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Editoriali

 Cosa può fare un Csm non più ostaggio dell'agenda di Magistratura democratica

Redazione

L'elezione di Fabio Pinelli è stata raggiunta con una maggioranza assoluta che conferisce al nuovo vicepresidente una autorevolezza maggiore. È l'occasione di lavorare fattivamente al superamento del regime correntizio, auspicato da tutti ma finora solo a parole

Il penalista Fabio Pinelli è stato eletto vicepresidente del Csm: è un indipendente sostenuto dalla Lega ed è il primo vicepresidente di centrodestra da almeno trent’anni. Con la sua nomina cambierà qualcosa? Nel suo discorso di insediamento ha espresso ovviamente la volontà di ascoltare e di rappresentare tutti, impegnandosi però a rendere trasparente e non “obliqua” l’azione del Consiglio. Il riferimento naturalmente è alla prassi imperante di scambi di “favori” tra le correnti della magistratura soprattutto nelle nomine agli incarichi più rilevanti, censurata nel suo breve intervento anche dal presidente della Repubblica (e del Csm) Sergio Mattarella. Il compito non sarà semplice. Nelle votazioni il peso delle correnti si è espresso, ma questa volta l’insieme di Md e Area, le correnti della sinistra togata, benché collegate alla sinistra politica, è risultato perdente. E questa è una novità rilevante.

Alla vigilia l’esito non appariva scontato e anche dopo il voto non è del tutto chiaro chi abbia contribuito al successo di Pinelli, oltre ai togati di Magistratura indipendente e ai laici di centrodestra. In ogni caso il fatto di aver raggiunto la maggioranza assoluta di 17 voti, che alla terza votazione non era indispensabile, conferisce al nuovo vicepresidente una autorevolezza maggiore.

Se il Csm di oggi non continuerà a fare le barricate contro ogni riforma del sistema giudiziario che non corrisponda a interessi corporativi o a visioni giustizialiste com’è accaduto finora, sarà forse possibile realizzare quella leale collaborazione tra livelli e organismi istituzionali che permetta di affrontare i mali della giustizia. Il superamento del regime correntizio, a parole auspicato da tutti, non si ottiene con la bacchetta magica, richiede un lavoro tenace e una costante vigilanza. Saranno i fatti a fornire una risposta. Ma è lecito sperare che qualche passo in avanti si possa compiere proprio, o almeno anche, per effetto dell’inedita maggioranza che si è affermata.

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