“La guerra fra Corte dei conti e governo in realtà non esiste”

Ermes Antonucci

Viaggio nella magistratura contabile (non associata). “Giusto superare la legislazione emergenziale, incluso il controllo concomitante”, dice al Foglio un'autorevole toga contabile

C’è chi la definirebbe un’aria di calma dopo la tempesta, ma ascoltando bene le voci di chi compone la magistratura contabile ci si accorge facilmente di come la tempesta da queste parti, in fondo, non sia neanche mai esplosa. “Togliendo i controlli concomitanti, il governo fa persino una cortesia alla Corte dei conti, che dal 2012 in poi ha vissuto una stagione di normative emergenziali che hanno scaricato una serie di competenze e di controlli in tutti i settori dell’amministrazione di cui la Corte farebbe volentieri a meno”, dice al Foglio un autorevole magistrato contabile, che preferisce l’anonimato. “Si tratta di una polemica molto gonfiata. All’interno non si percepisce alcuna aria di conflitto”, aggiunge, prima di rivelarci alcuni dettagli passati sottotraccia.

 

Al termine di un’assemblea straordinaria, tenutasi lunedì, l’Associazione dei magistrati della Corte dei conti (praticamente l’Anm dei giudici contabili) ha espresso “la netta contrarietà” sia all’eliminazione del controllo concomitante sia alla proroga dello scudo erariale, annunciando “ogni iniziativa utile a coniugare celerità e legalità dell’azione amministrativa nel rispetto delle norme nazionali e dei vincoli europei”. All’incontro, spiega la nostra fonte, “hanno partecipato circa duecento magistrati contabili sui quasi cinquecento che siamo. Una buona partecipazione, ma non credo che i vertici dell’associazione abbiano la presunzione di dire che rappresentano tutti. Il comunicato stampa è più un atto dovuto, piuttosto che qualcosa che prelude a chissà quale attività di protesta contro il governo”. Governo che intanto ieri ha incassato la fiducia della Camera sul provvedimento che limita i controlli della Corte dei conti sulle procedure relative al Pnrr. 

 

Il governo può aver sbagliato nei metodi,  e la reazione che c’è stata è la classica reazione corporativa di una parte della magistratura contabile, perché la stragrande maggioranza dei magistrati contabili è per sua natura moderata, nel senso apolitico del termine”, ci dice la fonte. “C’è una parte dell’associazione – aggiunge – che, o per ragioni cooperative o per ragioni di politica giudiziaria, ritiene che qualsiasi atto del governo possa compromettere la sua autonomia e la sua indipendenza, quando in realtà devo dire che nell’attività di ogni giorno non si registrano mai problemi di questo tipo”.

 

A questo punto la nostra fonte aggiunge un dettaglio finora non emerso, ma molto interessante: “In realtà, quando  dal governo Draghi fu introdotto il controllo concomitante con particolare riferimento alla gestione del Pnrr, la stessa associazione si mostrò contraria, perché riteneva che questo fosse un modo per attribuire una sorta di cogestione del potere amministrativo alla Corte, che così avrebbe visto oscurate la sua terzietà e la sua imparzialità. Si riteneva che il controllo in itinere, cioè in corso d’opera, durante l’attività amministrativa, potesse essere considerato una forma di cogestione della scelta politica”. 

 

Di questo passaggio c’è in effetti traccia nel discorso di saluto fatto nel febbraio 2022 dall’allora presidente dell’Associazione dei magistrati contabili, Luigi Caso, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, in cui si accusa il legislatore di aver “ampliato la funzione consultiva” della Corte dei conti “al punto da rasentare i confini di una funzione magistratuale terza ed equidistante – col rischio di farla impingere nella gestione amministrativa”.

 

“Dopo dieci anni di legislazione emergenziale – spiega la nostra fonte – introdotta dal governo Monti, che ha messo sotto controllo tutta la spesa pubblica attraverso la Corte dei conti, vogliamo che ci sia una rivisitazione di questo impianto, perché è corretto sia per le pubbliche amministrazioni, sia per noi che operiamo. L’atteggiamento dei vertici della Corte è molto sereno e costruttivo. L’associazione esercita in qualche modo un diritto di difesa. Ma non c’è alcun clima di guerra”. 

 

Sul tema dei controlli, del resto, la Corte costituzionale è stata molto chiara: “Le modalità attraverso cui si esercita la funzione di controllo appartengono in maniera esclusiva alla discrezionalità del legislatore”. “Nel merito, quindi, il problema non esiste. E’ chiaro che se il governo decide di abolire il controllo concomitante subito dopo un parere della Corte dei conti, una questione di metodo si pone, ma è solo questo”.

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