Le tensioni infinite tra FdI, Lega e FI su intercettazioni e trojan

Ermes Antonucci

Gli azzurri propongono di limitare l'uso del trojan solo ai reati più gravi, ma meloniani e leghisti si oppongono. Dopo ore di fibrillazioni, la crisi si ricuce in parte con lo stop alle intercettazioni a strascico

La riforma della giustizia torna a creare fibrillazioni nella maggioranza. Sono state quarantotto ore piene di tensioni tra Fratelli d’Italia e Forza Italia attorno alle intercettazioni. Lo scontro si è acceso mercoledì, quando nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia alla Camera gli azzurri hanno depositato un pacchetto di emendamenti al decreto del governo che estende il ricorso alle intercettazioni contro la criminalità organizzata. Tra le proposte anche una che prevedeva l’esclusione dell’uso dei captatori informatici (i trojan) per i reati di minore gravità, tra cui anche alcuni contro la pubblica amministrazione. Una scelta non condivisa da FdI, che con la Lega si è sempre mostrata molto restìa a limitare l’uso delle microspie. 

 

Nonostante l’opposizione degli alleati, Forza Italia ha tenuto il punto con il suo capogruppo in commissione Giustizia, Tommaso Calderone: “La linea di FI è quella e noi non ritiriamo i nostri emendamenti”. Il pugno duro, però, è durato soltanto pochi minuti. Quando è diventato chiaro che il governo avrebbe espresso parere negativo sulla proposta sui trojan, i forzisti hanno ceduto, ritirando l’emendamento e accettando l’apertura su proposte di modifica che riguardavano altri temi. Uno smacco per gli azzurri, soltanto parzialmente compensato dall’inserimento, nella relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni svolta al Senato, di un invito al governo a considerare una limitazione dell’uso del trojan per reati minori, inclusa la corruzione. 

 

Il passo indietro alla Camera di FI sul trojan ha fatto gongolare il leader di Italia viva, Matteo Renzi. “Mi spiace molto vedere Forza Italia, un partito che era garantista, ridotto nella condizione di ritirare gli emendamenti sul trojan”, ha detto Renzi, annunciando che sarà lui stesso a riproporre l’emendamento forzista al Senato. “Noi non facciamo da sponda a Forza Italia perché ha abdicato alla propria storia – ha attaccato il leader di Iv – Mi rivolgo a chi lo ha votato: come fate a stare con un partito che sulla riforma della giustizia presenta un emendamento che è nella storia di FI e poi lo ritira perché qualcuno gli dice ‘non disturbiamo il manovratore’? Adesso noi riprendiamo gli emendamenti che FI ha presentato e ritirato e diciamo ‘vediamo con quale faccia votate contro in commissione e in Aula’”.  

 

La crisi tra FI e FdI si è in parte ricucita ieri, con il via libera da parte delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera ai tre emendamenti riformulati dagli azzurri dopo il confronto con il governo: stop alle intercettazioni a strascico, a eccezione di quando si tratta di reati per i quali è previsto l’arresto in flagranza obbligatorio come mafia e terrorismo; divieto per la polizia giudiziaria di trascrivere nei verbali delle intercettazioni i contenuti non rilevanti ai fini dell’indagine; obbligo per il giudice di autorizzare la richiesta di intercettazione avanzata dal pm “con autonoma valutazione”. Il provvedimento arriverà in Aula martedì prossimo. 

 

Insomma, Forza Italia può perlomeno festeggiare l’approvazione della norma sulla limitazione delle intercettazioni a strascico. Sul trojan tutto rimandato a data da destinarsi, come confermato dal capogruppo di FI alla Camera, Paolo Barelli: sarà Nordio a intervenire con una riforma. 

 

La sensazione, alla fine di queste frenetiche quarantotto ore, è che sulla giustizia le tensioni tra forzisti, meloniani e leghisti continueranno a riproporsi ancora a lungo.