La Discarica di Malagrotta (LaPresse) 

Roma Capoccia

“Non fu Ignazio Marino a chiudere Malagrotta”, parola di Cerroni

Manlio Cerroni

Lettera simpaticamente polemica all’ex sindaco “marziano” di Roma firmata dall’eterno re della monnezza

Al direttore - dopo aver letto con particolare interesse sul Suo giornale del 3 settembre l’articolo “Monnezza infame” a firma del prof.Marino, ho approfittato per rileggere le tante lettere che scrissi all’allora Sindaco di Roma. Ho ritrovato una nota del 5 aprile 2016 che, di fronte alla ennesima ricostruzione a dir poco fantasiosa dei fatti contenuta nel suo libro “Un marziano a Roma” e dopo una mia precisa ricostruzione della verità, concludeva “Rivivendo la Sua esperienza da Sindaco di Roma ho riavvolto il nastro dei Governatori, dei Sindaci e dei Commissari che hanno avuto l’onore e l’onere di insediarsi in Campidoglio chiedendomi come verrà ricordato Lei ai posteri o raccontato dai nonni ai nipoti… Roma ha avuto tra i Sindaci anche un marziano… dopo due anni si sono accorti che era un fregnacciaro e l’hanno mandato a casa (a Lei che è a Roma dal 1969 non devo certo spiegare io in che accezione i Romani usino questo termine)”. Posso dire, leggendo oggi l’articolo del prof. Marino, che non mi ero sbagliato, vista la serie di inesattezze e imprecisioni di cui è farcita la ricostruzione offerta nell’articolo da Voi pubblicato.

 

 

Lasciamo parlare i fatti: Sulla chiusura anticipata di Malagrotta che Marino ascrive alla sua tenacia e alla sua volontà politica, alla ricerca di appuntarsi una medaglia, va invece detto che Malagrotta aveva esaurito le sue volumetrie già nel secondo semestre del 2011 e solo l’Ordinanza n.245666/3633/2011 del Commissario per l’emergenza ambientale nel territorio della Provincia di Roma, Prefetto Pecoraro, ci portò a recuperare all’interno della discarica una volumetria di 1.280.000 mc e di scongiurare così che Roma, si trovasse in emergenza rifiuti a Natale del 2011. Malagrotta è stata operativa a ricevere i rifiuti tal quali di Roma fino al 10 aprile 2013. Da quella data in poi ha trattato nei suoi impianti tutti i rifiuti conferiti e ha mandato in discarica soltanto i residui di lavorazione; in questo modo si è superata la procedura di infrazione aperta dall’Unione Europea nei confronti del Governo italiano (la 4021/2011) e si sono scongiurate le pesanti sanzioni che Napoli, ad esempio, per la stessa tipologia di infrazione continua ancora oggi a pagare. A quella data il prof.Marino non era ancora Sindaco di Roma.

Entrerà purtroppo in scena subito dopo. Vediamo con quali conseguenze per la Città. Dopo il 10 aprile 2013 a Malagrotta nella volumetria residua autorizzata dal Commissario Pecoraro, venivano conferiti solo la FOS (Frazione Organica Stabilizzata) e i residui di lavorazione degli impianti di trattamento meccanico-biologico di AMA e Colari. Al 30 settembre 2013, data della scadenza semestrale dell’Ordinanza Commissariale n.533/2013/U del 28 giugno 2013, residuava una volumetria di circa 250.000 mc idonea a ricevere ancora per 4-5 mesi la FOS e i residui di lavorazione degli impianti dell’AMA e del Colari ma questa ovvia soluzione trovò invece la risoluta avversione del Sindaco Marino generando delle conseguenze pesantissime che durano ancora. Prima fra tutte: La FOS prodotta dagli impianti TMB di Roma che la volumetria residua avrebbe potuto ricevere e smaltire per almeno 300.000 mc è finita in altre discariche con un aggravio per la collettività di 24 milioni di euro Altri costi e disagi rilevantissimi per la collettività hanno seguito la decisione di Marino di chiudere la discarica di Malagrotta senza aver prima individuato e resa operativa una discarica di servizio alternativa. Lasciare Roma senza una discarica ha infatti comportato la necessità di collocare in varie Regioni italiane e anche all’estero migliaia di tonnellate tra CDR, FOS e residui di lavorazione con ulteriori ed enormi spese per la collettività e danni ambientali incalcolabili connessi al trasporto. Tutti questi comportamenti e i conseguenti danni procurati alla collettività sono stati compiutamente rappresentati alla Corte dei Conti del Lazio in un esposto presentato dal Colari il 25 marzo 2016, qui allegato.

 

Nel suo articolo il prof. Marino vuole davvero far credere ancora oggi che l’alternativa a Malagrotta potesse essere rappresentata da inconsistenti ecodistretti tutti da realizzare o dall’aspettativa fideistica di far crescere la raccolta differenziata che in ogni caso non esclude affatto il ricorso alla discarica di servizio. Quando si chiude una discarica importante come quella di Malagrotta, che serve la Capitale d’Italia, bisogna approntare per tempo una alternativa che non crei alcuna interruzione nel servizio. Come è stato ad esempio per la Regione Liguria che, in occasione della chiusura della discarica di Scarpino, programmata per il 31.12.2014 provvide per tempo, con una apposita Delibera (la n.1292 del 21.10.2014) in quali altri impianti dovessero essere conferiti i rifiuti di Genova e del suo hinterland. In tal modo il servizio proseguì tranquillamente e senza disagi per i Comuni e i cittadini utenti. E’ questo il modo corretto di operare per un pubblico Amministratore. Il “marziano” Marino continua nella sua narrazione unilaterale dei fatti dimenticando “quel privato” che aveva cercato in tutti i modi di fargli comprendere quanto fosse complessa e delicata la gestione dei rifiuti di Roma, scongiurandolo di evitare scelte ad effetto che avrebbero finito solo per arrecare a Roma e ai Romani quei danni che sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Basterebbe rileggere tutte le lettere che gli ho scritto, e che in totale trasparenza ho sempre pubblicato sul mio blog.

Quanto al professor Marino”, ricordo che, dopo il nostro unico e lungo incontro di oltre due ore in Campidoglio, avvenuto, su suo invito, il 25 settembre 2013, e anticipato in mattinata dalle agenzie, all’uscita, assediato dalle troupes e dai giornalisti che mi attendevano e mi chiedevano un commento, risposi “Il Sindaco? Sui rifiuti vuole fare il direttore d’orchestra. Peccato che non conosca la musica”. Ed è quello che è successo. Infatti, come ricorda lo stesso Marino nel suo articolo, “presi la decisione da solo e quando lo feci, la sera del 30 settembre 2013, nessuno mi rispose a telefono, né a Palazzo Chigi né alla Regione Lazio. Volevo informare le istituzioni della decisione presa e attuata alla mezzanotte di quel giorno”… e fu la rovina di Roma. Roba da pazzi!

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