editoriali

Lo show garantista (!) di Davigo a DiMartedì

Redazione

L’ex pm di Mani pulite scopre magicamente un’altra faccia della presunzione: quella di innocenza. Sarà perchè intanto è stato condannato in primo grado a un anno e tre mesi per rivelazione di segreto d'ufficio?

A volte l’ironia della sorte propone ribaltamenti di ruoli che mai si sarebbero potuti immaginare. Uno di questi è andato in scena a “DiMartedì”, di Giovanni Floris, quando i telespettatori hanno potuto ammirare Piercamillo Davigo invocare la presunzione d’innocenza mentre bisticciava con un parlamentare di Forza Italia. In realtà il forzista Alessandro Cattaneo non ha accusato l’ex pm di Mani pulite, ma ha maliziosamente ricordato la sua condanna a un anno e tre mesi per rivelazione del segreto d’ufficio, in merito alla divulgazione dei verbali di Piero Amara sulla  fantomatica “loggia Ungheria”, commentando che continua a ritenerlo innocente fino al terzo grado di giudizio: “Con Davigo sono garantista, mica dico che è un delinquente”, ha affermato Cattaneo.

 

L’ex presidente dell’Anm e consigliere del Csm, figura di riferimento dei giustizialisti italiani, si è messo subito sulla difensiva sbandierando come raramente fatto nella sua vita di ospite televisivo l’articolo 27 della Costituzione: “A parte il fatto che  c’è la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva – ha esordito Davigo –. Se almeno sapesse di che si tratta, chi parla forse si rimangerebbe quello che ha appena detto: ho fatto il  mio dovere, ho informato gli organi di vertice dell’ordine giudiziario di ciò che era accaduto alla procura di Milano”. A parte che questa è proprio la ragione della condanna, la ricostruzione è comunque incompleta, perché Davigo ha informato anche un deputato del M5s che non risulta essere il vertice della magistratura.

 

In ogni caso, Davigo proprio da Floris aveva un po’ presuntuosamente detto che l’ex procuratore di Milano Francesco Greco aveva violato la legge, e invece è stato archiviato. Poi aveva detto che muovendosi al di fuori delle regole non ha violato alcuna legge. La presunzione (“atteggiamento ispirato ad ambizioni o pretese orgogliose) non ha mai fatto difetto a Davigo. Ora, nella condizione di imputato condannato in primo grado, ha arricchito il suo bagaglio retorico di presunzione con quella d’innocenza.

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