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I nostri suggerimenti

Consigli foglianti per regali dell'ultimo minuto

Giunti all’antivigilia non avete idea di cosa donare ai vostri cari? Evitate, almeno quest’anno, calzini e pigiami. Ecco una lista di suggerimenti originali che vi salverà il Natale, a cura della redazione del Foglio

Ridere

Il miglior regalo possibile da fare a voi stessi o a chi volete bene o anche a chi volete male è offrire una strada semplice e necessaria per imparare a ridere di voi stessi e all’occorrenza anche di noi stessi. Ridere di se stessi non è solo un esercizio retorico o una necessità di spirito. Ridere di se stessi è un imperativo democratico, per così dire, che ci aiuta a ricordare una vecchia lezione di Alexis de Tocqueville: una società che non sa più ridere di se stessa è pronta a farsi governare da chi prende tutto maledettamente sul serio. Per ridere di noi stessi, e anche di voi stessi, esistono molti modi, naturalmente, ma quello che ci sentiamo in dovere di suggerire, come regalo di Natale, è considerare come un balsamo per lo spirito, e anche per la democrazia, la teatralizzazione dell’ironia messa in scena da alcuni comici di cui spesso abbiamo parlato sul nostro giornale. Sono i campioni della stand up comedy, che da anni ci aiutano a ridere non dei potenti ma di noi stessi, non degli eletti ma degli elettori,  per questo cercare quando arriveranno nelle vostre città Saverio Raimondo, Edoardo Ferrario, Michela Giraud, Luca Ravenna, Francesco De Carlo potrebbe essere un buon regalo non solo per voi stessi, ma anche per ricordare una piccola verità: se un paese va a scatafascio la colpa prima ancora che dei politici è di chi li ha votati. E’ eccessivo dire che l’ironia ci salverà dal fanatismo, e dio solo so Trump quanto è dannatamente ironico, ma forse non è eccessivo dire che educare all’autoironia è il regalo migliore che ciascuno di noi può farsi, per aiutare ad avere una democrazia in grado, senza retorica, di badare a se stessa. (Claudio Cerasa)


L’America
Quando Donald Trump vinse per la prima volta le presidenziali, nel 2016, Giuliano Ferrara mi disse: dovremo imparare a continuare ad amare l’America pure ora, e sarà questa la cosa più difficile. Questa frase mi è tornata in mente millemila volte negli ultimi dieci anni e mentre il trumpismo sfigurava l’America io ho custodito il mio amore disperatamente, schiantandomi assieme al resto del mondo e fingendo di non sentire male. Non mi dichiaro sconfitta, penso che non lo farò mai, ma in regalo voglio l’America com’era, stropicciata e irresistibile, e voglio festeggiare il suo 250esimo compleanno, nel 2026, cantando insieme: sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai. (Paola Peduzzi)


Uno scatolone di grappa 
Uno scatolone per modo di dire, sia chiaro: meglio astucci eleganti e raffinati, con colori scelti e rese grafiche che rubano l’occhio. Ecco il regalo di uno che non è avvezzo al bere, benché mezzo friulano. Eppure, in questo mondo che sta andando sempre peggio, dove ogni giorno che Iddio manda in terra c’è una guerra, un problema, una rissa, una protesta per uno stand a una qualche fiera libraria, un catalogo di cose che è vietato mangiare (praticamente tutto) perché fanno male, è forse meglio staccarsi da tutto e dedicarsi a gustare grappa, rilassandosi. Dico grappa data la mia provenienza geografica, ma va bene qualunque cosa, a patto che non sia il vino in scatola che qualcuno usa per fare il ragù. Di recente, le sorelle Nonino hanno annunciato che la Fondazione italiana sommelier ha attribuito i cinque grappoli Bibenda alla Grappa Vendemmia riserva 18 mesi e alla ÙE Acquavite d’Uva Riserva 40th Anniversary Monovitigni Aged 5 Years. Ue con l’accento sulla U: le Nonino sono friulane e “ùe” significa “uva” in friulano. Val la pena provare, di sicuro è meglio della vodka che bevono a  Volgograd. (Matteo Matzuzzi)


Corso di cartografia e orientamento
Per Natale consiglio un corso di cartografia di base e orientamento. Ne organizza uno “sos2012”, una scuola survival convenzionata col Coni. Con poche decine di euro e qualche ora di lezioni, se siete in fuga da stress, guerre o Agenzia delle Entrate, potrete ritrovare la serenità in piena natura senza tema di smarrirvi. Se le cose vanno per le lunghe siete liberi di stanziarvi con la vostra famiglia tra flora e fauna in un qualsiasi casolare diroccato. Il bagno non serve. (Luca Gambardella)


Una friggitrice ad aria (che friggitrice non è)

Anche se è diventato in pochi mesi uno degli elettrodomestici più usati dagli italiani, sicuramente ci sarà un vostro parente che ancora non si sarà fatto abbindolare dalla moda: proprio a lui consiglio di regalare una friggitrice ad aria. Proprio quell’aggeggio che ormai occupa metà del tempo delle chiacchierate con amici e famigliari (tra esaltazioni del dispositivo, consigli di ricette e vanterie delle proprie creazioni culinarie – “Ci ho preparato un pesce spada intero, 180 gradi per 3 minuti”). Quando il fortunato destinatario del regalo vi chiederà di spiegargli come funziona e di fronte alle vostre risposte insensate (“Frigge gli alimenti con l’aria”) non sembrerà così convinto, a quel punto anche voi comincerete a porvi delle domande. Sarete pervasi dalla sensazione di non avere tutto proprio chiaro e comincerete a sudare. Così farete una ricerca su Google e scoprirete la dura realtà: quella che state regalando e che per mesi avete chiamato friggitrice ad aria non è una friggitrice e non frigge un bel niente. E’ solo un semplice cazzo di fornellino ventilato. Auguri. (Ermes Antonucci)


Un pennello da barba, un elastico per capelli
Regalate un pennello da barba o un elastico per capelli. I migliori pennelli sono quelli inglesi. Pelo di tasso e manico bianco. Un uomo lo usa ogni mattina, una donna può tenerlo come pegno. Basterà toccare il ciuffo del pennello e sarà come passare la mano sul viso dell’altro. Per gli elastici acquistate strisce di seta e chiedete a un sarto di confezionare il vostro o scegliete gli elastici, i fiocchi, di Marinella. Un pennello per ricordare la sua carezza, un elastico per restare legati prima che, come quel verso, il destino si riveli artista “separandoli adesso / prima che il tempo li sciupasse”. (Carmelo Caruso)


Cuffie insonorizzanti (x2!)
Credo sia capitato a tutti di osservare questo fenomeno sui mezzi di trasporto pubblici: le schiere di maleducati che parlano in vivavoce, ascoltano messaggi vocali, guardano video di TikTok, Instagram, dalla galleria delle foto, ascoltano musica senza cuffie (pensando che il loro rumore abbia una forma di precedenza rispetto ai suoni degli altri) si stanno gonfiando. E’ un’epidemia, alla quale o risponderemo tutti insieme ammonendo i tracotanti o dovremo imparare a tutelarci con delle cuffie antirumore molto potenti. Gli AirPods non sono sufficienti, regalate cuffie potenti, isolanti, che trasportino in un mondo civilizzato. In alternativa regalate cuffie di infima qualità ai tracotanti, come forma di invito, un bel gesto, un’elemosina, anche se la mancanza di cuffie non è mai una questione economica e questo è un fatto. Se come me, nonostante le cuffie, non resistete alla tentazione di combattere le rigonfie schiere dei maleducati, regalate e regalatevi corsi di combattimento, potrebbero accadervi episodi spiacevoli, meglio essere ben preparati. (Micol Flammini)
Ecco la via da seguire per un ottimo regalo di Natale ricco di significati e molto radical chic. Per allontanarsi dal rumore del mondo? Forse, anche se il rumore del mondo è la meraviglia stessa del mondo: ci sarà pure un motivo per cui Al Pacino in “Profumo di donna” quando arriva a New York, in mezzo al caos e all’assordante rumore del traffico, la definisce il compendio di tutto ciò che è civilizzato. Uno potrebbe dire, ma cosa te ne fai di cuffie del genere visto che viviamo più di metà della nostra giornata con le orecchie infiltrate da auricolari di qualsiasi tipo? Ma è proprio questo il punto, non musica, non podcast, non parole: il silenzio. Quell’echeggiare vagante che approssima il vuoto. Esperienza liminale rispetto alla scomparsa di ogni percezione. Con poche decine di euro, si può raggiungere tali traguardi. Per poi ritornare, rinfrancati, a parlare più veloce e più forte degli altri contribuendo meglio alla civilizzazione del mondo. In alternativa, se questo è troppo sofisticato, regalate un ciauscolo: grossolano, semplice e delizioso. (Michele Silenzi)


Mappe e confini 

Su un sito online che si chiama The Unique Maps Co. si possono acquistare delle mappe antiche, con tanto di cornice e quindi pronte da appendere – ma se volete potete acquistare la mappa da sola, e sostenere quei meravigliosi luoghi di sorprese e scoperte che sono i piccoli corniciai sotto casa.  Beh, comunque, in un periodo in cui i confini sono confusi, rivendicati, modificati artificiosamente, bombardati e violentati, comprare un’antica mappa – magari grande, enorme, da piazzare sul muro davanti al gabinetto, o davanti al divano, insomma dove siete più concentrati – significa ristabilire un principio di diritto, di regole, di libertà. Il confine non è isolamento, nemmeno nazionalismo, ma una linea rossa oltre alla quale i dittatori non dovrebbero passare. C’è anche la riproduzione di una delle famosissime mappe dell’Asia orientale del cartografo olandese Willem Blaeu. (Giulia Pompili)

 

Uno per il corpo, uno per lo spirito
A Natale è meglio rinfrancare corpo e spirito. Per il corpo vino rosso a più non posso, oppure un salame o un prosciutto. Per lo spirito fate una donazione all'Associazione Luca Coscioni, perché viviamo in un paese dove non esiste ancora una legge sul fine vita e loro fanno qualcosa di doloroso, difficile da digerire. A volte, ahimé, necessario. (Giovanni Battistuzzi)

Una donazione per il Sudan 
Se siete a corto di idee, potete sempre evitare l’ennesimo oggetto inutile e scegliere qualcosa che non finirà in un cassetto. Il Sudan sta vivendo la peggiore crisi umanitaria del mondo, con oltre 30 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti urgenti tra fame, malattie e spostamenti forzati di massa. E’ una crisi “dimenticata” perché non produce immagini spettacolari, non coinvolge potenze di primo piano e non genera dibattiti da talk. Una donazione a un ente serio può tradursi in cibo, acqua potabile, medicine là dove manca tutto. Pensateci: un regalo che non si dimentica in un cassetto e che non richiede batterie. (Enrico Cicchetti)


Una scatola di Marrons glacés

Esistono varie teorie sulla cifra di rose da regalare, ogni numero ha un suo significato, anche la differenza tra pari e dispari sembra fondamentale, una in più o in meno può costare un grave errore e cambiare completamente il senso del regalo. Non c’è niente di più natalizio della castagna, è buona in qualsiasi modo, alla brace, in padella, al forno, bollita, anche cruda. Ma con uno strato di glassa sopra è la cosa più dolce che potete regalare per Natale: andate in un laboratorio specializzato, a Roma ce ne sono almeno due, uno a Prati e uno nel quartiere Trieste, prima di entrare fermatevi un attimo ad ammirare l’insegna luminosa rimasta bloccata nel tempo: anche in questa c’è tutta l’essenza del Natale. Chiedete un pacchetto pretenzioso per aggiungere la magia, ma soprattutto non soffermatevi mai sul numero per preservarla: not mistakes in the Marrons glacés, not like life. E’ questo che rende i Marrons glacés così buoni. (Priscilla Ruggiero)


Sacca da viaggio che non ha un nome tecnico

E’ stata una folgorazione: l’ho visto una domenica mattina su Instagram, l’aggeggio portentoso che mi ha rapito il cuore e che non solo vorrei ricevere in dono, anche in diverse misure e colori, ma che regalerei e consiglio di regalare a chiunque: trattasi di una sorta di sacca rettangolare morbida da inserire nei trolley da viaggio di misura standard per bagaglio a mano sui famigerati voli low-cost, dove ogni mezzo chilo in più costa quasi più del volo. Ecco, la sacca in questione, con relativo siluro aspira-aria in dotazione, permette di riporre i vestiti in modalità sottovuoto, cosa che permetterebbe di portare tre maglioni al posto di uno e così via. Addirittura la tuta da sci, decantava il video illustrativo. Unico problema: non ricordo al momento il nome dell’aggeggio. Ma #sapevatelo, cercatelo, ordinatelo (farò lo stesso). Vi farà benvolere da grandi, piccini, nonni e zii. Regalo utile al cubo! (Marianna Rizzini)


Rossetto e cravatta
Rossetto per lei, cravatta per lui. Sono il lusso alla portata di tutti. Non ci sono scuse e non si sbaglia mai. Il rossetto è intuitivo: basta guardare l’incarnato. Non è la borsetta, che per i maschi è un arcano frivolo. Non è la scarpetta, feticcio da provare e poi spesso così doloroso alla prova del riscontro empirico. E neppure è il profumo, per il quale tutto dipende dal ph (un altro arcano, più primitivo). Il rossetto è bello, facile, immediato. Come dovrebbe essere l’amore o come dovrebbe essere il Natale. E poi la cravatta, che è forse l’unico accessorio altrettanto intuitivo, per le ragazze come me, del guardaroba maschile. Il motore, più o meno immobile, che induce l’uomo al decoro. Ovvero a moltiplicare l’acquisto di giacche e cravatte anziché felpacce. A Natale, dunque, niente oggetti pratici. Niente cose utili. Soltanto moltiplicatori di amore e di armonia. (Ginevra Leganza)


Le cose che contano 
Un’agenda o un taccuino, tascabile. E una penna. Per le cose importanti, altrimenti si perdono e spariscono. Un marsupio, piccolo e pratico, magari colorato. Per avere l’essenziale sempre a portata di mano – che sia al bar, al mare o in aeroporto. Infine, come sempre, occhiali da sole. Ché le maschere tornano sempre utili, anche quando piove. Soprattutto quando piove. Buon Natale. (Ruggiero Montenegro)


Regali all’antica
Ai miei tempi a Natale si festeggiava il regalo della nascita di Gesù; per ricevere gli altri regali bisognava aspettare la Befana. Ma oggi non è più così. I miei nipoti si aspettano che Gesù Bambino porti loro anche qualche giocattolo, e il nonno ovviamente si adegua. Quest’anno risolverò il problema all’antica, che non vuol dire che non farò alcun regalo, bensì che regalerò qualcosa di antico. Al nipote di sette anni regalerò un kit da falegname: un martello, una tenaglia, dei chiodi e alcune tavolette di legno da inchiodare a piacere (saranno felicissimi i genitori!); alla nipote di quattro anni regalerò invece un kit da cucito: aghi, filo, tombolo e forbicine. Lo faccio perché sono convinto che certe “pratiche” siano divertenti, ma soprattutto perché in questo modo spero di procrastinare il più possibile il giorno in cui dovrò regalare la playstation o il telefonino. Vedere bambini che già a tre, quattro anni non riescono a stare seduti a tavola se non hanno un videogioco o un cellulare con cui trastullarsi mi deprime. Siccome poi a dieci anni molti di loro avranno bisogno dello psicologo, finché ci si riesce meglio non regalare certi aggeggi. (Sergio Belardinelli)


“Storia della musica classica. Il racconto di un’avventura straordinaria dal Medioevo a Spotify”
Non c’è niente di più bello della musica. E però, purtroppo, non tutti sappiamo leggere un pentagramma. E dunque bisogna adeguarsi. Per questo, come regalo, vi consiglio un bel libro, utile a leggere, ma anche, soprattutto, ad ascoltare. Ovviamente grazie ai qr code, tanto cari anche a noi foglianti. “Storia della musica classica. Il racconto di un’avventura straordinaria dal Medioevo a Spotify” del compositore Nicola Campogrande è un testo per chi ama la musica classica, l’ascolta con gusto, ma non la conosce davvero. Un libro per profani uditori che ripercorre in modo chiaro i 1.200 anni della storia dell’arte più bella che c’è: dalle polifonie dei canti gregoriani alla musica atonale e la dodecafonia di Arnold Schönberg, passando per le grandi innovazioni di Bach, Beethoven e Mozart fino ai primi esperimenti di musica elettronica. Ogni capitolo offre, via qr code, i brani più belli ed esemplificativi, costruendo una playlist virtuale (direttamente su Spotify) per toccare, anzi ascoltare, quello che leggerete e che vi rimarrà sullo smartphone anche dopo aver terminato il libro. Imperdibile. Non mancano, e per fortuna, anche gustosi spunti biografici sulla vita dei più grandi compositori. (Gianluca De Rosa)

Due biglietti per uno stand-up comedian che fa ridere (rarità) 
Pochi stand-up comedian italiani fanno davvero ridere. Uno di questi è Daniele Gattano. Per farvi un’idea scorrete il suo profilo Instagram: una sfilza di reel in cui descrive con dovizia di particolari gli alberi di natale di destra (con la pallina d’oro grande, “tipo Arnaldo Pomodoro”) e di sinistra (“addobbati con le ciocche dei capelli di Francesca Albanese”), classifica le ricchezze se sono “più Daniela Santanchè o più Valeria Bruni Tedeschi”. Parla con scorrettezza di grandi classici della letteratura finiti nelle mani sbagliate (“ho scoperto che Il Giovane Holden è uno romanzi più apprezzati dagli assassini. Mi piace quest’immagine di assassini colti che se lo passano. ‘Hai letto il Giovane Holden? Ti da una carica!’ Pacciani che lo consiglia alla Franzoni”). Stima chi dei due è più innamorato tra le coppie note (“Kanye West e Vittoria Ceretti: più presa lei. Anna Karenina e il Conte Vronskij: più preso lui”). Nel 2026 andrà avanti col suo tour di spettacoli “Perestrojka e Pancake” in molte città italiane (sicuramente la vostra): potreste regalarlo e fare persino bella figura. Se non è il genere di serata che avete in mente per la persona a cui stavate pensando, virate sull’esatto opposto: due biglietti in prima fila per il matrimonio dei “Me contro te” (la poltronissima costa solo 103 euro). (Luca Roberto)


Due biglietti per la corrida di Arles
Ultimamente ho letto due libri che mi hanno rimesso voglia di corrida e regalerei o mi farei regalare due biglietti per la corrida nella città provenzale e al contempo, grazie all’arena, romana: un italiano vero, un italiano come me la tauromachia vorrebbe approfondirla in un anfiteatro del I secolo, non in una moderna plaza de toros spagnola. E’ uno dei regali più selettivi che si possano immaginare, non si può fare a una persona comune alla quale un simile biglietto farebbe l’effetto della muleta rossa sul toro. La corrida è un test, chi lo supera prende posto nell’aristocrazia dello spirito, si siede accanto a Botero, Garcia Lorca, Hemingway, Ortega y Gasset, Savater, Vargas Llosa e Picasso: “La corrida era una delle maggiori gioie della sua vita. Vi andavamo spesso, soprattutto a quelle di Nîmes e di Arles”, ha scritto Françoise Gilot, la madre di Paloma. Il regalo dovrebbe comprendere anche il pernottamento al Grand Hôtel Nord-Pinus, a 300 metri dall’arena, dove nel 1973 Helmut Newton scattò una foto leggendaria: Charlotte Rampling seduta su un tavolo antico con un bicchiere in mano, completamente nuda e completamente bionda. (Camillo Langone)


Anywear blanket
Il gioco di parole indica la versatilità di una coperta che può essere utilizzata ovunque (anywhere) o venire indossata (wear) come si preferisce. E’ un nome complicato per una cosa semplice: un tessuto pesante con un buco nel mezzo. Può essere distesa su un prato durante un picnic, trasformata in involucro per il proprio corpo esanime sul divano, ripiegata come mantello sotto cui rannicchiarsi se si mette a piovere o – infilando il collo nel pertugio – resa fiero poncho con cui sfilare quando tira vento. Il New York Times l’ha chiamata security blanket, che noi tradurremmo con “coperta di Linus” oppure – se abbiamo letto Winnicott – come “oggetto transizionale”: uno strumento per garantirci la sicurezza e il comfort dell’infanzia prolungandola anche da adulti, qualcosa a cui restare aggrappati nei momenti difficili in cui cavarcela da soli. Costa fra i trenta e i cinquanta euro ed è disponibile anche sotto forma di travestimento da squalo, dinosauro, orso o suora, se ci si vuole nascondere senza passare inosservati; tornando utile dentro e fuori, ci garantisce l’inestimabile vantaggio di sapere che possiamo portarla con noi ovunque, ma che tanto valeva restarcene a casa. (Antonio Gurrado)


Festeggiare Jane Austen
Il Natale è importante, d’accordo, ma quest’anno a dicembre – precisamente il 16, quindi già qualche giorno fa – si celebra anche il 250esimo compleanno di Jane Austen. E dunque perché non cogliere l’occasione per fare un regalo a tema, per chi è già un adepto o per chiunque vogliate iniziare al culto di zia Jane? Nel secondo caso consiglio di regalare uno qualsiasi dei suoi sei romanzi (spero però che tutti nella vostra cerchia abbiano letto almeno una volta “Orgoglio e pregiudizio”. Per chi fosse grande fan, del suo capolavoro esistono splendide edizioni illustrate, come quella edita da Rizzoli della linea Bur Deluxe, oggetto perfetto per i bibliofili). Chi invece è già un appassionato e ha letto tutto potrebbe gradire i “Romanzi incompiuti” nel volume uscito lo scorso anno per i Meridiani Mondadori, a cura di Liliana Rampello, che è un modo per scoprire altre sfumature della voce dell’autrice e il processo con cui alcuni suoi scritti sono stati elaborati e rimaneggiati. Infine, una chicca per nerd: l’Ippocampo ha sfornato un oggetto magnifico, il puzzle letterario, 1000 pezzi che compongono “il mondo di Jane Austen” con cui cimentarsi in un pomeriggio casalingo durante le feste. Non c’è solo quello di Jane Austen: autrici come Agatha Christie e Virginia Woolf hanno il loro puzzle dedicato, ci sono quelli del Grande Gatsby e di Frankenstein e molti altri. (Lorena Evangelista)     

            

Una radio
Basta. Non la citerò. “Amo la radio perché arriva dalla gente / entra nelle case e ci parla direttamente”. Niente. Ricordare la canzone di Finardi quando si parla di radio è un cliché peggiore di tirare in mezzo la “società liquida” di Bauman se si sparla del mondo. Se amarla è troppo, stimarla è doveroso. Da oltre 100 anni questo strumento esiste e resiste, in mezzo agli scrolling di TikTok e all’esplosione della bolla podcast (il cuginetto ambizioso della radiofonia). L’intrattenimento è cambiato, ma la voce del conduttore fende l’aria e raggiunge le orecchie con la stessa semplicità dei tempi di Marconi. La radio è come una bicicletta: si aggiunge tecnologia, ma l’ossatura essenziale rimane quella. Dentro c’è tutto: un po’ di canzoni, un po’ di intrattenimento caciarone e via via discorrendo. Un mondo di mondi confezionato da gente che ne sa, di cui ti puoi fidare. Regala(ti) una radio se non ne puoi più di scegliere fra le millemila canzoni di una piattaforma, se sei stufo dei tuttologi improvvisati. Concediti il lusso (raro) di lasciar fare agli altri, almeno per un’oretta del giorno. “E’ che con la radio non si smette di pensare”. Niente. Finardi ha sempre la meglio. (Riccardo Carlino)


Un album fotografico
Sarà che tra qualche giorno compierò 25 anni e il giorno dopo il compleanno sarò più vicino ai 50 che alla nascita (questa macabra conta sarà difficile da fare quando sarò vivo da mezzo secolo e il confronto sarà con il centenario) ma l’idea di ricevere e di regalare un album con le foto stampate da attaccarci sopra mi piace molto. Ferma, anche solo per mezz’ora, tutta questa frenesia di vivere che siamo costretti ad affrontare. Ci siete voi, la colla e qualche ricordo. Ottima occasione per capire come cambiano i tempi di generazione in generazione: i miei nonni custodiscono gelosamente enormi album della storia della mia famiglia con le foto dei miei avi di fine ’800. Erano cacciatori e vestivano come i Peaky Blinders, io oggi ho paura delle api e fuori dalla redazione indosso solo tute.  (Federico Giorgetti)

Appunti per il futuro
Immagino vi sia successo almeno una volta nella vita di dire “non lo farò mai più”, salvo poi dimenticarvene e rifare esattamente la stessa cosa per poi ripetervi la medesima frase? Ecco, un quadernetto degli appunti può essere la soluzione a una parte del vostro problema di memoria e un buon regalo di Natale. Non un quaderno universale, ma uno specifico per scrivere le caratteristiche di una persona che avete incontrato per caso o che vi hanno presentato i vostri amici e vi ha chiesto un primo appuntamento. Ecco, il quaderno vi permetterà di prendere nota delle caratteristiche negative di qualcuno per poterle riconoscere immediatamente negli altri incontri che farete ed evitare di incontrare nuovi malesseri. Per esempio: se parla subito del/della suo/a ex, scappa via, così come se vi racconta di aver fatto un viaggio in Nepal per ritrovare se stesso/a. E soprattutto, bisogna segnare nome e cognome per evitare incontri imbarazzanti con possibili parenti. Insomma, un quadernetto per degli appunti che conosciamo benissimo quando dobbiamo dare consigli agli altri, ma di cui puntualmente ci dimentichiamo quando tocca a noi. (Alessandro Villari)


Un proiettore
Il regalo più sottovalutato del Natale? Un bel proiettore. Piccolo e facile da usare, che sia per il vostro divano, per la vostra camera da letto, o solo per illuminare il soffitto come un cielo stellato. Trasforma un muro in un cinema, una cena davanti una partita in uno stadio, e una camera in un osservatorio astronomico improvvisato. E’ l’oggetto perfetto per chi dice “non mi serve niente”: infatti non serve, finché non c’è. Poi diventa indispensabile. (Davide Mattone)
 

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