Anteporre “la sapienza del cosmo alla chimica”: sarebbe questa la via per ottenere il meglio dalla terra e dai suoi prodotti

Zappe esoteriche

Luciano Capone
Origine cervellotica e fortuna modaiola dell’agricoltura biodinamica, dal partito verde del nazismo ai circoli bio a chilometro zero di oggi

Se la vita dell’agricoltore non è di per sé semplice, quella dell’agricoltore biodinamico è ancora più complicata. Perché oltre a tutto ciò che comporta la normale attività agricola, è indispensabile connettersi con le energie cosmiche, le forze astrali, rispettare i calendari lunari e procurarsi una serie di preparati per svolgere alcune pratiche essenziali. Tanto per cominciare bisogna recuperare un corno di vacca, di una vacca che però abbia figliato almeno una volta, e riempirlo di letame di vacca, di vacca che però abbia accesso al pascolo. Poi all’inizio dell’autunno bisogna sotterrare il “cornoletame” (così si chiama) in un’area verde fino a primavera, dissotterrarlo e conservarlo al fresco in un contenitore circondato da torba. Nel periodo pasquale, secondo i princìpi dell’omeopatia, il contenuto viene diluito in acqua e “dinamizzato” per poi essere spruzzato sulle piante. Basta una piccola quantità, pochi grammi per ettaro, una dose omeopatica appunto, per ottenere raccolti migliori. Procedure simili riguardano gli altri preparati come il “cornosilice”, che prevede di sotterrare il solito corno di vacca che abbia figliato ripieno di polvere di quarzo e acqua piovana. O il “preparato di Achillacea”, che si ottiene dopo aver seppellito una vescica di cervo maschio essiccata riempita di Fiori di Achillea, indifferentemente freschi o secchi, l’importante è che siano stati raccolti in una giornata di pieno sole. Così c’è il preparato ottenuto riempiendo l’intestino di una vacca di fiori di camomilla, l’altro che prevede di riempire il cranio di un animale domestico di corteccia di quercia tritata e quello ricavato da fiori di tarassaco di prima fioritura nel mesentere di vacca.

 

L’agricoltura biodinamica, che ultimamente va forte negli ambienti naturisti, alternativi e à la page, con le sue pratiche che ricordano la stregoneria e l’alchimia, non è la sistematizzazione di antichi saperi, il frutto di tradizioni tramandate nei secoli o il residuo di vecchie credenze pagane. Né tantomeno il risultato di sperimentazioni scientifiche, ovviamente. Ma è l’invenzione abbastanza recente di un poliedrico, brillante e per molti versi bizzarro intellettuale, Rudolf Steiner. Innanzitutto bisogna dire che Steiner non capiva molto di agricoltura (come di scienze naturali in generale), non era un contadino né un imprenditore agricolo né un agronomo, ma un filosofo, pedagogista, scrittore, architetto, mistico, teologo, esoterista e tanto altro.

 

Nasce nel 1861 nell’Impero austro-ungarico, si appassiona alla letteratura e alla filosofia, è un critico di Goethe e si avvicina alla Società Teosofica, una dottrina esoterica di ispirazione orientale. Nel 1913, a causa di alcune divergenze rompe (o viene espulso, a seconda delle fonti) con la Teosofia e fonda l’Antroposofia, una dottrina mistico-filosofica che distingue nell’uomo una natura fisica, una eterica, una astrale e tenta di connettere la spiritualità dell’uomo a quella dell’universo. Dalla fondazione della Società Antroposofica si occupa di tantissime cose. Da architetto progetta la sede centrale dell’Antroposofia, il Goetheanum, un edificio dal significato simbolico eretto a Dornach, in Svizzera, in onore del grande scrittore tedesco di cui è studioso. Da pedagogo diffonde in tutta Europa il pensiero antroposofico attraverso le scuole Waldorf, fondando una nuova pedagogia, ancora oggi diffusa anche in Italia. Negli stessi anni, dopo la Prima guerra mondiale, Steiner fonda anche una medicina basata sulle sue intuizioni spirituali, la “medicina antroposofica”, naturalmente non riconosciuta dalla comunità scientifica (anzi per molti versi pericolosa), che punta a curare corpo e spirito basandosi su pratiche pseudoscientifiche come l’arteterapia, l’omeopatia e l’euritmia, una forma di terapia basata su una sorta di danza. Si occupa anche di filosofia politica, ideando un modello di società basato sulla Triarticolazione dell’Organismo sociale. Nella sua incessante attività di conferenziere tra filosofia, religione, letteratura, esoterismo, architettura, medicina e politologia, l’intellettuale austriaco trova anche il tempo di occuparsi dell’applicazione dei princìpi antroposofici in agricoltura, fondando quella che oggi conosciamo come “biodinamica”.

 

L’agricoltura biodinamica non nasce nei campi, ma viene inventata da Steiner in un castello della Slesia dove, durante la Pentecoste del 1924, tiene un ciclo di otto lezioni intitolato “Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’Agricoltura”. L’idea di fondo è che le forze cosmiche e le energie astrali agiscono sul mondo e i preparati da lui inventati convogliano queste energie positive nelle piante. Come dice Demeter, che è la più importante associazione certificatrice biodinamica, i preparati non si basano su una saggezza agricola tradizionale ma sono solo il frutto delle intuizioni di Steiner: “Aveva il dono di vedere dentro al mondo soprasensibile; era consapevole delle realtà al di fuori del regno delle percezioni sensoriali umane. Le sue raccomandazioni riguardo ai preparati traggono origine da qui, in un regno non facilmente accessibile a noi”. E grazie alle sua capacità paranormali Steiner ha spiegato nelle conferenze anche il motivo di cose stravaganti come il “cornoletame” di vacca. “La vacca ha le corna al fine di inviare dentro di sé le forze formative eterico-astrali, che, premendo verso l'interno, hanno lo scopo di penetrare direttamente nell'organo digestivo. Così nelle corna abbiamo qualcosa di ben adattato, per sua natura, a irradiare le proprietà vitali e astrali nella vita interiore. Nel corno avete qualcosa che irradia vita – anzi irradia anche astralità”. E allo stesso modo nelle lezioni fondative della biodinamica spiega cose altrettanto bizzarre, come per esempio che il consumo di patata “rende il cervello indipendente dall'influenza degli altri organi del corpo” e il suo “consumo esagerato è uno dei fattori che hanno reso gli uomini e gli animali materialisti”. Quindi piano con le patate, che si diventa materialisti.

 

Le lezioni di Steiner sono più o meno tutte di questo tenore, vanno dall’astrologia allo spiritualismo passando per l’esoterismo, unendo tutto ai concetti dell’agricoltura biologica sviluppatisi come reazione alle innovazioni della chimica che stavano trasformando le vecchie fattorie autosufficienti in prototipi delle moderne aziende agricole. Queste teorie, che non hanno un minimo di fondamento vagamente scientifico, fa presa sui suoi discepoli, che si preoccupano di sistematizzare la dottrina e fondano nel 1927 Demeter, l’associazione biodinamica più importante e ancora oggi attiva.

 

Un punto di svolta nella storia dell’agricoltura biodinamica è l’incontro con il nazismo. Steiner non era affatto un simpatizzante di Hitler, tutt’altro, morì molto prima dell’ascesa del Führer ma fece comunque in tempo a scontrarsi con lui. Allo stesso modo l’Antroposofia non era vista di buon occhio dal Reich, era mal sopportata e a un certo punto palesemente osteggiata. Sorte diversa toccò alla biodinamica, che invece incontrò i favori di importanti gerarchi nazisti, come Heinrich Himmler, ma soprattutto quelli che formarono il cosiddetto “partito verde” all’interno del nazismo: Rudolph Hess, Alwin Seifert, Fritz Todt e Walther Darré. Del rapporto tra l’agricoltura biodinamica e i “verdi nazisti” si sono occupati molti storici come Peter Staudenmaier, Frank Uekötter e in Italia ne hanno parlato Elio Cadelo e Luciano Pellicani.

 

Himmler, il capo delle SS, aveva un rapporto ambivalente con il biodinamico. Da un alto rigettava i presupposti teorici dell’Antroposofia, ma dall’altro era interessato alle applicazioni in agricoltura come alternative alle novità nel campo della chimica, come i fertilizzanti, che stavano cambiando l’agricoltura. Hess, il Viceführer appassionato di dottrine esoteriche e di omeopatia (la biodinamica in fondo è una sintesi di questi due mondi), fu il protettore politico della biodinamica e del movimento antroposofico, che infatti venne messo fuori legge dopo il suo volo in Scozia e il conseguente arresto. Seifert, architetto e paesaggista, era invece l’anello di raccordo tra il movimento antroposofico e i gerarchi, cercava di far sviluppare l’agricoltura biodinamica depurandola dei concetti esoterici per renderla compatibile ideologicamente con la dottrina nazista del Sangue e Suolo. Ma il personaggio più importante per la diffusione sia pratica che ideologica della biodinamica fu certamente Walther Darré, ministro dell’Agricoltura del Reich per quasi 10 anni, dal 1933 al 1942 (dell’impatto del suo pensiero, come fondatore dell’ “ecofascismo”, si è occupata la storica Anna Bramwell).

 

Darré fu uno dei primi nella storia a usare il termine “ecologia”, proponeva un ritorno alla natura, si opponeva all’uso della chimica in agricoltura, si preoccupava della minaccia alla biodiversità causata dalla società industrializzata e si opponeva all’uso delle macchine e della tecnologia che, oltre a impoverire la terra, avrebbero distrutto la tradizione e i valori morali della cultura contadina. Nel 1930 pubblicò il suo manifesto teorico “La nuova nobiltà di Sangue e Suolo”, coniando la formula “Blut und Boden” (Sangue e Suolo appunto), spesso usata da Hitler, che ebbe una presa enorme sulla cultura nazista, creando l’archetipo del Contadino, custode della terra e dello spiritotedesco. Nella sua lotta contro la modernità, il capitalismo e la società industriale, Darré lanciò una campagna per l’agricoltura biologica, a misura di contadino, autosufficiente, senza chimica, in cui anche per il suo lato spirituale trovò grande spazio l’agricoltura biodinamica, usata e sperimentata anche in campi di concentramento come Dachau. Dopo l’arresto di Hess e le dimissioni a cui fu costretto Darré per divergenze sempre più profonde con Himmler, ci fu una stretta su tutte le correnti esoteriche, ma non sull’agricoltura biodinamica che ebbe ancora un suo spazio perché ritenuta valida da un punto di vista scientifico più che spirituale.

 

Naturalmente le cose non stanno così. Non solo perché è intuitivamente difficile immaginare che pochi grammi di “cornoletame” spruzzati su un campo in una data congiunzione astrale producano un qualche effetto, ma perché ci sono stati ricercatori che hanno fatto studi per vedere se realmente dietro la diffusione e il successo commerciale del biodinamico ci fosse qualche elemento che andasse oltre la suggestione. Lo studio più completo è di una ricercatrice della Washington State University, Linda Chalker-Scott, che ha analizzato tutta la letteratura scientifica sull’agricoltura biodinamica (che dati i presupposti teorici non è vastissima): “Finora non ci sono chiari, consistenti o conclusivi effetti dei preparati biodinamici” e pertanto “non dovrebbe essere raccomandata come pratica basata sulla scienza”, dice lo studio. Naturalmente non vuol dire che sia un metodo dannoso, anzi è molto probabile trovare buoni prodotti biodinamici, ma nel prezzo sono contenute tutta una serie di pratiche e rituali irrazionali che non danno nessun valore aggiunto (almeno per il consumatore, perché ovviamente il valore esiste per chi vende i “preparati” steineriani).

 

Se ad adottare queste pratiche strambe fossero i poveri o la gente comune tutto verrebbe archiviato come superstizione, ma, come accade anche in altri contesti, diventano “moda” se ad accoglierle e diffonderle sono i circoli giusti. E paradossalmente, ma forse neppure troppo, questa agricoltura che aveva colpito l’immaginario della destra mistico-reazionaria nazista, in tempi recenti ha riscosso grande successo nel mondo ambientalista, della sinistra progressista e radical chic. Anche perché certi presupposti ideologici, almeno in questo campo, non sono molto differenti. In effetti se si conducesse un esperimento in cieco, facendo leggere a un gruppo di persone il pensiero del ministro del Reich Walther Darré contro le prime innovazioni in agricoltura e poi gli strali del fondatore di Slow Food Carlo Petrini o della guru indiana Vandana Shiva contro la Rivoluzione Verde, si otterrebbero risultati sorprendenti. I lettori faticherebbero a distinguerli, perché le critiche reazionarie poste e le soluzioni altrettanto reazionarie proposte sono davvero simili. E così ad esempio Slow Food, l’associazione di Petrini in prima linea nella battaglia contro il biotech e gli Ogm, pubblica libri sull’agricoltura biodinamica per suggerire “pratiche utili” che invitano a guardare “con un atteggiamento nuovo, anteponendo la sapienza del cosmo alla chimica”. Una grande appassionata del biodinamico è Giulia Maria Crespi, l’ex proprietaria del Corriere della Sera che ha portato il quotidiano della borghesia milanese a sinistra e aperto il proprio salotto ai sessantottini. La Zarina rossa è addirittura riuscita a tirare in mezzo a un convegno sull’agricoltura biodinamica tenuto in Bocconi, con il patrocinio del ministero delle Politiche agricole, anche Mario Monti, che da presidente dell’ateneo ha fatto i suoi saluti ai biodinamici. L’ingresso nei salotti della sinistra ha così offerto al biodinamico palcoscenici altrimenti inaccessibili. Ma il problema, più degli sponsor inconsapevoli, sono quelli informati come il ministero delle Politiche agricole che presenzia con i suoi massimi esponenti agli eventi sull’agricoltura biodinamica e la fa rientrare all’interno di un “piano strategico” per l’agricoltura. Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ha addirittura proposto di organizzare corsi universitari sull’agricoltura biodinamica, in pratica qualcosa di molto più lungo e impegnativo delle otto lezioni in una settimana con cui Steiner ha inventato tutto 90 anni fa.

 

Sembra facile distinguere scienza da cornoletame, ma in realtà neppure l’evidenza e il buon senso riescono a penetrare le più robuste corazze ideologiche. Altrimenti non si spiega come certe credenze siano potute resistere e prosperare per oltre un secolo attraversando contesti storici, sociali e ideologici così differenti. Un fine intellettuale come Michele Serra, dopo un articolo sul Post di Davide De Luca che metteva in dubbio la serietà delle dottrine agricole steineriane, ha difeso pubblicamente l’agricoltura biodinamica, definendo “scientisti” i diffidenti: “I biodinamici, per quanto spassosa possa sembrare la loro attitudine a seppellire corna di mucca, e per quanta derisione possa meritare il fatto che lavorano di più e raccolgono di meno, non producono danno ambientale – ha scritto dondolandosi sulla sua amaca su Repubblica – Mentre chi riempie di lordure chimiche i campi e inquina le falde non paga un centesimo”. Il biodinamico è l’ala estremista del biologico, ma è comunque dalla parte giusta, sono bio-compagni che sbagliano. Dario Bressanini, chimico e noto divulgatore scientifico, ha commentato con un misto di sarcasmo e sconforto: “Una volta c’era la sinistra al caviale, ora quella al cornoletame. Non è cambiato molto”. Forse non molto, ma in ogni caso in peggio.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali