skyline di Milano (foto Ansa)

Simone Crolla ci dice perché è pronto a correre per il centrodestra a Milano

Annalisa Chirico

Il consigliere delegato dell'American Chamber of Commerce non nasconde la passione e progetti per la sua "città ferita"

“Chi non vorrebbe fare il sindaco di Milano?”, Simone Crolla non nasconde la passione per la sua “città ferita” e la disponibilità, qualora il centrodestra lo designasse come candidato sindaco, a correre per la conquista di Palazzo Marino. “Viviamo come sospesi in una città che non è la Milano post Expo che andava a gonfie vele ma la Milano post Covid che deve tornare a correre”, scandisce Crolla, consigliere delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy, ente privato che dal 1915 promuove le relazioni economiche e politiche tra le due sponde dell’Atlantico. Le piacerebbe, allora, diventare il sindaco di Milano? “Non per vanagloria, mi creda, sarebbe piuttosto una chiamata alle armi. Io non mi tirerei indietro”.

Con il premier Mario Draghi l’Italia torna a una special relationship con Washington? “Sicuramente il premier Draghi è un convinto atlantista, una personalità apprezzata da figure chiave dell’amministrazione Biden. Con lui l’Italia torna su binari giusti dopo una fase non brillante a causa dei comportamenti ondivaghi dei due governi Conte”. L’Italia resta l’unico paese fondatore dell’Ue ad aver sottoscritto il memorandum d’intesa per la nuova Via della Seta con la Cina. “Quella firma ha avuto un chiaro significato geopolitico, ha irritato l’interlocutore americano, mai come oggi è necessario rilanciare il dialogo transatlantico. Nei prossimi mesi il premier Draghi potrà incontrare almeno due volte il presidente Joe Biden: a giugno in occasione del G7 a Carbis Bay in Inghilterra e poi nell’ambito del G20 presieduto dal nostro paese. La pandemia, purtroppo, focalizza l’attenzione verso questioni domestiche ma questo è il momento di allargare lo sguardo per immaginare un nuovo trattato di libero scambio tra Usa e Ue”. Con la sospensione delle tariffe doganali decisa dal presidente Biden per un periodo iniziale di quattro mesi, Coldiretti prevede che l’export di agrifood italiano possa raggiungere un record storico. “E’ un fatto positivo, gli Usa sono il primo investitore estero nel nostro paese e anche i nostri investimenti verso gli Usa, negli ultimi quindici anni, sono cresciuti del 300 percento. Biden ha compiuto una mossa importante cui adesso dovrà seguire una analoga misura da parte europea. E’ il momento dell’aiuto reciproco, non delle guerre commerciali”.

Intanto il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha dialogato con lo Special Presidential Envoy for Climate John Kerry, il primo nella storia degli Usa. “Biden ha fatto bene a riportare gli Usa negli accordi di Parigi perché nei prossimi anni la questione climatica sarà uno snodo fondamentale per rigenerare la nostra economia. Anche il PNRR italiano prevede massicci investimenti nella transizione ecologica per un paese che abbia una strategia di evoluzione green condita in salsa operativa e industriale”. Mentre l’Italia torna in zona rossa, un americano su tre è vaccinato e i ristoranti riaprono la sera. “E’ vero, sono state diramate nuove linee guida ed è possibile tornare a incontrarsi. I vaccini corrono grazie all’efficienza del governo federale e dei singoli stati. In rapporto alla popolazione, negli Usa ci sono stati più contagiati ma meno decessi che in Italia”. La “diplomazia dei vaccini” premia gli Usa? “Gli Usa escono vincenti. Grazie al programma Warp speed voluto da Donald Trump, le aziende del pharma hanno potuto accelerare gli iter di approvazione e produzione. Dei vaccini in uso, ben tre sono americani: Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson. Russia e Cina invece sono fuori dal nostro radar perché è come se non appartenessero al blocco occidentale. L’Ema si esprimerà su Sputnik entro maggio, dell’antidoto cinese si sa poco”. Il sorpasso cinese in materia di intelligenza artificiale è un rischio concreto? “Lo sostiene una commissione speciale per la sicurezza nazionale guidata dall’ex ceo di Google, Eric Schmidt. La Cina non è più la manifattura del mondo, ha urbanizzato ampie fasce della popolazione, dispone di capitale umano qualificato e aspira ad una leadership mondiale. A livello europeo, dobbiamo aumentare la nostra capacità di investimento e far nascere campioni nazionali che oggi non esistono. E’ tempo di recuperare il Patto transatlantico per la crescita e l’innovazione, Biden e Draghi sono le persone giuste per questa missione”.

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