contro il giustizialismo

Gogna e Bestie: chi deve chiedere scusa

Giuliano Ferrara

Lucano, Giffoni e le storie di due inaudite sofferenze arrecate da una pratica folle: la Bestia della giustizia ordinaria. Ecco chi dovrebbe inviare una lettera di scuse all’ex ambasciatore (facciamo nomi e cognomi)

Intanto che a Lucano gli strappano i coglioni, gli ficcano la testa in una gogna, gli fanno fare il salto nel cerchio di fuoco della giustizia locridea, ecco, si esigono gentilmente lettere di scuse e di rammarico a Michael Giffoni. Le vicende sono parallele, sempre di aiuto illegale all’immigrazione e associazione per delinquere si tratta, e sono parallele le inaudite sofferenze arrecate agli esseri umani da una pratica bestiale, la Bestia, della giustizia ordinaria. Io ho un’immensa fiducia nella giustizia, ma ancora di più ho fiducia nei garantisti come Emma Bonino, che da ministro o non so che altro incarico dei tanti firmò la sospensione cautelativa, primo passo della condanna burocratica del diplomatico, perfezionata da Federica Mogherini. So che da firmaiola impenitente firmerà stavolta una lettera per emendarsi, pentirsi, rimpannucciarsi o come preferite dire, specie dopo aver firmato con Salvini, il puparo del Bestiale, il commentatore sublime della condanna di Lucano, il supergarantista dei fatti suoi, il famoso referendum per i gonzi.

 

Vale forse per altri l’attenuante burocratica. La Farnesina è una macchina schiacciasassi, è chiaro, è come l’Accademia delle Scienze nell’universo sovietico dello stalinismo, se il vento soffia contro un matematico ebreo gli alti papaveri devono piegarsi, ovvio che persone come la Bellone o il Valensise dovessero comportarsi da intendenza, e seguire, sebbene. Ma uno che-avrei-da-ridire come D’Alema non si è prestato, e perfino uno che-avrei-molto-da-ridire come Fini ha saputo fare una scelta politica, al momento giusto. Come mai la cara Emma si è tanto appoggiata sui princìpi da piegarli all’applicazione pruriginosa e fredda di un comma di sospensione prima del rinvio a giudizio, prima del processo, prima di tutto, fino alla distruzione silenziosa dell’imputato presunto innocente, ridotto a malattia, miseria, isolamento, ostracismo, e senza mai ricevere risposta da alcuno, una mano tesa, un dubbio?

  
Lucano ora è un delinquente, quando il solo atto delinquenziale da lui compiuto è di sostenere in Calabria De Magistris, ma è un diritto costituzionale, che ci vuoi fare. Anche a lui è toccata la gogna, la Bestia sopra tutto, e una persecuzione che si è rivelata anche persecuzione in giudizio. La buona fede dei magistrati locridei è fuori discussione, ma l’impunità di un sistema che si libera in modo così feroce e arrogante di persone non colpevoli fino a sentenza definitiva, questo è peggio di qualunque dispositivo di sentenza, di qualunque eventuale motivazione. Può succedere che ti incastrino, anche se tu non abbia fatto alcunché di penalmente rilevante, anche se un eventuale pasticcio andrebbe giudicato per tale, e può succedere che si accaniscano, perdano tempo, con gli anni che passano tra atroci dolori e sofferenze. Con il fatto di Tortora si era visto già tutto, ed era un panorama nero che più nero non si può. Ma individui, società e conversazione pubblica dovrebbero, insieme con una buona politica, con istituzioni coraggiose, o anche appena mediocri ma non sceme, sostenere chi è sul punto di cadere o è già caduto nel peggiore trappolone possibile, quello giudiziario. In mancanza di questi antidoti sociali, che almeno si abbia il coraggio di chiedere scusa. Sopra tutto quando si sia generali dell’esercito garantista. Come si comportano certi generali? “Timidamente”.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.