Il presidente dell'Anm Cesare Parodi (foto LaPresse)

esondazioni

Il caso Toso, l'ipocrisia dell'Anm e l'autobavaglio della stampa

Ermes Antonucci

Il caso del pm di Torino, che ha criticato la riforma costituzionale in una requisitoria, è diventato l’emblema non solo dello spirito corporativo della magistratura, ma anche della sudditanza psicologica di certe testate giornaliste nei confronti delle procure

“Il pm Paolo Toso ha criticato la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere in avvio della sua requisitoria davanti al tribunale di Torino. Ammetto di aver trovato quelle affermazioni un po’ singolari, visto che non riguardavano l’oggetto del processo. Le sue parole sono state quelle riportate nella prima agenzia Ansa”. Lo dice al Foglio un avvocato presente mercoledì scorso all’aula del tribunale di Torino, confermando la notizia pubblicata su questo giornale venerdì sulle incredibili affermazioni contro la riforma Nordio espresse dal pm Paolo Toso durante la requisitoria di un processo nei confronti di due agenti. “Questo è un caso che rende preoccupante il progetto di separazione delle carriere dei magistrati. E’ stata l’autonomia del giudizio a permetterci di operare un vaglio critico degli elementi che ci sono stati forniti”, ha detto Toso. Una palese esondazione nel campo della politica, in violazione del principio di separazione dei poteri, che ha determinato l’iniziativa di cinque consiglieri laici del Consiglio superiore della magistratura, che hanno chiesto l’apertura di una pratica nei confronti del sostituto procuratore di Torino, affinché siano valutati eventuali profili di incompatibilità funzionale o responsabilità disciplinare a carico del magistrato. 

 

La prima a riportare le parole del pm Toso era stata l’Ansa, con un’agenzia pubblicata mercoledì. Prima di riprendere le dichiarazioni di Toso, questo giornale aveva verificato la notizia, avendo conferma che il giornalista dell’Ansa di Torino aveva riportato ciò che aveva ascoltato nell’aula di tribunale. La pubblicazione delle parole di Toso sul Foglio di venerdì scorso ha scatenato un putiferio sul piano giudiziario. In poche ore, il “caso Toso” è diventato l’emblema non solo dello spirito corporativo che anima la magistratura, ma anche della sudditanza psicologica di certe testate giornaliste nei confronti delle procure dalle quali si abbeverano quotidianamente di notizie. 

 

Dopo la presa di posizione dei consiglieri laici del Csm di area centrodestra, secondo i quali le parole di Toso “rappresentano una presa di posizione politica impropria, espressa in un contesto – l’aula di giustizia – che richiede il massimo equilibrio e imparzialità”, l’agenzia Ansa di Torino ha pubblicato un’agenzia singolare (a 48 ore di distanza dalla prima), né di formale rettifica della precedente agenzia (non è presente l’indicazione rettifica), né di precisazione da parte di Toso, in cui si sostiene che quest’ultimo non avrebbe mosso alcuna critica alla riforma costituzionale “sulla base di ciò che è stato detto nel corso dell’udienza” (una formula priva di senso). A pubblicare l’agenzia è stato lo stesso giornalista autore della prima, che di fatto si è autosmentito. Un modo evidentemente per mantenere buoni rapporti con la procura torinese.

 

I consiglieri togati al Csm della corrente Unicost hanno colto la palla al balzo per accusare i laici di centrodestra di voler silenziare magistrati “sgraditi”, sulla base di una “notizia, diffusa con enfasi, che si è rivelata ben presto gravemente inesatta”. L’Associazione nazionale magistrati del Piemonte ha emesso un comunicato in cui attacca Il Foglio, affermando che la notizia da noi pubblicata “non è stata controllata” ed “è stata prontamente e formalmente smentita con comunicato Ansa”. Un’accusa allo stesso tempo denigrante nei confronti del nostro quotidiano, visto che la notizia era stata verificata, e allo stesso tempo inesatta, visto che la seconda agenzia Ansa è arrivata dopo 48 ore. Un’agenzia che ora, di fronte all’ulteriore testimonianza di un avvocato presente in aula in quel momento, risulta ancora più paradossale. 

 

L’Anm nazionale si è invece limitata a dire che l’iniziativa dei consiglieri laici ha l’intento “di danneggiare l’immagine della magistratura agli occhi dell'opinione pubblica e di limitare la libertà di pensiero e di parola dei singoli magistrati”. Come se la libertà di pensiero dei magistrati dovesse passare attraverso le requisitorie. 

 

Insomma, il “caso Toso” è tutt’altro che chiuso. Il Csm (e, perché no, anche il ministro Nordio) farebbe bene a svolgere le sue verifiche, a tutela dell’immagine di imparzialità della magistratura. Mentre alcuni direttori di agenzia dovrebbero buttare un occhio su ciò che accade in certe loro redazioni. L’indipendenza dell’informazione passa anche dall’indipendenza dalle procure. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]