Girotondo di opinioni

“Più avvocati a Via Arenula, ma paghi il ministero”. Il coro dei partiti

Ermes Antonucci

La politica replica alla proposta lanciata sul Foglio dal presidente del Cnf Greco ("Siamo disponibili a pagare i compensi degli avvocati collocati al ministero della Giustizia"). Parlano Zanettin, Maschio, Costa e Orlando

Ha generato reazioni contrastanti la proposta lanciata mercoledì scorso dalle pagine del Foglio da Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense: “Stop all’occupazione dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia da parte dei magistrati. Affinché al ministero sia destinato un numero adeguato di avvocati, siamo disponibili a farci carico dei loro compensi”. Gli avvocati, infatti, a differenza dei magistrati, se chiamati a svolgere incarichi al ministero non possono contare su una retribuzione propria. L’organismo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura italiana si dice pronto a partecipare alle spese per dare un compenso agli avvocati collocati all’ufficio legislativo. 

 

“L’iniziativa del Cnf ha il merito di smuovere le acque sul tema dei magistrati fuori ruolo”, dichiara al Foglio il senatore di Foza Italia, Pierantonio Zanettin. “La finalità della proposta, cioè quella di garantire un maggior ruolo per gli avvocati all’interno del ministero, è condivisibile – aggiunge – Sappiamo tutti che il problema è in larga parte economico perché le indennità garantite in questo momento dal ministero agli avvocati non sono competitive con i compensi che questi ricevono nella loro attività professionale”. “Ovviamente riconosco che la proposta è altrettanto provocatoria. Dovrebbe infatti essere lo stesso ministero a garantire un’equa ripartizione nei propri uffici di tutti gli attori del pianeta giustizia: avvocati, professori universitari, magistrati”, conclude Zanettin. 

 

“Non entro nella polemica ‘sì o no ai magistrati fuori ruolo’”, afferma Ciro Maschio, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Giustizia di Montecitorio. “Interpreto la provocazione dell’amico e collega avvocato Francesco Greco come un condivisibile auspicio che si consolidi nel tempo anche in sede al ministero un coinvolgimento dei rappresentanti dell’avvocatura, così come dei docenti universitari, per avere, insieme ai magistrati, le migliori menti giuridiche a supporto nell’elaborazione dei testi normativi”. 

 

“La proposta di Greco coglie un punto importante”, dichiara Enrico Costa, deputato di Azione. “Bisogna dire che non ci sarebbe bisogno di un intervento del Cnf se il ministro utilizzasse il suo budget non per prendere magistrati, bensì avvocati. I magistrati costano meno e quindi vengono scelti loro, ma è una scelta del ministro, non è una scelta obbligata”. “Tutto l’apprezzamento e la stima per Greco – aggiunge Costa – ma, secondo me, avrebbe fatto meglio a uscire dalla commissione ministeriale, abbandonando i lavori. Il governo ha usato gli avvocati solo come foglia di fico per raggiungere altri obiettivi, come sempre a tutela degli interessi dei magistrati”. “Del resto questo è un governo che sul tema dei rapporti fra magistratura e politica fa passi da gambero pesantissimi: sulla Cartabia c’era una delega e la sta smontando, sulle porte girevoli c’era un provvedimento e lo sta cambiando. Tutto a tutela della conservazione di interessi giganteschi”, conclude Costa. 

 

“Io sono stato il primo a portare un avvocato nell’ufficio legislativo del ministero della giustizia, il professore e avvocato Giampaolo Parodi, nominandolo vicecapo dell’ufficio”, esordisce l’ex Guardasigilli Andrea Orlando, oggi deputato del Pd. “Sono d’accordo sul rafforzare la presenza degli avvocati – prosegue – ma credo che la proposta di Greco sia una provocazione perché è evidente che un funzionario pubblico, seppure pro tempore, non può essere pagato da un soggetto privato. Bisognerebbe affrontare il tema prevedendo un compenso differenziato per chi non proviene dalla carriera pubblica”.

 

La sovrarappresentazione di magistrati negli incarichi di vertice di Via Arenula rappresenta una distorsione costituzionale, come sostenuto da Greco? “L’affermazione mi pare un po’ forzata – replica Orlando – Sicuramente è preferibile che ci sia un pluralismo più consistente nella formazione del procedimento legislativo, a prescindere dal fatto che poi chi siede all’ufficio legislativo sia chiamato ad applicare le leggi, come i magistrati, oppure a farle valere a tutela del proprio assistito, come i legali”. 
 

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