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il caso

A Bari il Tar (e Nimby) bloccano un'altra opera. A rischio 200 milioni del Pnrr

Redazione

Il tribunale ferma la realizzazione di una linea ferroviaria per la presenza di alberi secolari. Un'opera considerata strategica, che rientra nel progetto che porterà l'alta velocità tra Bari e Napoli. Salvini: "Sentenza assurda che punisce la Puglia e ferma il futuro"

Gli ambientalisti esultano, ma il rischio è che oltre 200 milioni del Pnrr vadano persi. Con ricadute anche sull'alta velocità pugliese. Il Tar di Bari ha bloccato ieri - per la seconda volta - la realizzazione di una nuova rete ferroviaria nella zona Lama San Giorgio (nei pressi di Noicattaro), a sud del capoluogo pugliese: l'opera, che prevede il raddoppio dei binari per 10 chilometri tra Bari e Torre a Mare e la successiva variante della strada statale (16), ha un costo stimato di 406 milioni, di cui 206 finanziati attraverso le risorse del Recovery. 


Il tribunale amminstrativo ha accolto il ricorso di alcuni comitati ambientalisti del territorio che miravano a tutelare  gli alberi secolari della zona, tra cui mandorli e carrubbi. I giudici hanno spiegato che l'autorizzazione all'opera concessa dalla regione, che risale a circa 10 anni fa, non aveva tenuto conto di possibili percorsi alternativi. È la seconda volta che il Tar di Bari si esprime in questo senso: era già accaduto a luglio, ma in quell'occasione l'ordinanza fu annullata dal Consiglio di stato, che decise invece per il proseguimento di un'opera di cui si discute dall'inizio degli anni 2000. Fino a ieri almeno. "È una sentenza assurda che punisce la Puglia e ferma il futuro: sono pronto a intervenire personalmente. Stiamo approfondendo la vicenda con gli uffici: a dare retta al partito dei No, non avremmo Mose, Tav, Tap, autostrade o ponti”, commenta oggi Matteo Salvini, in qualità di ministro delle Infrastrutture.

L'infrastruttura infatti è considerata strategica e si inserisce nel più ampio progetto, legato al Pnrr, per la realizzazione dell'alta velocità - con un impegno di circa 1,4 miliardi di euro - nella tratta che collega Bari-Napoli. Ma che oggi rischia seriamente di fermarsi per le proteste dei comitati locali, le stesse che avevano quasi fermato anche la realizzazione del Tap. Non è un caso forse che tra i più entusiasti per la scelta del Tar ci sia proprio il sindaco di Noicattaro, Rosario Innamorato, esponente dei Movimento 5 stelle. "È un risultato eclatante, era un progetto illegittimo. Non bisogna fare a tutti i costi perché ci sono di mezzo i soldi del Pnrr, bisogna rispettare le leggi", ha fatto sapere attraverso una nota del suo avvocato.

Sarà. Ma la vicenda, l'ennesimo caso di un ambientalismo spesso troppo ideologico, mette a fuoco tutte le difficoltà che si incontrano quando si prova ad ammordernare un territorio, in particolare uno come la Puglia dove l'alta velocità ancora non arriva. Non è tuttavia la prima volta che la regione governata da Emiliano deve affrontare situazioni simili. La scorsa primavera infatti, il completamento della tratta ferroviaria tra Bari e Pescara è stata fermata da ricorsi da parte di politici e ambientalisti. L'opera era infatti legata al raddoppio della tratta Termoli-Lesina sulla direttrice ferroviaria Adriatica Bologna-Lecce. Solo che tra Termoli-Lesina sono presenti dei nidi di fratino che rendono, secondo i ricorrenti, impossibile fare il nuovo binario. Ma non è tutto, perché ancora prima e sempre sulla stessa tratta è emerso il problema di rettili e anfibi: ovvero delle rane. In questo caso, siamo a giugno 2021, fu invece la commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale (Via e Vas) a porre un limite di velocità sul nuovo binario: "Visto e considerato che velocità maggiori sono associate a un rischio di mortalità della fauna selvatica, sulle ferrovie, si pone la condizione ambientale al proponente di moderare la velocità del treno”. Sempre che quel secondo binario entri mai in funzione.

 

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