Caso Haggis, il Riesame smonta le accuse di violenza sessuale

Ermes Antonucci

Per il tribunale di Lecce, la denuncia della donna che ha accusato di abusi il regista risulta viziata da "numerose incongruenze e contraddizioni". Dai messaggi scambiati con un'amica, inoltre, emergono anche "intenti speculativi"

"Le numerose incongruenze e contraddizioni evidenziate nell’analisi della versione della denunciante, unitamente alla manifestata non indifferenza alla ricaduta economica della vicenda, non possono che far fortemente dubitare della genuinità del racconto della persona offesa, compromettendo notevolmente il requisito della gravità indiziaria". E ancora: “Non può acriticamente ritenersi che la posizione” della denunciante “sia scevra da intenti speculativi”. Sono nette le affermazioni con cui il tribunale del Riesame di Lecce ha respinto l’appello della procura di Brindisi che insisteva per l’arresto del regista premio Oscar Paul Haggis, accusato di aver abusato sessualmente di una donna a Ostuni e per questa ragione posto ai domiciliari dal 19 giugno al 4 luglio scorso, prima di essere rimesso in libertà su istanza della difesa.

 

Il caso era finito sui media di tutto il mondo: il premio Oscar era stato accusato di aver violentato per tre volte una ventottenne inglese in un b&b di Ostuni, dove il regista canadese avrebbe dovuto partecipare a un festival del cinema. Accogliendo la richiesta dei pm di arresti domiciliari, il giudice delle indagini preliminari parlò di “assoluta incapacità” di Haggis “di controllare i propri istinti e di desistere dai propri propositi in un contegno di prevaricazione e dominanza”. Il regista, così, finì per essere rappresentato in tutto il mondo come un incontrollabile predatore sessuale. Gli arresti domiciliari nei confronti di Haggis, assistito dall’avvocato Michele Laforgia, vennero revocati dopo sedici giorni, con le accuse radicalmente ridimensionate.

 

Il tribunale del Riesame sembra ora porre una pietra tombale sulle accuse mosse dalla donna contro il regista. Il collegio giudicante ricostruisce in primo luogo lo scambio di messaggi sui social avvenuto tra la donna e il regista prima dell’incontro a Ostuni, il quale “rivela con chiarezza un corteggiamento che la donna rivolge al fine di incontrarlo e passare alcuni giorni in sua compagnia, probabilmente per instaurare una relazione personale, più che professionale”. Poi l’incontro a Ostuni, dove la donna decide di condividere la stessa camera, quindi lo stesso letto, con Haggis. Qui, tra il 12 e il 14 giugno, sarebbero avvenuti i tre rapporti sessuali poi denunciati dalla donna come violenze e descritti invece dal regista come rapporti consensuali. Ad opinione dei giudici, la denuncia della donna risulta essere caratterizzata da molteplici incongruenze e contraddizioni.

 

Ad esempio, risulta pacifico che dopo il primo presunto abuso, Haggis e la donna si siano recati in un ristorante, dove hanno consumato un pranzo “in un clima disteso e sereno, tanto da baciarsi in pubblico e indurre il personale a ritenerla una coppia a tutti gli effetti”. Dall’analisi della messaggistica telefonica non risulta inoltre che la donna abbia comunicato con nessuno dei suoi amici l’evento traumatico poi denunciato. “E’ pertanto inverosimile, o quanto meno singolare – scrivono i giudici – che la donna appena rimasta vittima di una violenza sessuale, non solo sia rimasta in compagnia del suo aggressore, ben potendosene allontanare, ma sia addirittura andata a pranzo con lui mostrandosi serena e tranquilla e, dopo, sia rientrata in hotel con lui. Peraltro, avuto riguardo alle intense interlocuzioni che intrattiene con i suoi amici, non si comprende come mai non senta il bisogno di confidarsi con qualcuno di loro sull’accaduto”.

 

Lo stesso è avvenuto in occasione delle due successive presunte violenze sessuali. Dopo il secondo presunto abuso, i due sono andati a cena in un altro ristorante a Ostuni e anche in questo caso la cena si è svolta “in modo del tutto incompatibile con il grave riferito accaduto”: nell’occasione, la donna “consuma la cena con il suo presunto aggressore, gli scatta una foto, gli invia un messaggio contenente gli emoticon a cuoricini e il link di un articolo su Anna Karina e Jean Luc Godard”. 

 

Anche il giorno seguente al terzo presunto abuso, stando alle testimonianze la donna si è mostrata serena, tanto da acquistare una cartolina per Haggis e scrivere al suo presunto aggressore “un testo decisamente incredibile alla luce di terribili accadimenti raccontati” (“Ho passato del tempo meraviglioso in tua compagnia, mi manca il tuo toccarmi e le tue carezze, speriamo di rivederci prossimamente”).

 

“Illuminanti” vengono poi definite alcune conversazioni che la donna ha intrattenuto con una sua amica nei mesi precedenti all’incontro con Haggis, in cui “le due donne parlano sovente di ricerca di partner economicamente ‘forti’ tanto da garantire loro un adeguato benessere che sarebbe ricompensato dalla disponibilità sessuale”. Peraltro, proprio nei giorni successivi alla denuncia contro Haggis, l’amica suggerisce alla ventottenne inglese di fidarsi della polizia, dal momento che la prospettiva era quella di “ottenere una ‘vincita ingente’ e sottolinea ancora ‘ingente’”. Insomma, anche la notorietà e la solidità economica del soggetto in questione avrebbe avuto un peso nell’intera vicenda.

 

Tutto ciò a conferma, proprio nei giorni segnati dal “caso Richetti”, di quanto sia importante affrontare i casi di presunte violenze sessuali con il giusto equilibrio, senza condannare in anticipo gli accusati e aspettando che la giustizia faccia il suo corso.