Silvio Berlusconi (Ansa)

GranMilano

Il metodo Berlusconi per far fuori i candidati, le liste Pd e lo sbarco di Roma Melona

Fabio Massa

Il Cav. sta impartendo l’ultima lezione alla politica cittadina: l’amara cura del silenzio. Entro luglio Beppe Sala presenterà la sua squadra, mentre Giorgia Meloni nomina Francesco Lollobrigida responsabile della campagna elettorale milanese

Il curaro del silenzio 

Lo sanno tutti, uomini e donne (anche prima che arrivassero i bestseller intitolati “Stai zitta”) che è una cosa assai amara, e dolorosa. Ma è un’arma potente che la politica odierna fatta di tweet, post, dichiarazioni e video non sa usare e spesso non può usare, presa dalla bulimia comunicativa. Invece Silvio Berlusconi, vecchia lenza, sta impartendo proprio così l’ultima lezione alla politica cittadina milanese: l’amara cura del silenzio. Gabriele Albertini ha detto no anche per questo, per quel lungo silenzio di Arcore rotto successivamente in privato, ma mai in pubblico. Roberto Rasia Dal Polo, neo papà ed ex sfidante incoronato dal solo Matteo Salvini, è stato il più abbandonato nel silenzio della storia politica milanese, rotto solo dai “domani decideremo” del segretario leghista. E poi ci sono Simone Crolla, Riccardo Ruggiero (che si è visto sui giornali ma il cui telefono non è mai neppure squillato, nonostante fosse trai pochi dotato di curriculum). E poi Oscar Di Montigny. E poi Annarosa Racca, Fabio Minoli Rota, Maurizio Dallocchio (e forse ci si scorda pure qualcuno) annegati in un mondo senza suoni. Di tutti questi Silvio Berlusconi non ha mai detto nulla. Né in bene né in male. Ma con una tonalità (anche il silenzio ha le sue sfumature) molto differente rispetto a quella di Andreotti, “se non puoi parlar bene di una persona, non parlarne”. Dopo la cura del silenzio del Cav., i candidati sono morti uno a uno, come mosche. Hanno rinunciato, oppure semplicemente non se n’è più parlato. L’ultimo nome spuntato è il pediatra Luca Bernardo, fratello di amico della (fu) Forza Italia centrista-moderata. O chissà se Andrea Farinet la spunterà mettendo da parte le “delicate questioni personali”, oppure nel centrodestra si intonerà il canto dei giallorossi: “Forza Lupi, sono finiti i tempi cupi”. 

 

West wing

Intanto nel Pd, avendo poco o punto da dire sulle scelte di Beppe Sala si discute della Festa dell’Unità. Con tutta probabilità sarà a fine agosto, per tre giorni. In presenza, variante Delta permettendo. La lista dei Dem verrà invece presentata entro luglio (un po’ in ritardo sulla scadenza annunciata da Beppe Sala), perché prima c’è da comporre la lista dei candidati presidenti di municipio. Municipio 1 Mattia Abdu, Municipio 2 Simone Locatelli, Municipio 3 Caterina Antola, Municipio 4 Marco Cormio, Municipio 6 Santo Minniti, Municipio 7 Rosario Pantaleo, Municipio 8 Giulia Pelucchi. I problemi ci sono in zona 5, dove Laura Specchio, malgrado le insistenze, non vuole correre per i civici perché vuole confrontarsi sul Consiglio comunale, e in zona 9, dove bisogna decidere tra Anita Pirovano della Lista Sala, Marco Esposito per il Pd e Paolo Cattaneo per Milano Unita. Sempre per le questioni di “cucina” milanese è anche praticamente definita la testa di lista: Maran, Scavuzzo, Bertolè, Censi e Granelli.
 

Il Lollo 

Le mosse di Giorgia Meloni hanno tutte un che di arguto, tanto da aver conquistato follemente pure un polemista come Vittorio Feltri che l’altra sera alle Stelline ha dichiarato il suo apprezzamento: “Salvini? Ormai preferisco la Meloni”. La leader di FdI, che si gode i sondaggi (se saranno voti fioriranno), presenterà il suo libro a Palazzo Reale lunedì prossimo. Intanto nomina Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera, responsabile della campagna elettorale di Milano. Praticamente un romano de Roma (anzi, de Tivoli) nel regno di Ignazio La Russa e Daniela Santanché. Non un bel segnale, per i due, considerato il casino che sta succedendo sotto la Madonnina. Pare non sia molto piaciuta la ricerca su un nome per la delega alla Cultura nello squadrone che Matteo Salvini vorrebbe mettere su in attesa del candidato sindaco. “Visti i sondaggi, si può chiedere di più”, dicono quelli che di politica ne capiscono. Con buona pace della mostra sul Ventennio, sempre meglio il Bilancio, o l’Urbanistica, o la Mobilità. Insomma, il Lollo commissaria Sant’Ignazio di Paternò. Intanto, sull’idea dello “squadrone”: non proprio il massimo per motivare i candidati a prendere più voti possibili perché così potrebbero entrare in giunta, se la giunta è già fatta, chiusa e impacchettata prima ancora di contare le preferenze.

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