nella maggioranza

Lo stallo delle riforme della giustizia (e il litigio tra meloniani e forzisti)

Ermes Antonucci

L'esame delle proposte di riforma su abuso d'ufficio, prescrizione e separazione delle carriere resta in stand-by. Intanto Fratelli d'Italia e Forza Italia si azzuffano per farsi belli agli occhi dell'opinione pubblica

Sono ripresi, sia al Senato che alla Camera, i lavori sui provvedimenti di riforma della giustizia. Ripresi, ma sostanzialmente fermi. La contraddizione è ben presto spiegata: la commissione Giustizia del Senato ieri ha svolto una serie di audizioni sul disegno di legge presentato dal ministro Carlo Nordio lo scorso giugno, incentrato sull’abolizione dell’abuso d’ufficio. Peccato che le audizioni siano state sostanzialmente la ripetizione di quelle già effettuate a fine maggio alla Camera, dove era già in discussione una proposta di legge sull’argomento (il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, infatti è tornato a bocciare la riforma, così come il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia). A coordinare i lavori, inoltre, stavolta è la senatrice – e presidente della commissione – Giulia Bongiorno, notoriamente contraria all’abolizione tout court del reato di abuso d’ufficio, prevista dal ddl elaborato da Nordio, che dunque rischia grosso. 

 

Alla commissione Giustizia della Camera è invece ripresa l’attività con la riunione dell’ufficio di presidenza. Qui il dibattito, che entrerà nel vivo oggi, è incentrato sulla riforma della prescrizione, oggetto di ben tre proposte di legge (una di Enrico Costa, di Azione, una a prima firma di Pietro Pittalis, di Forza Italia, e una a prima firma di Ciro Maschio, di Fratelli d’Italia). Tutte puntano, con alcune differenze, a superare la riforma Bonafede, che ha previsto l’interruzione del decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. 

 

Nonostante l’ampia condivisione dei partiti, il retroscena è piuttosto preoccupante: le forze di maggioranza più impegnate nel dibattito, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si stanno infatti azzuffando attorno alla scelta del testo base su cui proseguire l’esame alla Camera. Come riferiscono fonti parlamentari, il contrasto non riguarda il contenuto delle proposte, tutte più o meno simili e comunque emendabili in futuro, ma la volontà di attribuirsi la paternità del provvedimento

 

Insomma, è tutta una questione di bandierine: come accaduto quasi sempre fino a ora, FdI avrebbe voluto porre la bandierina anche sulla riforma della prescrizione, adottando come testo base la propria proposta di legge. Stavolta, però, i meloniani hanno ricevuto la dura opposizione di FI, da sempre impegnata a difendere l’istituto della prescrizione e a denunciare i danni  causati dalla riforma grillina della prescrizione. Tra i due partiti è venuta a emergere una sorta di sfida, piuttosto imbarazzante, visto che la scelta del testo base costituisce solo il primo passo dell’esame del provvedimento, per giunta spendibile con l’opinione pubblica soltanto in termini molto superficiali. Ancora è da capire come questo scontro sarà superato, tuttavia è indicativo dell’esistenza di alcune tensioni all’interno della maggioranza attorno ad alcune riforme chiave della giustizia. 

 

Un altro fronte in cui il dibattito si appresta a riprendere, ma anche qui a rimanere fermo, è quello sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Oggi alla commissione Affari costituzionali della Camera, dove sono incardinate varie proposte di iniziativa parlamentare, saranno svolte alcune audizioni informali, tra cui quella (di nuovo) di Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm. Su questo tema, tuttavia, nei giorni scorsi il ministro Nordio ha ribadito che sarà il governo ad avanzare, più in là nel tempo, una propria proposta di riforma costituzionale. Anche queste audizioni, quindi, rischiano di rivelarsi quasi del tutto inutili