I Tar contro l'Europa. Così i tribunali bloccano il Pnrr

Ermes Antonucci

In Puglia i giudici amministrativi bloccano la prima opera finanziata col Next Generation Eu per tutelare carrubi e mandorli. Il comune di Piombino impugna di fronte al Tribunale amministrativo del Lazio la decisione sulla collocazione del rigassificatore

Era solo questione di tempo, ma la mannaia della giustizia amministrativa è arrivata puntuale anche stavolta, mettendo a rischio il primo progetto finanziato in Italia con le risorse del Recovery fund europeo: il nodo ferroviario di Bari. Come a dire: l’Unione europea potrà affrontare il conflitto russo-ucraino, superare il trauma della Brexit, rispondere con unità a una delle peggiori pandemie, ma nulla potrà di fronte al Tar della Puglia, che mercoledì ha annullato l’autorizzazione della regione per la realizzazione del progetto della nuova rete ferroviaria a sud di Bari: un’opera da 406 milioni di euro, di cui oltre la metà (205)  provenienti dal Pnrr.

 

Il Tar della Puglia ha accolto il ricorso avanzato da comitati ambientalisti, privati cittadini e dal comune di Noicattaro, stabilendo che nell’autorizzazione data dalla regione Puglia in deroga al Piano paesaggistico territoriale non è stata evidenziata l’inesistenza di alternative progettuali, rispetto a quello concordato da una serie infinita di soggetti: Rete ferroviaria italiana, regione Puglia, presidenza del Consiglio, ministero della Cultura, ministero delle Infrastrutture, ministero della Transizione ecologica, Soprintendenza, Città metropolitana di Bari.

 

L’infrastruttura, prevista fin dal 2001, prevede lo spostamento del traffico ferroviario dal litorale all’entroterra, attraverso il raddoppio dei binari per 10 chilometri e la variante di un tratto della strada statale 16. La variante del nodo ferroviario consentirà l’innalzamento della velocità dei treni a 200 km/h, permettendo l’inserimento della rete nel programma europeo TEN-T (Trans European Transport Network), che punta a creare uno spazio unico europeo dei trasporti. Non proprio alta velocità, ma quasi. Per questo l’intervento sul nodo ferroviario a sud di Bari viene spesso messo in relazione al più vasto progetto di realizzazione della linea ad alta velocità Napoli-Bari, dal costo complessivo di oltre 6 miliardi di euro (1,4 dovrebbero giungere dall’Ue).

 

Lo scorso luglio il Tar della Puglia aveva già sospeso in via cautelare l’autorizzazione paesaggistica. L’ordinanza era poi stata annullata a settembre dal Consiglio di stato, consentendo la ripresa dei lavori.

 

Il problema sollevato dai ricorrenti, e condiviso dal Tar, non sarebbe soltanto la mancata valutazione di un tracciato alternativo, ma anche la violazione della normativa sulla tutela paesaggistica. In particolare, i binari ricadrebbero in una zona nel territorio del comune di Noicattaro con alberi secolari (ulivi, carrubi e mandorli) e un insediamento archeologico, sul quale però la Soprintendenza aveva escluso esigenze di tutela.

 

Su questo aspetto, il Tar della Puglia si spinge a dare attuazione, probabilmente per la prima volta, alla legge costituzionale approvata a inizio anno con grande tripudio dal Parlamento, che ha introdotto la tutela dell’ambiente nella Costituzione. Per i giudici amministrativi, infatti, la regione Puglia “dovrà in ogni caso selezionare il progetto idoneo meno impattante da un punto di vista ambientale e paesaggistico, anche alla luce della rilevanza costituzionale attribuita espressamente al bene ambiente dalla novella costituzionale degli articoli 9 e 41 della Costituzione (legge costituzionale n. 1/2022)”. Insomma, non eravamo poi così pessimisti quando, su queste pagine, facevamo notare come la riforma della Costituzione potesse spalancare le porte a interpretazioni della legge di carattere anti sviluppista.

 

“Per decisione del Tar un campo di carrubi e mandorli sta bloccando la realizzazione dell’Alta velocità a Bari”, ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, aggiungendo che “non è possibile continuare così”. Il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, ha invece fatto sapere che “la regione procederà all’impugnazione della sentenza”.

 

Visto che un giro nell’inferno della giustizia amministrativa non si nega a nessuno, proprio ieri il comune di Piombino ha annunciato di aver notificato un ricorso al Tar del Lazio contro l’autorizzazione concessa dal commissario straordinario Eugenio Giani per la collocazione del rigassificatore nel porto di Piombino. Chissà se anche in questo caso il Tar accoglierà il ricorso in difesa del mandorlo.

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