completamento. Avere ottenuto risorse da destinare a un’azione di potenziamento di entrambe le strutture è un risultato rilevante per il presidente Gorno Tempini che è stato nominato nel 2016 dalla Regione Lombardia, quando alla guida c’era Roberto Maroni, e che nel 2019 terminerà il suo mandato con la prospettiva di poter ambire ad altri incarichi (il suo nome di recente si è fatto per la successione di Giuseppe Guzzetti alla Fondazione Cariplo, ma la partita è ancora lunga). Ma come sarà utilizzato esattamente il prestito targato “Europa”? “Riteniamo essenziale innalzare il livello complessivo di efficienza e qualità del sistema fieristico di Milano – dice Gorno Tempini al Foglio – Questo sistema funziona già da volano allo sviluppo economico locale. Per ogni euro di fatturato prodotto al suo interno si generano 10 euro di giro d’affari nell’indotto. Ma questo enorme moltiplicatore può durare nel tempo solo se i due poli raggiungono standard di eccellenza in grado di competere con i migliori sistemi del mondo”.

 

Oggi Milano può contare sulla seconda struttura fieristica dopo la Germania con 3,8 milioni di visitatori in un anno di cui 500 mila stranieri. Ma spazi e capacità espositiva a quanto pare non bastano. Come spiega Gorno Tempini, c’è bisogno di rafforzare la sicurezza – tema diventato caldo negli ultimi anni – migliorare l’accessibilità attraverso trasporti più efficienti, aumentare la qualità dei servizi e il livello dell’innovazione tecnologica. Tradotto in parole povere, saranno messi in campo interventi – di cui Fondazione sarà stazione appaltante per l’affidamento dei lavori – finalizzati alla realizzazione di infrastrutture, parcheggi, impianti fotovoltaici e connettività. “La nostra Fondazione ha un patrimonio vicino a 1 miliardo di euro a fronte del quale ha ridotto l’uso della leva ai minimi termini. Oggi si sono create le condizioni per proseguire con successo il piano industriale 2017-2019 che imprimerà una nuova marcia al sistema Fiera nel contesto competitivo mondiale”.