La candidatura azzoppata di FdI al Csm e il ripiego all'ultimo istante

Ermes Antonucci

M5s e Pd si oppongono all'elezione di Giuseppe Valentino come mebro laico del Csm perché è indagato. Fratelli d'Italia: "Mascariato dai grillini". Il partito di Meloni ripiega su Giuffrè

E’ attorno al nome di Giuseppe Valentino che ruota la cronaca della pazza giornata vissuta martedì dal Parlamento in seduta comune, riunitosi per eleggere i dieci componenti laici del Consiglio superiore della magistratura. Quando, con grande fatica, maggioranza e opposizione sembravano aver raggiunto un accordo sui dieci nomi da spedire a Palazzo dei Marescialli, sugli smartphone di senatori e deputati hanno cominciato a circolare alcuni articoli che riportavano la notizia secondo cui Valentino, il principale candidato di FdI per il Csm, risulta indagato in un fascicolo connesso al maxi-processo “Gotha” contro la ‘ndrangheta. Una notizia facilmente reperibile online, visto che risale all’aprile 2021, ma che evidentemente era sfuggita ai radar del partito di Meloni. Tanto è bastato per spingere Pd e M5s a far saltare l’intesa, alla faccia della presunzione d’innocenza.

 

Avvocato penalista, sottosegretario alla Giustizia nel secondo e terzo governo Berlusconi, parlamentare dal 1996 al 2013 nelle file di Alleanza Nazionale e poi del Popolo della Libertà, Valentino oggi è presidente della fondazione del partito creato da Gianfranco Fini. E’ ritenuto molto attento alle questioni del diritto e del garantismo. “Un avvocato gentiluomo”, lo definisce chi lo conosce da tempo. Non è mai stato un pasdaran anti-magistrati, anche se alcune delle posizioni espresse in passato, in particolare in favore della separazione delle carriere tra pm e giudici, avrebbero potuto far emergere non pochi malumori tra le toghe, chiamate a cooperare con i laici per l’elezione del nuovo vicepresidente del Csm, il ruolo che FdI voleva fosse affidato a Valentino. 

 

La notizia del coinvolgimento in un’indagine contro la ‘ndrangheta, a causa delle dichiarazioni di un presunto collaboratore di giustizia, ha interrotto l’ascesa di Valentino al Csm. E’ stato lui stesso a ritirare la candidatura una volta venuto a conoscenza dell’opposizione espressa da dem e grillini contro la sua elezione. “Per quanto vergognosa, inconcepibile e bugiarda nessuna palata di fango potrà mai scalfire la mia credibilità, la mia onorabilità e la mia onestà. Ritiro per questo motivo la mia candidatura al Csm”, ha affermato Valentino in una nota. 

 

Durissima la reazione di FdI alla gogna preventiva praticata contro Valentino. “Un galantuomo come Peppino Valentino si è tirato fuori dalla corsa per il Csm dopo essere stato mascariato con un vergognoso metodo goebbelsiano dai Cinquestelle”, ha dichiarato Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di FdI alla Camera. “Valentino ha dimostrato ancora una volta dì essere un signore – ha aggiunto Antoniozzi – un nobiluomo integerrimo con un forte senso dello Stato che ha anteposto gli interessi della nazione rinunciando a un’elezione meritata ed essendo vittima dell’ennesima, triste pagina del giacobinismo”.

 

Espressa la solidarietà a Valentino, il partito di Meloni ha invitato i parlamentari a votare per un altro candidato, Felice Giuffrè, avvocato amministrativista e professore all’Università di Catania. Un profilo di gran lunga meno in vista di Valentino, meno politico e più radicato sul territorio. Dal 2021, ma l’incarico è ora in scadenza, è  presidente della Commissione paritetica per le norme di attuazione della regione Sicilia, l’organismo di raccordo tra lo stato e la regione siciliana per l’attuazione dello statuto speciale. Nel corso della sua carriera professionale, Giuffrè ha assistito numerosi enti pubblici e locali sparsi per il territorio siciliano. 

 

Un profilo molto tecnico, forse troppo, difficilmente in grado di fare breccia tra i  togati dell’organo di governo autonomo dei magistrati. Così FdI rischia di dire addio alla vicepresidenza del Csm.

Di più su questi argomenti: