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GranMilano

Per rilanciare Milano ci sarebbero un po' di scelte urgenti e bipartisan da prendere

Fabio Massa

Il centrodestra deve ancora scegliere il candidato che sfiderà Beppe Sala. Ci sono dieci questioni che però andrebbero discusse al più presto

Il mestiere del sindaco è il più duro del mondo, il più sottopagato, quello più rischioso eccetera. Tutto molto brutto, tutto molto già sentito. Ma alla fine il mestiere del sindaco, specialmente di una città come Milano, è un mestiere di idee. E le idee sono belle specialmente se poi diventano azioni. Ancora non si sa se il centrodestra candiderà Oscar di Montigny (ma pare probabile), sarà meglio parlare di qualche idea sulla quale sarebbe bello che Oscar e Beppe (Sala) si confrontassero, magari pubblicamente, dopo le ferie. Un bigino per candidati, dieci idee nel frullatore.

Transizione ambientale. Ci sono un sacco di soldi, c’è il Pnrr, Milano è nel C40 e tante altre belle cose. La transizione ambientale non è di sinistra o di destra. E’ da fare. A2A è la multiutility che sta investendo un miliardo di euro (tanto) sulla rete milanese, perché transizione ambientale fa rima con elettrificazione. Ma non c’è elettrificazione senza infrastrutturazione. Occorre andare avanti senza tentennamenti, e anzi il Comune faccia di tutto per facilitare cantieri, appalti, interventi. Il centrodestra faccia poca demagogia sui blackout. L’unico blackout davvero inaccettabile sarebbe quello di spegnere gli investimenti sulle centraline e sulle reti.

Acqua. Se ne parlava tempo fa, e poi la questione è finita nel silenzio. L’acqua di Milano ha come gestore MM spa. Ormai è iniziato il processo che porterà alla fusione con Cap Holding. E’ un progetto strategico, che porterà a una completa ridefinizione sia di Cap Holding, fino a ora gestore della provincia di Milano, sia di MM, che andrebbe a cambiare nel proprio assetto più profondo. Che cosa ne pensano i candidati sindaco? Se bisogna andare avanti lo si faccia con forza, altrimenti si metta uno stop ai movimenti carsici.

Trasporti. Atm e Trenord da anni si annusano. Del resto anche un bambino capirebbe che connettere a Milano il trasporto regionale è un must. Eppure poco si è fatto, in questi anni, salvo calmare una situazione che ha registrato picchi di tensione politica non da poco. E’  il tempo di fare un passo avanti: come integrare le due reti? Di più: bisognerebbe pensare anche ai collegamenti autobus nella provincia di Milano, che un giorno falliscono e l’altro pure: è un compito del sindaco di Milano, e sindaco metropolitano.

Salute. Il post pandemia ha riempito i masterplan di nuovi e previsti studi medici e presidi sul territorio. Moratti ha lanciato la sua riforma regionale, a livello cittadino dovrà cambiare molto per la medicina territoriale e i presidi. Dall’epoca di Gallera  rimane il progetto di abbattere il San Carlo e il San Paolo e creare un grande nuovo ospedale a sud. Ma pochi giorni fa il comune (Maran) ha fatto sapere alla regione che il piano è da considerarsi archiviato. Meglio ristrutturare il vecchio. Partita pesante, e non rinviabile.

Galleria Vittorio Emanuele. Fino ad oggi l’idea dell’amministrazione (anche meritevole) è stata quella di sanare un po’ di irregolarità e soprattutto di mettere a reddito il luogo più prestigioso in città. Vien da chiedersi se ci può essere qualche ambizione in più, per il Salotto di Milano. Vuole essere solo il passeggio del lusso oppure anche un luogo di cultura, di comunità? Per Buenos Aires stesso discorso: è la via dello shopping più lunga al mondo, la ciclabile più lunga di Milano, o un’arteria verso il centro? Decidiamo che cosa deve essere, perché le strade senza un’anima sono strade anonime.

Cultura. Esistono vari modelli: quello del sovvenzionamento pubblico (modello Scala e Piccolo), che drena gran parte delle risorse. Quello privato  (Gallerie d’Italia, Prada). E quello misto, realtà culturali che si per stare in equilibrio si mettono pure a fare altro, facendolo anche bene, come i Bagni Misteriosi. Quale incentivare?

Diritti. Milano è la città dei diritti, bene. Ma il primo diritto è quello al lavoro onorevole per i lavoratori e sostenibile per gli imprenditori. Nel passato Milano ha tenuto gli occhi bene aperti (meritoriamente) contro la discriminazione di qualunque tipo, ma li ha tenuti ben chiusi mentre venivano sfruttati rider, facchini all’Ortomercato e coltivatori di fragole chic.

Appalti. Perché non far partire da Milano una proposta di riforma firmata dai parlamentari milanesi (meglio se bipartisan) per il codice degli appalti? L’idea che il modello per garantire appalti veloci sia quello che sospende le norme non ha funzionato nemmeno in città.

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