Il governatore lombardo Roberto Maroni (foto LaPresse)

Modesta proposta: riprendetevi l'autonomia ma ridateci la Provincia

Daniele Bonecchi e Fabio Massa

Con la riforma Delrio quello che era un ente che comunque poteva essere classificato tra i più vicini ai cittadini è diventato una roba distante, come la Città Metropolitana

Ombretta Colli la chiamavano Signora Provincia, con un misto di affetto e scherzetto. Però anche una signora i sassi li sa lanciare, eccome. Presidente a Palazzo Isimbardi dal 1999 al 2004, gli sono succeduti Filippo Penati e Guido Podestà, con gli ultimi bagliori e tantissime ombre prima del buio pesto della Città Metropolitana. Attacca con i Cinque stelle, la Colli: “Amministratori e politici per caso, non sanno e non vogliono prendersi responsabilità. Troppo comodo così. Amministrare vuol dire fare delle scelte e pagarne le conseguenze”. In tempi di autonomia, “neo regionalismo” e di ricerca di risorse (irreperibili) per una politica vicina al cittadino, si sente sempre più spesso risuonare un mantra diffuso, che in romanesco suonerebbe: “Aridatece la provincia”. La Colli è una tipa orgogliosa: “Certo la provincia che ho avuto la possibilità di guidare pareva un orologio svizzero, rispetto al deserto di oggi. La Città Metropolitana che sembra non esistere”.

 

Quando arrivò ai vertici del terzo ente amministrativo, Ombretta Colli era già scesa in politica da anni. Convinta da Silvio Berlusconi, era approdata ai vertici di Palazzo Isimbardi e aveva portato nell’antica magione accanto alla Prefettura un vento rivoluzionario. “C’era rispetto per noi e potevamo esercitare la nostra autorità su tutti i comuni dell’hinterland, senza badare al colore che avevano”, spiega. “Le risorse venivano spese con oculatezza, per le scuole, le strade, l’ambiente e si riusciva anche a fare qualcosa per gli anziani e le persone meno fortunate. Negli ultimi anni abbiamo fatto campagna contro la violenza sulle donne e per tutelare i ragazzi dall’eccesso di alcol”. Lei, Ombretta Colli, moglie di Giorgio Gaber, donna senza pregiudizi, aveva voluto rilanciare l’Idroscalo per le famiglie (il mare dei milanesi) affidandolo a Cesare Cadeo e aveva scelto di gestire in prima persona (senza fortuna) l’autostrada Milano-Serravalle (“non ci ho dormito la notte”). Poi perse, e vinse Filippo Penati. Un altro che ci ha dormito poco, per il sistema autostradale, una volta finita l’esperienza provinciale. Ma che su quel sistema ha basato l’ossatura della sua esperienza amministrativa, il suo influsso politico sulla realtà milanese e lombarda. Era il capo della sinistra, Filippo Penati. Poi i guai giudiziari, l’assoluzione, poche scuse e tutti a casa. Guido Podestà non riesce neppure a liquidarla, la provincia. I conti non sono a posto, dopo un po’ il grillismo di sinistra sceglie di abolire l’ente politico per dar vita a un ente di secondo livello.

 

I numeri raccontano una realtà impietosa. Guardiamo i bilanci degli ultimi tre anni, da quando la riforma Delrio ha spiegato le sua ali (si fa per dire). Le entrate tributarie sono rimaste costanti, inchiodate a quota 230 milioni. Le entrate da trasferimenti correnti sono precipitate di 10 milioni in tre anni. In compenso però lo stato è diventato più vorace. Dai 100 milioni di rimborso allo stato del 2015 si è passati ai 162 milioni dell’ottobre 2017. Il giochino è semplice: da una parte arrivano risorse straordinarie dopo che Beppe Sala ora e Pisapia ieri vanno a pietire quattro soldi a Roma, e dall’altra però lo stato se le riprende con un bel surplus. Risultato? Ogni anno si parte da un bilancio in disavanzo di 50 milioni di euro. Intanto, quello che era un ente che comunque poteva essere classificato tra i più vicini ai cittadini, come la provincia, è diventato una roba distante, come la Città Metropolitana. Se non funzionano i riscaldamenti nelle scuole superiori con chi prendersela? Boh. Funzionano gli autovelox sulle tangenziali? Boh. Perché le provinciali non sono asfaltate? Boh. Le opere infrastrutturali che erano in pancia alla provincia sono finite alla regione. E proprio ieri il governatore Maroni le ha riunite, le province, per farle sedere al tavolo col governo, obiettivo: una Lombardia speciale. Ma per ora, pure in tempi di autonomismo forse andrebbe detto davvero “aridatece la provincia“. In cambio, potete tranquillamente tenervi Delrio.