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L'intervista

Parla Roberto Occhiuto: “Basta col Nimby a destra”

Valerio Valentini

"La Calabria ha bisogna di sviluppo, ne ha un bisogno assoluto. Nel mio giardino, dunque, si faccia tutto quello che si può”, ci dice il governatore forzista. "Il ponte sullo stretto? Nessuno si tirerà indietro"

Non per gusto di polemica. “Anzi, se deve essere una cosa contro miei colleghi governatori, non ci penso neppure”. Per spirito di proposta, però, questo sì. “Perché si dovrà pure superare quella logica assurda per cui in Italia, qualunque opera si decide di fare, si innesca puntualmente un conflitto tra le istituzioni centrali e le comunità locali”. La Calabria che non si tira indietro. Che, anzi, prova addirittura a mostrarsi come modello: “Io, forse in controtendenza, mi ritrovo da un anno a chiedere al governo un dpcm per autorizzare il rigassificatore di Gioia Tauro”. Nell’Italia del No, dei comitati dell’anti, Roberto Occhiuto rivendica la sua posizione “sviluppista”, che poi, dice, “è quella di Forza Italia, è quella che il nostro partito porta alla coalizione di centrodestra, da sempre”. 


Il che, ci dice il governatore calabrese, vale tanto più oggi, “oggi che la sindrome Nimby si fa trasversale, alligna ovunque ci sia populismo e incapacità di gestire i problemi”. Insomma, oggi che il “non nel mio giardino” è sdoganato anche a destra.


Come spiegare, sennò, il sindaco di Piombino, esponente di FdI, che annuncia il ricorso al Tar per bloccare il rigassificatore ritenuto strategico dalla stessa Giorgia Meloni. Come interpretare, altrimenti, l’impunatatora da ecologista di Luca Zaia, che le trivelle, nelle acqua del suo Veneto, non le vuole. “Ma io non mi ergo certo a giudice di nessuno”, spiega Occhiuto. “Zaia è un ottimo amministratore, lo ha dimostrato in tanti anni di governo, e non sarò certo io a contestare le scelte che lui prende. Ciascuno, nella sua regione, assume le iniziative di governo che ritiene opportune”. C’è un però,  nell’aria? “C’è una constatazione di buonsenso, che vale per tutti. Qualsiasi scelta, quando si parla di infrastrutture, ha delle ricadute ambientali che spaventano i territori coinvolti. Ma i malumori delle comunità locali vanno gestiti, non assecondati. Perché solo così, le scelte giuste che sono impopolari, se davvero sono giuste, diventano anche popolari”.


A Gioia Tauro è forse più facile che a Piombino, o nel Polesine? “Ogni terra ha la sua storia. Di certo anche io, qui, quando ho scelto di raddoppiare il termovalorizzatore, ho incontrato qualche protesta. Anche sul rigassificatore il mio sembrava un puntiglio. Ma l’attivazione di quella struttura è decisiva, oltreché per l’approviggionamento nazionale, anche per attivare quella cosiddetta ‘piastra del freddo’ che consentirebbe di trasformare il retroporto di Gioia Tauro in un grande distretto dell’agroalimentare. Questo i cittadini calabresi lo hanno capito. Ma una cosa, in questa faccenda, credo di averla capita anche io”. 


Sarebbe? “Ospitare una infrastruttura deve essere conveniente, per la comunità locale. Nel caso dell’energia, ad esempio, bisogna che il governo pensi a forme di esternalità positive per le città che accolgono centrali o rigassificatori. E vale anche per le rinnovabili: se, come nel caso della Calabria, il saldo tra energia pulita prodotta e consumata è positivo, se insomma doniamo al resto del paese gigawatt verdi che noi produciamo con l’eolico, il fotovoltaico e l’idroelettrico, dovrebbe esserci in qualche modo un ritorno positivo sulle bollette dei calabresi. Si innescherebbe un circuito virtuoso, e si renderebbero più inconsistenzi le istanze di chi vuole dire No a prescindere”.


A proposito di infrastrutture, riecco il Ponte sullo Stretto. “Sono stato a Roma, giorni fa, a parlarne col ministro dei Trasporti”. C’è un motivo per credere che stavolta ci sia qualcosa di meno fumoso della solita retorica pluridecennale? “Matteo Salvini ha mostrato una determinazione reale. Col presidente della Sicilia, l’amico Renato Schifani, c’è comunione d’intenti. Nessuno si tirerà indietro. Allo stesso tempo, occorre potenziare le infrastrutture connesse, a partire dalle Statale Jonica, che necessita investimenti”.


Che è, però, anche questa una richiesta nota, e notoriamente disattesa. “Il fatalismo non ci aiuta. Ricordo, peraltro, che anche quando si costruiva l’Autostrada del Sole c’era chi denunciava l’assenza di connessioni lungo il tracciato. Poi, però, proprio l’autostrada s’è rivelata la ragione per realizzare le opere contigue. E lo stesso può valere per il Ponte sullo Stretto: può diventare l’acceleratore di investimenti che altrimenti non verrebbero mai stanziati”. E’ la convinzione di chi ci crede, insomma? “E’ la convinzione di chi sa che coi No non si va avanti in nessun caso. La Calabria ha bisogna di sviluppo, ne ha un bisogno assoluto. Nel mio giardino, dunque, si faccia tutto quello che si può”.
 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.