Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio (M5s) e Matteo Salvini, leader della Lega (Ansa)

L'occasione da non perdere

"Salvini è incomprensibile. Ma il M5s non si arrocchi sulla prescrizione", dice Bazoli (Pd)

Valerio Valentini

Parla il capogruppo dem in commissione Giustizia. "Sulla riforma del processo penale la Lega tiene un atteggiamento ambiguo, che neppure Forza Italia capisce. Ma ora i grillini indichino un compromesso, basta ideologismi"

Il coraggio che, sul tema, in tanti si aspettano dal Pd, lui lo chiede agli altri. “È un imperativo che vale per tutti”, dice Alfredo Bazoli. “Vale cioè per il M5s, che devono abbandonare il loro arroccamento ideologico e scendere nel campo della politica, e vale anche per la Lega, che mantiene un atteggiamento ambiguo e inutilmente polemico”. Parla con cognizione di causa, il deputato dem, capogruppo in quella commissione Giustizia della Camera che è l’epicentro dello scontro sulla riforma del processo penale. Anche lui, insieme ai suoi omologhi di maggioranza, ha partecipato ai vertici riservati con la ministra Marta Cartabia. E anche lui, insieme alla senatrice Anna Rossomando, ha fornito al segretario Enrico Letta un pacchetto di proposte che, in linea con gli orientamenti di Via Arenula, vanno visti come “un tentativo serio affinché non si perda questa straordinaria occasione”.

 

Perché sta soprattutto qui, il cruccio di Bazoli. “Ci troviamo di fronte a una congiuntura astrale irripetibile, per riformare davvero la giustizia a partire dal processo penale. C’è la pressione dell’Europa e il vincolo rigoroso connesso ai fondi del Recovery plan; c’è una maggioranza larga e trasversale; c’è un ministro autorevole quanti altri mai, come Marta Cartabia”. E dunque, poche storie: “Nessuno potrà avanzare alibi o scusanti, stavolta. Stavolta bisogna agire davvero: vale per i partiti, e vale anche per gli ordini di magistrati e avvocati, tutti chiamati a rimettere in discussione le proprie certezze”.

 

Ed è alla luce di questa consapevolezza, dunque, che le recenti dichiarazioni di Giulia Bongiorno, colei che indica la via sulla giustizia responsabile a Matteo Salvini, appaiono insostenibili. “Se di fronte a un impianto di riforma così radicale, qual è quello prospettato dalla ministra Cartabia, si sceglie la strada del referendum, vuol dire che si agita strumentalmente l’ipotesi di un diversivo per non doversi occupare nel merito delle cosse da fare”. Obiettano i leghisti, però, che tra le riforma avanzate da Via Arenula non c’è quella della separazione delle carriere. “E credo però che tirarsi fuori dai giochi individuando un pretesto simile, sia tipico di chi vuole stare con un piede dentro e uno fuori dalla maggioranza. Un atteggiamento inspiegabile non solo per noi del Pd, ma anche per molti colleghi di Forza Italia, che non a caso non hanno seguito Salvini sulla strada dei referendum. Osservo, peraltro, che la Bongiorno invoca la separazione delle carriere per debellare il correntismo esasperato nel Csm. Ma seguendo il suo indirizzo, finiremmo col creare due Csm, uno per i magistrati e uno per i magistrati giudicanti e uno per quelli requirenti, soggetti entrambi alle stesse detestabili dinamiche che si dice di voler combattere”. 

 

Dall’altro latro, invece, ci sono le resistenze del M5s, in primo luogo sul tema della prescrizione. “Anche loro spero che ci aiutino a trovare una soluzione tra quelle proposte dal comitato di esperti del ministero. Da parte nostra, riteniamo che l’introduzione di una prescrizione processuale che si applica a partire dall’Appello, distinta da quella sostanziale che andrà poi ricalcolata tarandola sul primo grado, sia la soluzione più incisiva. Ma anche l’altra ipotesi avanzata da Via Arenula, quella che di fatto ricalca il nostro vecchio ‘lodo Orlando’, ci sembra più che valida”. Non pare, però, che il M5s abbia apprezzato né l’una né l’altra. “Ma così diventa difficile confrontarsi. Non si può proporre come unica prospettiva il mantenimento dello status quo, né ci si può dire indisponibili a rivedere i propri convincimenti. Il M5s deve scendere nel campo della politica e del riformismo, che è quello del dialogo e del compromesso. Se non quella a loro più vicina, sul tema della prescrizione dovranno almeno indicare la soluzione che sia meno lontana dal loro punto di partenza”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.