Alla Scala

Le vanità del mondo nei costumi di don Carlo

Per il terzo anno è ancora “Prima della Prima”. Note dalla serata del 6 dicembre curata dal “Foglio della Moda” con Bellavista nel Ridotto Toscanini del Teatro alla Scala

Il peso dello stato, la cappa della religione e di una teocrazia mascherata (“dunque il trono piegar/dovrà sempre all’altar”), tema di fondo del “don Carlo” di Giuseppe Verdi, anticlericale anche lui appena mascherato, che questa sera inaugura la stagione 2023-2024 e attorno al quale il regista Lluis Pasqual ha lavorato a lungo, hanno ispirato e anche guidato la realizzazione dei meravigliosi costumi disegnati da Franca Squarciapino, premio Oscar 1991 per “Cyrano de Bergerac”. Un importantissimo lavoro al tempo stesso filologico e moderno, realizzato interamente dalla sartoria interna del Teatro alla Scala, che ha molto e dichiaratamente apprezzato di farsi guidare, per la settima volta, dalla grande artista, moglie dello scomparso Ezio Frigerio di cui coltiva la memoria e anche il progetto di un museo nella “sua” Erba. Un luogo di riflessione e studio, “con caffè letterario”, di cui si è parlato ieri sera per la terza edizione del progetto “Prima della Prima”, curato dal “Foglio della Moda” in collaborazione con Bellavista e il Teatro alla Scala.

Con il critico Mattia Palma, la curatrice del “Foglio della Moda” Fabiana Giacomotti e il direttore dell’ufficio stampa della Scala Paolo Besana nelle vesti di moderatore, Squarciapino ha raccontato del lavoro sui tessuti, preziosissimi, delle prime parti in palcoscenico (dono di Canepa, i proprietari di Taroni, tessutati dell’alta moda da decenni, dell’uso eclettico del nero (che, all’epoca come tuttora, era il colore più difficile da ottenere e il più caro, quindi la tinta par excellence della grande borghesia e della nobiltà), e delle tinte colorate di cui ha abbigliato il popolo, mentre le parti corali sono state abbigliate in abiti religiosi (sì, anche le parti femminili, suntuose, ricalcano il modello vestimentario delle converse nobili dell’epoca; dunque, niente sai, ma veli, gorgiere e scollature, andarsi a rivedere la ritrattistica per verificare). Sedute del Ridotto Toscanini affollatissime, molti volti e nomi della Milano che si frequenta senza troppo parere: Lucio ed Esther Velo van Hulst, David Goldstaub e Maria Teresa Branca, Laura Morino con Vera Castagna, Nora Parini con Mattia Boffi Valagussa, Pilar Palacio Ordonez e Katya Fernandez, Anna Zacchera, Alberto Cavalli, Rosita e Angela Missoni, Gigliola Castellini Curiel con la mamma, Raffaella Curiel che ancora una volta questa sera vestirà molte delle signore della Prima, Diego Dolcini molto interessato ai tempi di realizzazione di uno spettacolo rispetto a quelli di una collezione di moda, sul fronte “gioielliero” Beatrice Beleggia, e ancora Gianni Giannini, oltre a un foltissimo pubblico di giovani appassionati di costume teatrale. Ad accoglierli, la presidente di Terra Moretti, Francesca Moretti, e ovviamente la nuova cuvée, una strepitosa annata 2019 che, par di capire, verrà esaurita proprio con la produzione limitata per il Teatro alla Scala, con cui Bellavista festeggerà il prossimo anno i due decenni di collaborazione.