Editoriali
Il presidente dell'Anm minaccia i politici sulla separazione delle carriere
Giuseppe Santalucia, capo del sindacato delle toghe, si scaglia contro la proposta sulle carriere separate lanciando uno strano avvertimento alla classe politica: "Il pm sarà un problema di cui la politica si accorgerà"
Oggi i pm hanno cinque componenti del Csm su un totale di trenta consiglieri. Con la riforma che ipotizza il Guardasigilli, con la separazione delle carriere, il nuovo Csm avrà una maggioranza di pm. Un domani quindi il pm avrà un potere enorme e sarà un problema di cui presto la politica si accorgerà”.
Più che una previsione, la dichiarazione rilasciata dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ai microfoni di Sky Tg24, suona come una minaccia rivolta a tutta la classe politica: state attenti a separare le carriere, perché i pubblici ministeri poi si ricorderanno di voi. Come se non bastassero le inchieste che già oggi vengono continuamente aperte nei confronti di esponenti politici, spesso con tempistiche discutibili ed esiti fallimentari per l’accusa. Andando oltre la velata minaccia, ciò che colpisce è l’assenza di logica nelle affermazioni di Santalucia. Secondo il presidente dell’Anm, nel caso in cui venisse istituito un Csm per i pubblici ministeri, questi ultimi avrebbero un potere enorme perché la maggioranza dei componenti del Csm sarebbe costituita proprio da pm. Seguendo lo stesso ragionamento, dovremmo concludere che, visto che il Csm attuale è composto per due terzi da membri togati (cioè eletti dai magistrati), la magistratura in Italia gode di un potere enorme. Insomma, una confessione.
Le parole di Santalucia, comunque, costituiscono paradossalmente l’assist migliore al governo per proporre due Csm con una composizione paritaria fra togati e laici. Proprio lo scenario che l’Anm rifiuta con la massima forza. Nel caso in cui, però, a Nordio venisse in mente di avanzare questa modifica, i magistrati saprebbero con chi prendersela: con il loro presidente.