la sentenza

L'ex governatore del Molise Michele Iorio assolto dopo dieci anni

Ermes Antonucci

Il tribunale di Campobasso ha assolto quattordici imputati su sedici nel procedimento sul cosiddetto “Sistema Iorio”, incluso lo stesso ex presidente della Regione. Spazzato via l'impianto accusatorio messo in piedi dalla procura, che avviò l'indagine nel 2012

Mentre la Camera, dopo lunghe e faticose trattative tra i partiti, si appresta a dare il via libera in prima battuta alla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario (su cui incombe la minaccia di sciopero della magistratura), giunge la notizia dell’ennesimo flop della giustizia italiana: dopo un processo durato sei anni, con decine di udienze, e a distanza di dieci anni dall’inizio dell’inchiesta, il tribunale di Campobasso ha assolto quattordici imputati su sedici nel procedimento sul cosiddetto “Sistema Iorio”, incluso lo stesso ex governatore del Molise Michele Iorio, dal quale il processo aveva preso il nome. Per la procura di Campobasso, che avviò l’indagine nel 2012 quando Iorio era ancora presidente della Regione, il governatore (prima in Forza Italia, ora in quota Fratelli d’Italia) era diventato il fulcro di un sistema consolidato di connivenze, favori e corruttele, che per anni avrebbe coinvolto politici, imprenditori, funzionari pubblici, editori, giornalisti.

 

In particolare, secondo la procura l’allora governatore aveva elargito contributi pubblici a varie testate in cambio di una linea editoriale favorevole. Un altro filone dell’indagine riguardava presunte irregolarità commesse nella gestione dell’Azienda sanitaria regionale (Asrem) e di Molise Acque, fino ad arrivare al concorso per più di duecento assunzioni alla Protezione Civile molisana, ritenuto truccato. I reati contestati, a vario titolo, agli imputati erano corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato, falsità materiale e ideologica, estorsione, violenza privata, bancarotta e ricettazione.

 

Al termine del giudizio di primo grado, però, l’impianto accusatorio messo in piedi dalla procura ha ceduto di schianto. Iorio, per il quale i pm avevano chiesto una condanna a sei anni di reclusione, è stato assolto “per non aver commesso il fatto”. Assoluzione con formula piena anche per altri tredici imputati, tra cui Giuseppe Giarrusso, ex responsabile della Protezione civile, l’esponente di Forza Italia Rosario Cardile, l’avvocato Desio Notardonato, l’ex direttore di Molise Acque Giorgio Marone e il dirigente regionale Michele Colavita. Assolti anche gli altri imputati Nicolino Sacchi, Antonio Epifanio, Stefano Epifanio, Giuseppe Marchese, Francesco Pettinicchio e Anna Totaro. I giudici hanno anche dichiarato il non luogo a procedere per Manuela Petescia e Quintino Pallante, rispettivamente direttrice ed editore di Telemolise. Condannati soltanto l’ex editore Ignazio Annunziata (12 anni di reclusione) e l’ex direttore di Asrem, Angelo Percopo (4 anni). Insomma, per il tribunale il “sistema Iorio” non è mai esistito.

 

Peccato che per arrivare a questa conclusione, soltanto di primo grado, la giustizia abbia impiegato ben sei anni, vale a dire il doppio del limite oltre il quale la legge Pinto prevede la possibilità di chiedere un risarcimento dei danni derivanti dall’irragionevole durata del processo (tre anni in primo grado, due anni in appello, uno in Cassazione).

 

Senza considerare il fango gettato su Iorio, oggi semplice consigliere regionale, in tutti questi anni. “Se volete fare un tuffo nel disgusto e vedere da molto vicino di quali aberrazioni sia capace la politica quando viene piegata agli interessi di pochi ras di provincia, dovete fare certamente una vacanza in Molise”, soprattutto per ammirare le gesta di Iorio, “il vero padrone della vita e della morte dei cittadini molisani”, scriveva ad esempio il Fatto quotidiano nell’ottobre 2014, dopo la chiusura delle indagini.

 

Nel frattempo, il magistrato che all’epoca dell’inchiesta guidava la procura di Campobasso e coordinò l’inchiesta, Armando D’Alterio, nel maggio 2017 è stato promosso all’unanimità dal plenum del Csm come nuovo procuratore generale di Potenza (grazie anche alla sua fama di magistrato riuscito, anni addietro, a far identificare e condannare i responsabili dell’omicidio del giornalista Giancarlo Siani).

 

Fatto sta che mentre i partiti si scontrano e la magistratura associata minaccia lo sciopero attorno alla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, la giustizia italiana mostra ancora una volta la sua endemica lentezza e inefficienza. “Si chiude un incubo durato dieci anni. Ho subito una attività investigativa che ha mirato essenzialmente alla distruzione della mia persona, soprattutto sotto l’aspetto politico”, ha dichiarato Iorio commentando l’assoluzione.

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