Il sindaco di Milano Giuseppe Sala con il segretario della Cgil Milano Massimo Bonini durante il presidio della Cgil a Milano, 10 ottobre 2021. ANSA

Gran Milano

Fascisti, antagonisti e pass scuotono la Casa dei lavoratori

Daniele Bonecchi

Attaccati dai No vax come dai Sì vax: "Evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa se la posizione della Cgil viene equivocata", ammettono i vertici milanesi del sindacato

Compleanno difficile quello della Cgil, che in questi giorni ha ricordato i primi 130 anni di vita della Camera del lavoro di Milano. Sulla torta con le candeline c’è anche il green pass, proprio mentre a Roma le squadracce di Roberto Fiore prendevano d’assalto la sede del sindacato di Maurizio Landini. Sorpresa e indignazione, ma anche a Milano (a Roma è toccato al premier Mario Draghi) la Cgil ha incassato subito la solidarietà urbi et orbi di Beppe Sala. A rendere amaro il brindisi, e a costringere i vertici meneghini a qualche riflessione sulla confusa situazione sociale, c’è però anche altro. All’indomani dell’aggressione neofascista alla Cgil a Roma un corteo dei sindacati di base e qualche gruppettaro è passato davanti alla Camera del lavoro di Milano: sono partiti insulti. Da sinistra. (Ieri invece all’ufficio Cgil del deposito Atm di San Donato altra provocazione: qualcuno ha appeso una svastica con al centro il simbolo del sindacato). Massimo Bonini, segretario della Cgil del capoluogo lombardo ha provato a minimizzare: “Al corteo dei sindacati autonomi, solo una piccola parte ha contestato e insultato la Cgil. Una piccola parte fatta di antagonismo a prescindere, che nemmeno di fronte alla violenza fascista è capace di esprimere solidarietà. Larga parte del corteo ha espresso solidarietà. Noi ringraziamo. Senza distinzioni”.

 

Ma ora la Cgil, a Milano, ha di fronte due bestie grame: la prima si affaccerà domani e si chiama green pass obbligatorio per chi lavora. La seconda, figlia anch’essa della pandemia, è la crisi dell’occupazione. Per affrontare la situazione la Cgil ha le idee chiare: “La normativa (sull’uso del green pass ndr) c’è – spiega ancora Bonini – in base a questo noi ci stiamo preparando, lavorando alla sensibilizzazione sull’utilità della vaccinazione. Poi, nel caso ci fossero richieste dei lavoratori per essere difesi, per aver subito ingiustamente dei provvedimenti da parte della propria azienda, noi ci siamo. Noi siamo in campo, insisteremo sull’obbligo vaccinale, però come siamo abituati a fare, quella è la legge, chiederemo delle modifiche, perché gli strumenti di protezione – come i tamponi – devono essere pagati dalle aziende”, conclude Bonini.

“C’è un’incertezza da gestire che dovremo affrontare con le aziende e mi sembra che manchi chiarezza proprio da parte loro, sia sul cosa che sul come fare”, spiega Alessandro Pagano, segretario della Cgil lombarda.  “Verificheremo con la possibilità di concordare il pagamento del tampone o un alleggerimento dei costi. Bisognerà capire com’è distribuito questo delta del 15 per cento di lavoratori non vaccinati. Anche perché ci possono essere aziende in difficoltà nel gestire l’attività produttiva”. E anche a Milano qualcosa non va, se si parla del 20 per cento dei lavoratori di Atm, Trenord e Amsa senza vaccino. Se questo è vero sarà difficile da domani garantire trasporti pubblici e pulizia della città.

C’è nella Cgil chi è fortemente preoccupato: “Evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa se la posizione della Cgil viene equivocata. Addirittura siamo criticati sia dai No vax come dai Sì vax”, dice un delegato che preferisce l’anonimato. “E pensare che il primo settembre Cgil, Cisl e Uil hanno approvato un documento che chiedeva esplicitamente al governo l’obbligatorietà della vaccinazione. E oggi, a livello nazionale, ci ritroviamo con 3,5 milioni di lavoratori senza vaccino”. Basta e avanza per essere preoccupati. Ma il problema più grosso si chiama mercato del lavoro. La Cgil di Milano valuta che, nel corso della pandemia sono stati persi 250 mila posti di lavoro a tempo determinato. “Le imprese del manifatturiero tradizionale stanno tirando”, precisa Pagano, “qui in Lombardia i carichi di lavoro sono al massimo”. Ma i settori dei servizi come le mense, le attività di pulizia, dove fino al 31 ottobre c’è il blocco dei licenziamenti, rischiano grosso.
 

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