Meloni aspetta in silenzio il cadavere di Salvini sulla riva del referendum giustizia

Ermes Antonucci

Il referendum rischia di assumere le forme dell’ennesima resa dei conti per la leadership del centrodestra, e tutto sembra andare a vantaggio di Fratelli d'Italia. Intervista ad Andrea Delmastro, responsabile giustizia di Fdi

Dopo mesi di silenzio, lunedì Matteo Salvini è tornato a parlare del referendum sulla giustizia previsto per il 12 giugno, proclamando addirittura una “mobilitazione generale” per i prossimi fine settimana: “Ci saranno centinaia di gazebo in tutta Italia per informare sui referendum, visto il silenzio di quasi tutte le tv e di molta stampa”, ha detto. La schizofrenia mostrata da Salvini attorno al referendum (prima il grande clamore durante la raccolta firme, poi il silenzio assoluto, ora la mobilitazione generale) è la prova del sentimento che nelle ultime settimane sta animando il leader della Lega: la paura. Che il referendum promosso con convinzione dalla Lega rischi di rivelarsi un flop, a causa del mancato raggiungimento del quorum, è chiaro a tutti. Secondo un recente sondaggio Ipsos, appena il 28 per cento degli italiani si recherà alle urne. Ma la paura di Salvini è legata a qualcosa di ben più importante: il referendum rischia infatti di assumere le forme dell’ennesima resa dei conti per la leadership del centrodestra.

 

Il segretario della Lega invita i cittadini a votare a favore di tutti e cinque i quesiti referendari ma, secondo il medesimo sondaggio, tra coloro che dichiarano di andare alle urne prevale il “sì” su tre quesiti (quelli sulla separazione delle funzioni, la valutazione dei magistrati e le candidature al Csm), mentre tende a prevalere il “no” sui due quesiti che riguardano l’abrogazione della legge Severino e i limiti al ricorso alla custodia cautelare. Si tratta esattamente della posizione assunta da Fratelli d’Italia, che fin da subito si smarcò da Salvini sui due quesiti (“Sicurezza e lotta alla corruzione sono valori non negoziabili”, disse Giorgia Meloni). Ecco spiegata allora l’inattesa chiamata alle armi di Salvini: va bene andare a sbattere contro il quorum, ma addirittura veder prevalere sui propri quesiti il “no” di Fdi costituirebbe una doppia figuraccia (e una doppia goduria per Meloni, che sembra attendere il cadavere di Salvini sulla riva del fiume del referendum).

 

Noi siamo per il sì ai tre quesiti che disegnano una giustizia più liberale”, ribadisce al Foglio il deputato Andrea Delmastro, responsabile giustizia di Fdi, riferendosi al quesito “che tenta di affrontare con un primo timido passo il problema delle correnti nel Csm, anche se sarebbe stato meglio affrontarlo attraverso il meccanismo del sorteggio”, a quello sulla valutazione dei magistrati nei consigli giudiziari con la partecipazione degli avvocati e dei docenti universitari, e infine a quello sulla separazione delle funzioni.

 

Delmastro conferma, però, il no agli altri due quesiti, a partire da quello che limita il ricorso alla custodia cautelare: “Per quanto in Italia vi sia un uso smodato della misura cautelare, a volte anche per fini confessori, non possiamo privare la magistratura di uno strumento così importante per arrestare la progressione dell’attività criminale. Non esiste una sola misura cautelare nei confronti di uno spacciatore che non sia fondata sul presupposto del pericolo di reiterazione del reato. Lo stesso vale per gli stalker e coloro che fanno furti in abitazione”. No anche all’abolizione tout court della legge Severino: “Fratelli d’Italia ha depositato una proposta di riforma della legge Severino – premette Delmastro – soprattutto nelle parti della sua applicazione più infernale e diabolica (quelle per le quali, per esempio, in pendenza di una condanna soltanto di primo grado c’è la sospensione dalla carica elettiva). Tuttavia, esiste un problema di corruzione in politica. Per noi il corrotto, se condannato con sentenza passata in giudicato, non può rappresentare più il popolo italiano”.

 

“Io credo che il centrodestra non abbia compreso bene la portata di questi due quesiti”, afferma Delmastro. “Trovo inaccettabile questo cedimento sotto il profilo della sicurezza, dell’ordine e della legalità. C’è un centrodestra a volte situazionista, che a seconda delle battaglie del momento prende posizione, e un centrodestra eterno, rappresentato da Fratelli d’Italia, le cui posizioni prescindono dalle occasioni storiche”. Dunque Salvini si sta comportando da situazionista con il referendum? “In questo caso sì”. L’annuncio improvviso di una mobilitazione generale da parte del leader della Lega mira a evitare la figuraccia di vedersi bocciati i due quesiti su custodia cautelare e legge Severino? “Questo bisognerebbe chiederlo a Salvini – risponde Delmastro – Certo, dopo che per anni hai spiegato ai tuoi elettori che se ti entra in casa un ladro lo puoi abbattere, è difficile dirgli che se invece arriva un carabiniere, questo deve fermare il ladro e poi liberarlo”.