(foto di Lino Thaesler su Unsplash)

granmilano

Da capitale economica a città turistica, la convivenza complicata

Daniele Bonecchi

Boom di presenze e turismo di lusso. Ma volano i prezzi e spariscono gli affitti. Fenomeno da sfruttare o da domare?

Il rischio c’è. Che la capitale economica e finanziaria del paese, diventata l’epicentro degli eventi e del turismo (grazie anche alla terapia delle week a tema, ideata da Beppe Sala), alla lunga finisca per scontentare chi a Milano invece ci vive. E, spesso, ha l’impressione che il conto del turista-non fai da te lo paghi lui. Le prime avvisaglie si sono fatte sentire col boom degli affitti brevi che ha raggiunto quota 18 mila e che pervade interi quartieri (Brera, Ticinese, Porta Venezia) allontanando famiglie e studenti fuori sede. Al punto che il Comune – con l’assessore Pierfrancesco Maran – ha sentito il bisogno di invocare una legge (tipo Venezia) per limitarne l’espansione: e del resto una legge “anti Airbnb” assai punitiva è appena entrata in vigore a New York: non esattamente un piccolo borgo da tutelare. Ma è fuori discussione che – mentre il resto del paese, città d’arte “globali” a parte, lamenta un calo del turismo – questa estate Milano sia riuscita a marcare il punto, con performance dell’industria di tutto rispetto. Qualcuno dirà che è un male?
 Ieri Beppe Sala ha commentato: “Milano vorrebbe fare una cosa simile a quella di New York, e cioè di lavorare sul numero di giornate e poi sul numero di appartamenti”. E inoltre: “E’ un po’ eclatante, però tra il bianco e il nero bisogna trovare il grigio giusto. Non si possono avere 20 mila appartamenti dedicati agli affitti brevi: la preoccupazione è che si colpisca il turismo ma il turismo in ogni caso sta crescendo. Quello che importa a noi è la gestione dell’offerta dei pacchetti. Non ce l’ho con il mio concittadino che ha un appartamento in più e lo affitta”, ha affermato il sindaco, “ce l’ho con chi in questi anni ha fatto razzia e poi ha immesso gli appartamenti solo sul mercato degli affitti brevi”. 

 

Il 2023 si appresta a essere infatti un vero e proprio anno record per il turismo a Milano, con più di 4 milioni di visitatori in città, 5,5 milioni se consideriamo l’intera area urbana, nei primi sei mesi dell’anno, di cui 3,1 milioni da aprile in poi. Luglio e agosto hanno sbancato, con quasi due milioni di visitatori nell’area urbana. Numeri davvero incredibili, superiori anche al 2019, anno che fino a questo momento segnava il picco massimo di affluenza nel capoluogo lombardo; maggio rappresenta in assoluto il mese record con 790.281 visitatori in città, che significa +22 per cento sul 2019, e 1.096.475 nell’area urbana, +15 per cento. Gli stranieri più affezionati alla città della Madonnina sono gli americani, seguiti da europei e cinesi, questi ultimi in netta risalita dopo gli anni bui a causa della pandemia. 
“A Milano la stagione è andata meglio che nel resto del paese”, spiega al Foglio Magda Antonioli, senior professor presso la SDA Bocconi School of Management, dipartimento di Scienze Sociali e Politiche. “Alle altre località turistiche gli italiani – che erano rimasti nel Belpaese per il Covid – hanno preferito l’estero; gli stranieri, tipo i tedeschi, non si sono mossi perché la crisi economica morde anche in casa loro. E’ cresciuto invece il turismo di lusso e Milano oggi è in questo circuito. La città dall’Expo ha cambiato faccia, prima si veniva in città solo per le fiere e il business, oggi il perimetro si è allargato al turismo internazionale, con l’aspetto estremamente positivo che questa città ha superato la stagionalità. Col lusso che la città esprime è aumentata anche l’offerta degli alberghi, in più si sono moltiplicati gli affitti brevi, il turismo è aumentato notevolmente”. Qual è la ricetta per far convivere le due città, quella dei residenti e quella che macina i dané? “Allargare i confini – risponde Antonioli – è fondamentale, sia per le giovani coppie che potrebbero trovare nuovi spazi ben collegati col resto dell’area milanese: il ring metropolitano. Milano ha ancora un potenziale d’investimento anche per le grandi catene alberghiere proprio in una dimensione territoriale più vasta, grazie anche al sistema mobilità: aeroporti e alta velocità ferroviaria”. 
“Il mondo del turismo sta cambiando, dobbiamo saper gestire questo numero di persone in aumento ed evitare la concentrazione solo in alcune località”, dice a Futura Network Marina Lalli, presidente di Federturismo. “La convivenza con i cittadini del luogo deve essere non solo tollerabile ma anche piacevole. Non è solo questione di opportunità, ma è l’essenza stessa dei motivi per cui si visita un luogo. Stiamo rischiando di snaturare e rendere meno interessante la visita di luoghi iconici. Se pensiamo, per esempio, di ridurre Venezia a una sorta di Disneyland, svuotata dei residenti e privata dei negozi tradizionali, stiamo smarrendo l’esperienza di conoscere un popolo. L’Italia è una terra di diversità, usi e costumi che saranno importanti per i turisti del futuro”. 
Al recente vertice sul turismo sostenibile, indetto dall’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto), si è parlato anche dei rischi dell’overtourism, ovvero dell’impatto su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini.

 

Secondo alcuni bisognerebbe ‘domare’ il troppo turismo con regole restrittive (tassa di soggiorno, zone vietate ai bus, tornelli di accesso), mentre per altri il sovraffollamento turistico va solo disciplinato e organizzato. “Yes Milano” è la struttura di promozione turistica che la città, con la Camera di commercio, si è data per disegnare le strategie. E mentre Venezia (eternamente al collasso) ha scelto il ticket d’ingresso da 5 euro, Yes Milano offre consigli per organizzare eventi sostenibili nella città globale, connessa, in grado di accogliere i talenti. Insomma un esempio concreto di stile di vita italiano. Ma non per tutti, forse. 
 Per evitare l’effetto Tafazzi Milano va avanti per la sua strada con un programma di eventi in grado di mantenere alta l’attenzione internazionale sulla metropoli crocevia d’Europa. Dopo il bagno di folla del Gran Premio di Monza arriva la nazionale di calcio, la settimana prossima, al redivivo San Siro. Ripartono le settimane dedicate (week) al Fashion e al Beauty. Sul fronte della cultura non mancano le mostre di Van Gogh al Mudec, El Greco, Goya e Morandi a palazzo Reale. In piazza Duomo Roberto Bolle porterà la sua “Ondance” e poi la rassegna MiTo. E via fino al Natale dello shopping. La convivenza con la città degli eventi non è facile ma necessaria, in attesa che la città metropolitana metta le ali.

Di più su questi argomenti: