giustizia

Sulle nomine il nuovo Csm sembra quello vecchio: il caso di Reggio Calabria

Ermes Antonucci

Il Consiglio superiore della magistratura si oppone di nuovo al Consiglio di stato, che ha annullato per due volte la nomina a capo della procura reggina di Giovanni Bombardieri, coinvolto nello scandalo Palamara

Sta diventando una telenovela senza fine la vicenda della nomina del capo della procura di Reggio Calabria, tra gli uffici giudiziari più importanti del paese, soprattutto nel contrasto alla ‘ndrangheta. A dispetto dei propositi di cambiamento rispetto all’“era Palamara”, il nuovo Consiglio superiore dei magistrati sembra, almeno su questa vicenda, muoversi con le stesse ambiguità del passato. Il Csm ha infatti deciso di presentare ricorso, attraverso l’Avvocatura dello stato, contro la sentenza con cui il Consiglio di stato, lo scorso gennaio, ha annullato per la seconda volta la nomina di Giovanni Bombardieri alla guida della procura reggina. Oltre a chiedere la revoca della sentenza, il Csm presenterà ricorso anche alla corte di Cassazione contestando un “eccesso di giurisdizione”.

 

La vicenda è così intricata da necessitare un breve riepilogo. Nell’aprile 2018 il Csm nominò come nuovo procuratore capo di Reggio Calabria Bombardieri, all’epoca procuratore aggiunto a Catanzaro, preferendolo a Domenico Seccia, ex capo della procura di Lucera e Fermo, e attuale sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione.

 

Da allora la nomina è stata annullata per ben due volte dal Consiglio di stato, massimo organo di giustizia amministrativa, che ha rintracciato nella scelta del Csm evidenti errori di valutazione dei profili dei due magistrati sulla base del testo unico sulla dirigenza giudiziaria, adottato dallo stesso Csm. In altre parole, Bombardieri aveva meno titoli di Seccia per essere nominato procuratore. Per i giudici amministrativi, Seccia (assistito dagli avvocati Alessandro Lucchetti e Francesca Paoletti) è stato “oggetto di un’immotivata svalutazione nel giudizio comparativo”.

 

La nomina di Bombardieri a procuratore di Reggio Calabria era stata annullata dal Consiglio di stato per la prima volta nel maggio dello scorso anno. Nonostante l’annullamento, il Csm aveva confermato all’unanimità la nomina di Bombardieri, ribadendo la decisione assunta quattro anni prima. Lo scorso gennaio, però, il supremo organo di giustizia amministrativa ha bocciato nuovamente la scelta del Csm. Per il Consiglio di stato, Bombardieri aveva meno titoli del suo concorrente, per questo il Csm “è andato alla ricerca di elementi di ordine quantitativo-dimensionale che potessero consentire di eliminare l’obiettiva prevalenza sul piano qualitativo” del profilo di Seccia.

 

Pur di far prevalere il profilo di Bombardieri, il Csm ha introdotto come elemento di valutazione la dimensione dell’ufficio di provenienza, un criterio non solo non previsto dal testo unico sulla dirigenza, ma che appare del tutto illogico se applicato a un procuratore aggiunto (come Bombardieri), che può al massimo coordinare “un gruppo di sostituti addetti, e non certo tutti quelli in organico nell’ufficio medesimo”. Non solo: il Csm ha attribuito a Bombardieri anche “una prolungata e variegata esperienza” nella trattazione dei processi per mafia, che “tuttavia non risulta dalla domanda di partecipazione al concorso per l’assegnazione dell’incarico”. Dal fascicolo personale di Bombardieri, infatti, “risulta che egli ha redatto soli quattro provvedimenti relativi a reati di mafia” (peraltro tre misure cautelari e una rogatoria internazionale).

 

In questo modo il profilo di Bombardieri è stato ritenuto dal Csm superiore a quello di Seccia, che invece vanta otto anni e mezzo come procuratore capo e un’esperienza ben più radicata nella lotta alla mafia. Una scelta a dir poco discutibile.

 

Come se non bastasse, sullo sfondo dell’intera vicenda si colloca il coinvolgimento di Bombardieri nello scandalo Palamara sulle nomine pilotate al Csm. Dalle migliaia di chat intercettate nel corso delle indagini, è emersa infatti non solo la stretta amicizia tra Luca Palamara e Bombardieri, entrambi membri di Unicost, ma anche l’interessamento del secondo per la propria nomina al vertice della procura di Reggio Calabria. Nell’aprile 2018 Palamara era ancora componente del Csm e presidente della Quinta commissione, quella che si occupa del conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi. Nelle settimane precedenti alla nomina a procuratore di Reggio Calabria, Bombardieri scrisse diverse volte a Palamara chiedendo “novità” sulla pratica e ricevendo rassicurazioni (“Tutto procede bene”). “Se riesco ti porto al plenum l’11 aprile”, scrisse a un certo punto Palamara. La nomina di Bombardieri da parte del plenum del Csm avvenne proprio l’11 aprile 2018.

 

Nonostante la doppia bocciatura del Consiglio di stato e il coinvolgimento nello scandalo Palamara, il Csm ha sempre confermato la nomina di Bombardieri. E chi si aspettava dal nuovo Consiglio superiore un cambio di passo è rimasto deluso.

Di più su questi argomenti: