(foto Ansa)

diamo loro un'onoreficenza

Un premio Tinguely ai creatori dell'installazione Trattativa 2013-2023

Guido Vitiello

Ci vorrebbe un bel riconoscimento per i pm di Palermo, che dopo dieci di processi finiti nel nella ricordano l’avanguardista le cui macchine inutili si autodistruggevano

Ai cavalieri inesistenti della procura di Palermo che sorretti dalla forza di volontà e dalla fede nella santa causa hanno guidato per dieci anni la crociata del processo Trattativa vorrei assegnare un premio, un’onorificenza, ma non è facile: è come scegliere un regalo per dei bambini che hanno già tutto. Uno ha totalizzato un numero di cittadinanze onorarie secondo solo a quelle che Benito Mussolini ottenne negli anni Venti, un altro ha potuto cimentarsi in una dozzina di tentate carriere più o meno pittoresche, un altro ancora è diventato senatore, senza contare gli incarichi e le promozioni interne alla magistratura. Cosa potrò mai offrire d’altro, a questi pluridecorati o plurimiracolati, che non abbiano già? Ho così pensato di premiarli per i loro meriti artistici, e insignirli del premio Jean Tinguely, l’avanguardista svizzero famoso per le sue macchine inutili che si autodistruggevano o esplodevano da sole. 

 

Il processo Trattativa è stato appunto una di queste macchine suicide, un’installazione complicatissima che si è smembrata pezzo per pezzo, rotella per rotella, in un happening durato dieci anni (Tinguely non aveva mai osato tanto), e nel suo disarticolarsi ha prodotto carriere, benemerenze, fortune giornalistiche, ha innescato fuochi artificiali di libri, film, gadget, festival, adunate. Cosa contano, davanti a tutto questo, le vite e le reputazioni che ha tenuto in ostaggio o che ha distrutto? 

 

Il premio Jean Tinguely è il minimo onore che possiamo tributare agli artisti che hanno messo su questo ingranaggio mirabolante, e con l’occasione vorrei affidare il discorso della cerimonia di premiazione a Giorgio Manganelli, che in una pagina degli Improvvisi per macchina da scrivere dedicata al processo Valpreda aveva, per così dire, allucinato la grande opera a venire, ignaro che qualcuno avrebbe avuto un giorno l’ardire di realizzarla: “E’ ragionevole supporre che codesto processo, via via aggregandosi altri procedimenti similari, affini, opposti, divergenti, consanguinei, contemporanei, precedenti, successivi, paralleli, coniugi, divorziati, seguaci, dovrà lentamente, cigolando della sua stessa inaudita mole, procedere di sede in sede, ad ognuna conferendo il prestigioso titolo di capitale totale del giure. Si moltiplicheranno i giudici, i testimoni, i supertestimoni, i sottotestimoni, le persone che passavano per caso, che non ci passavano per niente, verranno gradualmente coinvolti idraulici, pittori di bandiere, periti postali, orientalisti in pensione, allievi tamburini; prolifereranno avvocati di null’altro consapevoli che di quell’inaudito, sterminato, sconfinato processo. Man mano che giudici e avvocati verranno alla conclusione di una vita lunga e operosa, verranno messi in apposite barre a ruote e sospinti di città in città; per ossequio, essi assisteranno a tutte le fasi del processo che fu la loro vita”.

 

E poi, “un fervore di attività edilizia farà sorgere quartieri per accogliere la lenta folla salmodiante, le salmerie processuali, i medici, le vivandiere, le levatrici, i complessi strumentali. Si costruiranno castelli finto gotico per accogliere i documenti essenziali. Inoltre, dovrebbe essere ovvio che, giunto ad un certo livello di densità, di massa, un processo siffatto non è più arrestabile; come un gigantesco ‘buco nero’ nello spazio, esso attira a sé e ingloba nel suo nulla via via tutto ciò che gli si accosta. Dapprima si tratterà di persone coinvolte in contravvenzioni per sosta vietata, risse per donne, smercio di pesche e mele mezze e vizze; poi verranno arruolati omicidi di contesse, ladri di dirigibili, falsari di locomotive; saltando oltre la barriera spaziale, la Romania verrà persuasa a cedere un signore malrasato che nel 1937 attraversò una strada secondaria a dispetto del semaforo rosso; infine, superando la barriera del tempo, verrà associato il processo per l’uccisione di Enrico IV re di Francia, verrà riaperta l’istruttoria sulla morte di Mozart, e quella sui decessi sospetti di Alessandro Magno, Umberto I, e si porrà il quesito se l’Assunzione della Madonna sia compatibile con i regolamenti sulla utilizzazione dello spazio cosmico. Dopo tutto, quel che conta è la verità”. Diamo il premio Jean Tinguely ai creatori dell’installazione Trattativa 2013-2023.

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