Si riaprono le indagini sul caso di Emanuela Orlandi, a 40 anni dalla sua scomparsa. Perché le inchieste eterne appassionano l’Italia ma sono un virus dello stato di diritto. Procure, media, bar sport del complottismo: la tesi, di un vecchio magistrato con uso di mondo
Un vecchio magistrato con uso di mondo, di fronte alla notizia della riapertura delle indagini sul caso di Emanuela Orlandi a quarant’anni tondi tondi dalla sua scomparsa, ha offerto al cronista una tesi cinica ma interessante per provare a inquadrare uno dei grandi misteri italiani, mistero persino più misterioso del caso di Emanuela Orlandi: le inchieste infinite. Dice il vecchio magistrato con uso di mondo che le inchieste infinite appassionano così tanto l’Italia per due ragioni diverse, che prescindono totalmente dall’idea di voler avere giustizia. La prima ragione è di carattere culturale. Attorno alle inchieste eterne si genera un indotto potenzialmente eterno e tutti i soggetti che negli anni si sono appassionati all’inchiesta eterna hanno mille ragioni per non far mai cadere l’attenzione sulla suddetta inchiesta. La seconda ragione è di carattere mediatico e le inchieste eterne restano eterne anche perché spesso vi sono magistrati che attraverso le inchieste eterne cercano un modo per avere anche loro un’eterna visibilità mediatica.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE