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l'eterna boiata

Il M5s attacca Mori riesumando il mito della trattativa stato-mafia, bocciato dai giudici

Ermes Antonucci

Scarpinato, Conte & Co. attaccano l'ex ufficiale del Ros e la Commissione Antimafia riproponendo il teorema della Trattativa, smentito dalla Cassazione. Un'ossessione dura a morire

Una Trattativa è per sempre, come un diamante, o in questo caso come un’ossessione. Il 27 aprile 2023 la Cassazione ha fatto piazza pulita del teorema sulla cosiddetta “trattativa stato-mafia”, alimentato per anni dalla procura di Palermo e dal sistema politico-mediatico al seguito, assolvendo definitivamente i tre alti ufficiali del Ros dei Carabinieri imputati (Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno) “perché il fatto non sussiste”. La sentenza, però, non è bastata a mettere fine al mito della Trattativa. Uno dei pm del processo palermitano, Nino Di Matteo, ha ripetutamente attaccato in pubblico la Cassazione, che avrebbe adottato “un colpo di spugna che cancella vicende troppo scabrose per il paese”, e che a suo dire sarebbe “entrata nella valutazione dei fatti”, quindi esondando dalle sue competenze. La Cassazione è stata picconata anche dall’ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, oggi senatore del Movimento 5 stelle, partito che fin dalla sua nascita ha offerto sponda politica alla tesi dei magistrati di Palermo. Proprio il M5s nei giorni scorsi si è reso protagonista di un durissimo scontro a distanza con Mori e De Donno, che sono stati chiamati a fornire la loro testimonianza in Commissione parlamentare Antimafia sull’indagine mafia-appalti, della quale si sta occupando  la commissione in relazione alla strage di Via D’Amelio.

 

Durante l’audizione, e nel corposo dossier consegnato ai commissari, Mori e De Donno hanno accusato i magistrati siciliani di aver ostacolato l’indagine voluta da Falcone e Borsellino sugli appalti condizionati da Cosa nostra, che all’inizio degli anni Novanta fu condotta proprio dai due ufficiali del Ros. Il giorno dopo, in una conferenza stampa il leader del M5s Giuseppe Conte ha attaccato la maggioranza di centrodestra per aver permesso a Mori e De Donno di portare la loro testimonianza, arrivando a parlare di “depistaggio istituzionale”: “Si sta indagando solo su via D’Amelio, spingendo verso una relazione finale focalizzata su una pista che stravolge la verità dei fatti”. Il M5s ha anche depositato una relazione di 90 pagine per smentire le affermazioni fatte da Mori e De Donno in Antimafia, definite “falsità”. 

 

Ciò che colpisce della relazione grillina è l’ennesima riesumazione della “trattativa stato-mafia”: secondo i pentastellati, Mori e De Donno avrebbero riferito in Antimafia notizie false con l’obiettivo di “scrollarsi di dosso oltre che le responsabilità penali anche quelle morali” che secondo loro emergerebbero dal processo sulla Trattativa. Iniziando l’interlocuzione con Ciancimino dopo l’uccisione di Falcone, infatti, secondo Scarpinato e gli altri, Mori e De Donno avrebbero “aperto un vaso di Pandora incontrollabile, che alimentò un tragico gioco al rialzo della strategia stragista di cui la prima vittima potrebbe essere stato proprio Borsellino e a seguire le vittime delle stragi del 1993 di Via Georgofili a Firenze nella notte tra il 26 e 27 maggio 1993 di Via Palestro a Milano la sera del 27 luglio 1993”. Insomma, secondo il M5s la causa dell’uccisione di Paolo Borsellino e delle altre stragi mafiose sarebbe stata proprio la “trattativa” dei Ros con Cosa nostra. E tutte le “falsificazioni” di Mori e De Donno troverebbero smentita nell’analisi dei documenti giudiziari. 

 

Peccato che la Cassazione nella sua sentenza sottolinei come “Cosa nostra, sotto la direzione di Salvatore Riina, sin dall’omicidio dell’on. Salvo Lima, stesse realizzando una propria strategia terroristica, volta all’ottenimento di concessioni da parte dello stato, e che, dunque, sarebbe proseguita anche a prescindere dall’intervento degli imputati appartenenti al nucleo operativo dei Ros”. Per la Corte, infatti, “non può ritenersi dimostrato sulla base degli apodittici rilievi della sentenza impugnata che l’interlocuzione ricercata da Subranni, da Mori e da De Donno sia stata idonea a integrare una forma di rafforzamento del proposito criminoso dei vertici di Cosa nostra di minacciare il governo”, anche attraverso la successiva uccisione di Borsellino. Evidentemente questi passaggi sono sfuggiti all’attenzione di Scarpinato e degli altri grillini. 

 

Al M5s deve essere sfuggita anche la sentenza del processo “Borsellino quater” sulla strage di Via D’Amelio, che individua proprio nell’attenzione posta da Borsellino all’inchiesta mafia-appalti uno dei possibili motivi che spinsero Cosa nostra a uccidere il magistrato. Per Scarpinato & Co. l’unica cosa che conta è la Trattativa (mai esistita). 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]