il caso

Tre anni in arresto ingiustamente: il flop di Gratteri su Giancarlo Pittelli

Ermes Antonucci

Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato la misura cautelare ai danni dell’ex senatore, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: nessun indizio di colpevolezza

E’ stato privato della propria libertà personale per tre anni e due mesi sulla base di indizi di colpevolezza inesistenti e di un castello accusatorio infondato. Vittima dell’ennesimo caso di malagiustizia è Giancarlo Pittelli, avvocato ed ex senatore di Forza Italia. E’ stato arrestato nel dicembre 2019 nell’ambito dell’inchiesta “Rinascita-Scott” contro la ‘ndrangheta calabrese, condotta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, e da quest’ultimo ribattezzata come la più grande operazione antimafia dopo il maxi processo contro Cosa nostra. Su richiesta dei pm, vennero applicate 334 misure di custodia cautelare, molte delle quali poi annullate o riformate dai giudici del Riesame e dalla Cassazione. Il processo è ora in corso all’aula bunker di Lamezia Terme.

 

La notizia della maxi retata conquistò l’apertura degli organi di informazione soprattutto per il coinvolgimento di un ex esponente della politica nazionale come Pittelli, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e sbattuto in carcere prima a Catanzaro e poi a Nuoro, in uno degli istituti penitenziari ritenuti più duri d’Europa: il “Badu ‘e Carros”. Secondo le accuse mosse dai pm, l’ex senatore azzurro avrebbe messo “sistematicamente” a disposizione del boss della ‘ndrangheta vibonese, Luigi Mancuso, il suo patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati per acquisire informazioni coperte da segreto d’ufficio e per garantire lo sviluppo del clan nel settore imprenditoriale.

 

Già poco tempo dopo l’arresto, in realtà, la Cassazione  ridimensionò in modo radicale le accuse mosse dalla Dda di Catanzaro contro Pittelli. Rimase in piedi solo un episodio su cui si riteneva che esistessero gravi indizi di colpevolezza: la presunta rivelazione da parte di Pittelli, in favore del clan Mancuso, dei contenuti di alcuni verbali ancora secretati di dichiarazioni rese del pentito Andrea Mantella, che avrebbero fatto luce sulla operatività della ‘ndrangheta nella provincia vibonese. Questo unico fatto contestato a Pittelli si basava su un’intercettazione ambientale del settembre 2016, in cui Pittelli comunicava al suo cliente Giovanni Giamborino che Mantella aveva cominciato a muovere delle accuse nei confronti del fratello. Peccato che la notizia delle accuse mosse da Mantella ai propri familiari più stretti fosse già stata oggetto di divulgazione da parte di alcuni quotidiani online. Pittelli non aveva rivelato nulla di segreto, ma aveva semplicemente ipotizzato che Mantella si riferisse al fratello.

 

Non solo. Come dimostrato dai legali dell’ex senatore, gli avvocati Staiano, Contestabile e Caiazza, a settembre Mantella non aveva ancora accusato il fratello di aver compiuto un omicidio. Questo avvenne soltanto nell’ottobre 2016, quindi un mese dopo la conversazione che per i pm rivelava l’accesso di Pittelli ai verbali segreti. Insomma, l’unico fatto che per Gratteri e colleghi dimostrerebbe il concorso esterno di Pittelli all’associazione mafiosa è manifestamente illogico.

 

Da qui la decisione giunta pochi giorni fa del tribunale del Riesame di Catanzaro di annullare la misura cautelare nei confronti di Pittelli, nel frattempo divenuta prima di arresti domiciliari e poi di obbligo di dimora (l’ex senatore resta ai domiciliari nell’ambito di un’altra inchiesta). Un fatto dirompente per il processo in corso a Lamezia Terme, visto che l’ordinanza certifica l’assenza di gravità indiziaria nel comportamento di Pittelli.

 

“Onore alla onestà intellettuale e alla indipendenza di questi giudici, innanzitutto, in un contesto tutt’altro che semplice. Ma onore soprattutto a Giancarlo Pittelli, colpito dalla peggiore delle violenze possibili, cioè quella di una accusa ingiusta”, ha affermato in una nota l’avvocato Gian Domenico Caiazza. “Chissà quando si riuscirà finalmente a comprendere che non può accadere nulla di più drammatico ad un essere umano che essere travolto e distrutto da un’accusa infamante e ingiusta”, ha aggiunto. “Mi auguro che Giancarlo Pittelli sappia trovare la forza per riprendersi quella vita che gli è stata così immotivatamente e oltraggiosamente distrutta”.