Il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto (Ansa)

alla camera

Stretta sulla Corte dei conti, domani il voto di fiducia. Opposizioni ancora divise

Iniziata la discussione a Montecitorio. Sul provvedimento il governo ha chiesto il voto di fiducia: si terrà domani. Calenda: “L’avrei fatto io quel provvedimento”. Il Pd: “Ci opporremo a questa inaccettabile forzatura”. Arriva in Palamento anche la relazione sul Pnrr

È il giorno del decreto Pubblica amministrazione alla Camera: fra le misure discusse in Aula ci sono i due emendamenti del governo che sottraggono alla Corte dei conti la funzione di controllo concomitante sul Recovery Plan e prorogano lo scudo erariale fino a giugno 2024. Il dibattito è iniziato alle 14 ma il voto di fiducia, chiesto dal governo sul provvedimento, è stato calendarizzato per la giornata di martedì 6 giugno, sempre alle 14. I tempi sono stretti, considerando che la legge va convertita entro il 21 giugno. Motivo per cui il decreto dopo essere licenziato dalla Camera arriverà al Senato la prossima settimana.

Le opposizioni si presentano all’appuntamento divise. Se il Terzo Polo si dice favorevole alla stretta sulla Corte – con il capo di Azione, Carlo Calenda, che a Mezz’ora in più su Rai 3 afferma: “L’avrei fatto io quel provvedimento” –, dagli altri partiti si preannuncia una levata di scudi. Le critiche più aspre sono arrivate dal leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte: “È evidente che la preoccupazione di Palazzo Chigi non sia mettere subito a terra i fondi del Pnrr ma non essere disturbati e controllati su come vengono spesi i soldi degli italiani”, ha affermato l’ex premier, con i pentastellati promettono “battaglia” in Aula. Dello stesso tenore anche le parole dell’alleanza Verdi-Sinistra italiana e del Pd: “Non è accettabile, ci opporremo in ogni modo a questa ennesima forzatura”, ha dichiarato la capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga.

Sempre oggi sarà poi trasmessa al Parlamento la relazione semestrale sullo stato di attuazione del Pnrr, la prima del governo Meloni, con la terza rata dei fondi europei che deve ancora essere sbloccata da Bruxelles.