Giorgio Mulè (foto Ansa)

l'intervista

"La riforma della giustizia è nel solco dei costituenti. Anm, Pd e Gratteri sono smemorati”. Parla Mulè

Ermes Antonucci

Intervista al vicepresidente della Camera e responsabile di Forza Italia della campagna per il Sì al referendum: "La subordinazione del pm all’esecutivo esiste soltanto nella mente deviata di chi non ha ragioni, quella del gip al pm è un dato di fatto. Con la separazione delle carriere diminuiranno i casi di ingiusta detenzione”

“La riforma della giustizia non appartiene a una parte politica, ma è una riforma di civiltà che va esattamente nel solco della Costituzione. Alla congregazione degli smemorati, che va dal Pd all’Anm, passando per magistrati di primo piano come Gratteri, suggerirei un ripasso degli atti e dei lavori preparatori dell’Assemblea costituente perché lì c’è il seme di ciò che è previsto nella riforma di oggi: i giudici emettono le sentenze in nome del popolo italiano che – cito la Costituente – è il mandante della magistratura. E la precondizione è che i giudici siano autonomi, indipendenti e imparziali. Da qui l’articolo 104 della Costituzione, che non viene neanche sfiorato dalla riforma. Anzi si dà finalmente piena attuazione al principio di terzietà del giudice”. Lo dice al Foglio Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e responsabile della campagna referendaria di Forza Italia per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale della giustizia. La campagna azzurra comincerà proprio oggi con un evento a Palermo. Prevista la partecipazione, oltre a Mulè, di Tommaso Calderone (deputato FI), Francesco Greco (presidente del Consiglio nazionale forense), Sebastiano Neri (già presidente della Corte d’appello di Messina), Francesca Scopelliti e Bartolomeo Romano (presidente e vicepresidente del comitato “Cittadini per il Sì”). 

 

Mulè, vi accusano di voler ridurre l’indipendenza delle toghe. “Neanche il mago Otelma o il mago Do Nascimento sarebbero capaci di tirar fuori questo argomento, che non poggia su alcun dato empirico. L’articolo 104 rimane intonso. I detrattori si affidano alla divinazione per ipotizzare uno scenario che loro pensano possa realizzarsi ma che non è reale, è immaginifico. E’ la mossa disperata di un fronte che non ha ragioni concrete per contestare la riforma”, risponde Mulè. 

 

L’altra accusa che vi viene rivolta è di strumentalizzare i casi di errori giudiziari e di ingiuste detenzioni, che – sostengono l’Anm e gli altri oppositori della riforma – non diminuiranno grazie alla riforma. “Invece è proprio così. Con la separazione delle carriere tra pm e giudici vedremo diminuire i casi di ingiusta detenzione”, replica Mulè. “Mentre la subordinazione del pm all’esecutivo esiste soltanto nella mente deviata di chi non ha ragioni, l’assoggettamento del gip al pm è un dato di fatto. Non serve scomodare Di Pietro, che ha detto di sapere bene cosa significa avere un gip assoggettato ai pm, riferendosi alla sua esperienza di magistrato all’epoca di Mani Pulite. Basta guardare i numeri (i gip accolgono il 94 per cento delle richieste dei pm di procedere a intercettazioni telefoniche o ambientali, e il 99 per cento delle richieste di proroga di intercettazioni) per avere evidenza del fatto che durante le indagini preliminari il giudice non si sente libero. C’è un assoggettamento psicologico e reale dovuto al fatto che la progressione di carriera del giudice dipende dalle valutazioni che riceve proprio dai pm al Csm. Soltanto con una separazione netta delle carriere, e delle formazioni, quel giudice potrà finalmente giudicare in maniera libera. E si avranno meno casi di ingiusta detenzione”. 

 

Il sorteggio dei due futuri Csm toglie dignità ai magistrati? “Il sistema è degenerato proprio perché il Csm viene erroneamente percepito da molti come un organo di rappresentanza politica dei magistrati. L’unico mezzo possibile per superare questo circolo vizioso è il sorteggio, che spezza il rapporto insano tra magistrati e correnti, e in questo modo anche il mercimonio degli incarichi che avviene all’interno del Csm”, spiega il vicepresidente della Camera. “Ogni giorno i magistrati assumono decisioni delicatissime, come arresti, sequestri, misure di prevenzione, condanne fino all’ergastolo. Perché, se sorteggiati al Csm, non sarebbero competenti per decidere su trasferimenti e promozioni dei loro colleghi? La verità è che le correnti considerano inidonei i togati che non rispondono ai loro input”. 

 

Come si svilupperà la vostra campagna referendaria, a partire da Palermo? “Da gennaio faremo in ogni provincia almeno tre eventi dedicati al Sì, allestiremo contemporaneamente oltre 500 gazebo in tutta Italia, stiamo preparando dei vademecum sui contenuti della riforma. Il 24 gennaio, a ridosso della discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, celebreremo a Roma una grande giornata legata alla giustizia. Ci impegneremo molto a livello locale e ovviamente su tutte le piattaforme social. Il nostro primo obiettivo è portare quanta più gente possibile a votare, non nel nome di Forza Italia, ma nel nome di una giustizia giusta”, conclude Mulè. 
Ermes Antonucci

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]