Cade un altro tassello della guerra giudiziaria a Renzi: archiviato anche Carrai

Ermes Antonucci

Crolla a Firenze l'accusa di riciclaggio per l'imprenditore e amico dell'ex premier e per sua moglie, Francesca Campana Comparini. L'indagine era stata aperta dai pm Turco e Nastasi, gli stessi protagonisti dell'inchiesta Open

Si è chiusa a Firenze l’ennesima inchiesta nei confronti di uno dei componenti del cosiddetto “Giglio magico”, che poi null’altro sarebbe che la cerchia di familiari, amici e collaboratori di Matteo Renzi. Il gip del tribunale fiorentino ha infatti archiviato in via definitiva, “per infondatezza della notizia di reato”, l’indagine per riciclaggio nei confronti di Marco Carrai (imprenditore e amico di lunga data di Renzi) e di sua moglie Francesca Campana Comparini. L’indagine era stata aperta nel 2019 dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi, con grande clamore mediatico, e anche con modalità investigative piuttosto incisive.

 

I coniugi Carrai vennero svegliati in piena notte da una visita della Guardia di Finanza e sottoposti subito a interrogatorio. La moglie di Carrai all’epoca era anche incinta. “Entrambi – si legge in una nota diffusa dopo la chiusura della vicenda – esprimono la loro amara soddisfazione per la fine di tale incubo che non sarebbe mai dovuto iniziare e che ha arrecato a loro e ai loro cari tanta sofferenza e danni materiali”. 

 

A rendere paradossale l’intera vicenda è il fatto che a indagare siano stati i pm Turco e Nastasi. Proprio loro. Gli stessi che all’epoca già stavano indagando sull’ex fondazione renziana Open, che ora vede a processo Renzi, con gli ex ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Il pm Turco, in particolare, costituisce ormai una vecchia conoscenza per Renzi. Nei giorni scorsi il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha annunciato una “indagine conoscitiva rigorosa” sull’operato di Turco, che avrebbe inviato al Copasir atti dell’inchiesta Open, nonostante i documenti avrebbero dovuto essere distrutti su disposizione della corte di Cassazione.

 

Fu sempre Turco, inoltre, a chiedere e a ottenere nel febbraio 2019 gli arresti domiciliari nei confronti dei genitori dell’ex premier, poi assolti in uno dei processi nati dall’indagine.