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l'intervista

Assolto dopo 4 anni e mezzo l'ex sindaco di Legnano: “Fine di un incubo”

Ermes Antonucci

Gianbattista Fratus assolto in appello dalle accuse di turbativa d'asta e corruzione elettorale. Nel 2019 venne posto agli arresti domiciliari. "Oggi mi sento sollevato, però la ferita resta, non si può dimenticare", racconta al Foglio

“Oggi mi sento sollevato, però la ferita resta, non si può dimenticare. La vicenda giudiziaria è durata 56 mesi e tre giorni. Sono lunghi. Si fa in fretta a pronunciarli, ma sono lunghi”. Così, intervistato dal Foglio, l’ex sindaco leghista di Legnano Gianbattista Fratus commenta la sentenza con cui venerdì scorso la corte d’appello di Milano, ribaltando la condanna in primo grado a due anni e due mesi, lo ha assolto dalle accuse di turbativa d’asta e corruzione elettorale. Nel maggio 2019 Fratus, all’epoca primo cittadino di Legnano, venne posto agli arresti domiciliari, insieme all’assessore ai Lavori pubblici Chiara Lazzarini. L’allora vicesindaco Maurizio Cozzi finì addirittura in carcere. Anche loro, come Fratus, sono stati tutti assolti in appello dopo la condanna in primo grado (per loro l’accusa era solo di turbativa d’asta).

 

L’inchiesta venne battezzata dagli inquirenti “Piazza pulita” (alla faccia della presunzione di innocenza) e cambiò la storia politica della città milanese, portando al commissariamento del comune e al ritorno alle urne, dalle quali uscì vincente l’attuale amministrazione di centrosinistra. La vicenda esplose in piena campagna elettorale per le elezioni amministrative ed europee, finendo al centro delle polemiche politiche a livello nazionale. L’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, parlò di “emergenza corruzione”. Il vicepremier Luigi Di Maio di “nuova Tangentopoli”.

 

“E’ stato un incubo per me, per la mia famiglia, per i miei cari, per chi mi conosceva”, racconta oggi Fratus. “Ho ricevuto solidarietà da parte di molte persone e da parte del movimento a cui appartengo. Mi dicevano ‘vedrai che finirà bene, una persona come te non può aver fatto queste cose, non ti preoccupare’. Grazie a Dio è finita bene, ma ci sono voluti quattro anni e mezzo”. 

 

A causa dell’inchiesta, Fratus trascorse sette mesi agli arresti domiciliari. Revocati i domiciliari, gli venne applicato per circa sei mesi il divieto di dimora nel comune di Legnano. Una doppia onta per l’allora primo cittadino. “Come l’ho vissuta? Come uno che viene accusato di essere un criminale – dice Fratus – Diversi politici e la stampa mi dipinsero come un politico corrotto, quando ho sempre fatto politica per passione. Mi sono sentito in colpa anche per le altre persone che vivevano con me e che erano state coinvolte nella vicenda”.

 

I tre amministratori vennero accusati principalmente per una serie di nomine effettuate dal comune di Legnano. La difesa degli imputati (per Fratus gli avvocati Maira Cacucci e Alessandro Bernasconi) ha evidenziato come le procedure contestate dalla pubblica accusa non fossero gare, ma manifestazioni di interesse, in cui c’è una valutazione fiduciaria, che rientra nell’ambito della legittimità discrezionalità della pubblica amministrazione. 

 

“A Legnano non sono più tornato – rivela ora Fratus – Vado da mia figlia che abita lì, ma nella zona periferica. Ma il centro di Legnano non l’ho più visto. Non ci sono più andato e non so neanche se ci andrò ancora”. Non va perché le fa male? “Sì. Da sindaco sono stato buttato fuori come un delinquente e l’idea di ritornarci… Non lo so. Forse un giorno mi sveglierò e ci andrò, ma in questo istante non me la sento proprio”. 

 

Avendo vissuto sulla propria pelle le storture della giustizia italiana, Fratus si sente però di lanciare un messaggio al governo, al ministro Nordio e alla maggioranza politica ora presente in Parlamento: “La magistratura va riformata e le intercettazioni vanno regolate. Quello che si sta facendo adesso credo sia giusto. Le intercettazioni telefoniche sono importanti, non lo metto in dubbio, però la loro interpretazione può cambiare in base ai toni, ai modi di parlare, a chi ci si riferisce, ai tempi con cui le parole vengono dette. Guardi, estrapolare solo alcune parole da un’intercettazione cambia tutto, cambia il mondo, e cambia anche il giudizio nei confronti di quella persona. La materia deve essere riformata, qualcosa si deve fare perché così non si può andare avanti. Si rovinano le vite”. “A parte me, questa vicenda ha toccato mia moglie, mia figlia, i miei amici. I magistrati devono essere sicuri di quello che fanno prima di condannare un uomo”, conclude. 
Ermes Antonucci

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]